loc. Croara,
loc. Miserazzano,
loc. Ponticella
San Lazzaro di Savena
insediamento
insediamento sparso
ambito culturale romano
età romana
Il popolamento dell'area di Croara, Miserazzano e Ponticella/Siberia in affaccio al Savena. è profondamente intrecciato con la situazione itineraria della bassa vallata, dove un'ipotesi colloca il tracciato – in funzione in età imperiale – di uno dei diverticoli della Flaminia minore in prossimità del suo capolinea immediatamente a oriente di Bononia. L’ipotesi ricostruttiva indica uno sviluppo del tratto terminale della via consolare, in arrivo dalla val di Zena in quota, coerente con le testimonianze archeologiche che si allineano alla destra del corso d’acqua scendendo dolcemente verso il fondovalle dalla località Montecalvo per poi aggirare l’altura di Miserazzano e raggiungere la zona della Ponticella.
Tale porzione collinare risulta così interessata da un tessuto insediativo per il quale i molteplici avvistamenti di materiale edilizio romano (mattoni manubriati e sesquipedali, laterizi di copertura, esagonette, elementi per opus spicatum) confermano l’esistenza di complessi rustici per lo più di modesto tenore corrispondenti presumibilmente ad altrettante fattorie. In questo quadro fanno eccezione, per la maggiore qualità degli apprestamenti e degli elementi di arredo i siti di Podere Sant’Andrea e Ponticella/Siberia, dove appare ragionevole ubicare due ville urbano-rustiche.
Il primo occupa un’ampia superficie terrazzata leggermente decliviante circoscritta dalla scarpata erosiva del torrente Savena, che scorre a poche centinaia di metri più sotto, rivelando una scelta topografica ottimale che domina sulla vallata e sul tracciato viario sopra menzionato e appare naturalmente vocata ad attività produttive agricole e silvo-pastorali. Fra i materiali recuperati alcuni frammenti di sigillata nord-italica con decorazioni ad applique, un piatto con bollo EROS in cartiglio rettangolare, un disco frammentario di lucerna con figura panneggiata sembrano delimitare l’arco di vita del complesso fra l’età augustea e il I sec. d.C. Un piccolo elemento architettonico marmoreo a base circolare testimonia un livello di decoro decisamente superiore rispetto agli insediamenti contermini.
Del tutto eccezionale è, infine, il frammento di rilievo marmoreo – sicuramente pertinente a una lastra di rivestimento – che ritrae una figura maschile di profilo, di cui è conservata solo la testa in atto di essere laureata da un’altra figura (una Vittoria?) superstite solo nella mano e nell’avambraccio, di fattezze femminili. In via di ipotesi, trattarsi di un elemento relativo a un monumento funerario riconducibile alle architetture sepolcrali affermatisi in regione entro la prima metà del I sec. d.C., in cui non mancano richiami al ruolo pubblico o militare del defunto. Trattandosi di un recupero in superficie non v’è certezza assoluta della sua connessione con il contesto archeologico: non si può escludere infatti che il reperto sia stato, nel tempo, raccolto nei pressi e portato in loco per un qualche fine.
A monte della frazione Ponticella, in località Siberia, il secondo sito è contraddistinto da un più alto livello delle sue soluzioni edilizie: vi sono documentati elementi pavimentali pertinenti a due diversi vani d’abitazione: uno tappezzato di tessere laterizie a forma di pelta con inserto musivo centrale, l’altro fornito di un tessellato bianco con fascia nera e, forse, elementi geometrici sempre neri. Un gruppo significativo di elementi lapidei realizzati in marmo bianco o con venature rosate e violacee, sottolinea il pregio architettonico di questo impianto abitativo.


È stato dimostrato come la viabilità medioevale del settore collinare a sud del capoluogo sanlazzarese, motivata anche dall’approvvigionamento e trasporto della selenite, materiale da costruzione di primaria importanza nello sviluppo urbano di Bologna, erediti sostanzialmente le percorrenze di età romana che, orientandosi in senso trasversale alle vallate, si portavano sulla dorsale dei gessi alla volta di Monte Castello, Monte Croara, dell’area di versante prospiciente il torrente Zena (Cava Fiorini/ Grotta delle Campane, Osteriola, Farneto) sino a Gaibola e Pizzocalvo. Le molteplici segnalazioni di generico materiale romano in coincidenza con i rilievi altimetrici gessosi, la disseminazione di reperti isolati nelle zone di declivio e nelle doline che costellano tutto il quadrante territoriale e l’esplicita testimonianza di antichi fronti di cava presso Monte Castello (ex Cava Filo) e presso la “Palestrina” danno conferma di intense attività estrattive che dovevano sopperire ai bisogni di una colonia bononiense in crescita grazie anche allo sfruttamento delle risorse lapidee locali (selenite, arenaria) adatte alla sistemazione e alla monumentalizzazione delle aree e degli spazi pubblici.