loc. Marzaglia
Modena
sito non identificato
stazione itineraria
ambito culturale romano
secc. II a.C./ V d.C.
Contrariamente a quanto avviene per gli altri affluenti di destra, l’Enza (Incia), il Gabellus (dosso di Quarantoli-Gavello) e il Panaro (Scultenna), il fiume Secchia non viene citato fra i tributari del Po elencati da Plinio il Vecchio probabilmente perché - secondo i geomorfologi - nel I sec. d.C. il corso d’acqua confluiva nel Panaro a settentrione di Modena.

Un’iscrizione del III sec. d.C., un tempo murata nella facciata della Chiesa di S. Faustino a Rubiera, sulla sponda reggiana, ne reca per la prima volta il nome nella forma “Secula”, a proposito di un ponte ligneo sul fiume. Nel testo si ricorda che la struttura fu ricostruita dagli imperatori P. Licinio Valeriano e P. Licinio Gallieno assieme a Salonino nell’anno 259 d.C. perché quello esistente era stato distrutto da un incendio.
Il manufatto, che doveva assolvere la funzione di collegare l'ager mutinensis con quello di Regium Lepidi, sopravviveva ancora agli inizi del Novecento con tredici piloni in asse con la via Emilia.

L’itinerario Burdigalense ne ripete il nome nella forma Ponte Secies, con chiaro riferimento ad una stazione di posta (mutatio) sorta con molta probabilità nei pressi del ponte, da cui traeva la sua denominazione. L’esatta ubicazione della località non è certa.


Un’ipotesi la identifica con l’attuale località di Marzaglia, sulla sponda modenese del fiume, in ragione del fatto che il corso d’acqua era in antico più spostato rispetto ad oggi e che il sito è posto più a nord ma sulla stessa direttrice della località Magreta/Campi Macri ove in età romana le fonti narrano si svolgesse uno dei più importanti mercati di ovini dell’Italia antica.
A Marzaglia si hanno in effetti diverse segnalazioni di resti romani e dal greto del Secchia provengono due stele funerarie riferibili ad una necropoli lungo la via Emilia.

La mutatio costituì sicuramente un nodo di smistamento delle merci fra la via Emilia e Mantova connessa con i Campi Macri, restando più tardi solo un centro intermedio fra Modena e Reggio Emilia.