Savena - Idex. Due insediamenti rustici nell'ager bononiensis orientale
Bologna
2016
San Lazzaro di Savena
2016
Savena - Idex. Due insediamenti rustici nell'ager bononiensis orientale
Bologna
2016
Bologna
2014
via Caselle
insediamento rustico
sec. I a.C./ fine II - inizi III sec. d.C.
II rivestimento del pozzo era di tipo polimaterico: mentre la parte inferiore utilizzava mattoni ad arco di cerchio quella superiore era realizzata con pietre, ciottoli e frammenti laterizi di reimpiego.
La comparazione con strutture analoghe autorizza a ipotizzare la costruzione del pozzo non prima del I sec. a.C., quando nel Bolognese inizia la realizzazione di strutture solide e l’uso di materiali durevoli nel tempo. Il pozzo cade in disuso verso la fine del II sec. d.C. o agli inizi di quello successivo, come indicano i materiali provenienti dal riempimento sommitale formatosi durante il periodo di abbandono della struttura.
Relativamente a ulteriori possibili funzioni dell'insediamento, non andrà trascurato che proprio all’incrocio fra la consolare romana e l’odierna via Caselle, sorgeva almeno dal Cinquecento una «domus… ad usum caupone», ossia una struttura addetta alla ospitalità, più tardi divenuta Osteria del Sole con annessa macelleria. È possibile dunque che il complesso abbia svolto funzioni di accoglienza dei viaggiatori.
La maggior parte degli oggetti caduti o gettati nel pozzo prima del definitivo abbandono è costituita da ceramiche di uso comune. In prevalenza si tratta di forme destinate alla mescita e al consumo di bevande come brocche, bottiglie, bicchieri, e di vasi impiegati nella preparazione o nella conservazione degli alimenti. Fra queste si segnala una bottiglia che presenta sul corpo l'iscrizione DOMV CONFUSI CAM, ovvero «a casa versai CAM»,dove quest'ultima parola potrebbe riferirsi al noto vino campanus. L’iscrizione continua poi con un nomen completo di prenomen e cognomen P [ ] NELIO LEONE.
Sono stati inoltre recuperati una firmalampe con marchio VIBIANI, diversi manufatti in legno (assi, fusaiola, piattino in acero, due tappi di olmo), un mortaio in pietra d'Aurisina, due pesi in piombo - uno di essi a forma di anforetta è un contrappeso da stadera - due chiavi in ferro, una pentola e una casseruola in bronzo, un pendaglio con castone per gemma. Il materiale recuperato è completato da un dupondio bronzeo databile al 170-171 d.C (D/ testa di Marco Aurelio; R/ Vittoria alata). La moneta fu successivamente tosata per diminuirne il peso e il valore, pratica che ne suggerisce un uso prolungato.