loc. Maggio
Ozzano dell'Emilia
insediamento
area urbana
ambito culturale romano
secc. II a.C./ IV d.C.
Scrivendo all'amico Faustino durante il viaggio alla volta di Milano, intorno al 387 d.C., il vescovo milanese Ambrogio tratteggia con straordinaria efficacia la desolazione del paesaggio emiliano, un tempo popoloso e curato dagli uomini, e al suo tempo semiabbandonato e contrappuntato da poveri resti di centri abitati ormai pressoché distrutti. Fra le città decadute e prive di ogni traccia dell'antico splendore figura anche Claterna, che in effetti è una delle poche fondazioni romane ad aver cessato ogni forma di vita, finendo per sempre sepolta non solo nel sottosuolo, ma anche nella memoria degli uomini.
Situata sulla via Emilia in posizione intermedia fra le colonie di Bologna (Bononia), ad ovest, e Imola (Forum Corneli), ad est, Claterna fu una città di medie dimensioni sviluppatasi fra la prima metà del II secolo a.C. ed il V secolo d.C.

Benché non sia possibile determinare con chiarezza l'origine dell’abitato, l'antichità del punto insediativo è assicurata dalla sovrapposizione del suo nome con quello del corso d'acqua - attuale Quaderna - che ne rappresentava il naturale confine con il contiguo territorio forocorneliense e il cui etimo è considerato di ascendenza etrusca.
In effetti non mancano indizi, anche consistenti, della frequentazione dell'area in epoca etrusca e celtica, sintomi questi di una gravitazione abbastanza stabile verso il punto di deflusso in pianura dell'asta fluviale e verso il relativo guado.

La rilevanza di questo snodo topografico fu ben percepita dai romani con l'inserimento di quello che all'inizio era solo forse un piccolo punto di incontro o un aggregato demico spontaneo nella grande direttrice itineraria della via Emilia e con la scelta di farvi convergere il capolinea di un’altra fondamentale via consolare coeva, la Flaminia "minore", in arrivo da Arezzo attraverso il crinale appenninico.
Secondo alcune ipotesi, il tronco terminale della Flaminia, almeno nelle sue fasi più antiche, avrebbe toccato Claterna, anche se poi con l'andar del tempo la funzione di nodo stradale assolta dalla cittadina sarebbe stata progressivamente assorbita da Bologna, provocando fin dalla tarda età imperiale un declassamento del centro.

In origine forse piccolo centro non organizzato urbanisticamente, già nel I sec. a.C. doveva avere acquisito l'aspetto di un'autentica città, anche perché proprio al termine della Guerra Sociale o poco dopo divenne a tutti gli effetti un municipio, con una propria autonomia amministrativa e venne iscritta nella tribù Pollia.
Il periodo fra la fine dell’età repubblicana e l'inizio dell’età imperiale coincide probabilmente con il momento di floruit della città, allorquando ne venne compiutamente definito l’assetto e vi si eresse la maggior parte degli edifici residenziali, di buona qualità edilizia, che poi sopravvissero con ammodernamenti e restauri anche nella piena ed avanzata età imperiale. Le indagini, tuttora in corso, in alcuni complessi residenziali e produttivi hanno portato alla musealizzazione in loco e parziale ricostruzione sperimentale di alcune importanti evidenze (Domus "del fabbro" e Domus "dei mosaici") facenti parte del tessuto urbano. L'area ‘pubblica’ della città si sviluppa nel comparto a nord della via Emilia, occupato da una serie di grandi edifici e da uno spazio forense aperto e forse dotato di portici sui lati lunghi. Fra le scoperte di maggiore rilievo effettuate negli ultimi anni in questo comparto urbano c'è il grande organismo architettonico del teatro, di cui sono stati messi in luce le fondamenta della cavea e si sono esplorate la zona dell'orchestra e degli ingressi laterali.


L'essere stata, anche solo occasionalmente, protagonista di alcuni episodi storici di rilievo, come la sua presa ad opera di truppe favorevoli ad Antonio per avversare Ottaviano che controllava Bologna (Guerra di Modena, 43 a.C.) indica che Claterna ebbe, in alcuni momenti della sua vicenda urbana, importanza non secondaria, anche perché essa doveva fungere da capoluogo e da riferimento amministrativo per una vasta circoscrizione collinare e di pianura fra Idice e Sillaro a forte vocazione agricolo- produttiva.

Iscrizioni dedicatorie a figure politiche di livello non locale come Marco Vipsanio Agrippa e l'imperatore Massimino il Trace e frammenti di statue e monumenti onorari non fanno che confermarne la pari dignità con gli altri centri della Cispadana.
Da segnalare anche un'iscrizione su un blocco di marmo murato nel pavimento della chiesa parrocchiale di Sassuno (comune di Monterenzio, nei pressi delle fonti del Quaderna) che reca le parole: "A p ] O L L I N I A[ugusto /dilap?]SVM A SOLO R[efecit", traduzione "Ad Augusto Apollineo (... l’edificio sacro) rovinato da terra r(ifece). L'epigrafe, databile fra il I e il II sec. d.C. indica il rifacimento di un edificio pubblico legato al culto di Apollo Augusto, forse ubicato nella città di Claterna, da cui probabilmente proviene il frammento iscritto.

Ancor oggi caratterizzata da poche emergenze visibili, oggetto di esplorazioni archeologiche che a varie riprese si sono succedute fra la fine del XIX sec. e il presente, da circa un trentennio viene indagata in modo sistematico attraverso ricerche di superficie e saggi di scavo che hanno definito l'ipotetico perimetro dell'abitato e delineato le principali tappe del suo sviluppo urbanistico, localizzandone gli assi stradali e identificando gli insediamenti rurali nel distretto posto sotto il controllo della città.

Delimitata fra il rio Gorgara e il torrente Quaderna, l'area insediativa si sviluppava a monte e a valle della via Emilia, che come in molte altre città romane ne rappresentava il decumano massimo e ne determinava l’andamento.

Ad ampliare le conoscenze sul quadro economico del territorio provvedono diverse testimonianze dell'insediamento rurale e degli impianti produttivi e artigianali identificate nel suburbio claternate.
Le ricerche si sono concentrate in particolar modo su un complesso molto articolato, sorto nel suburbio orientale (loc. Osteria Grande, fondi Foresti e Malaraggia) alla destra del Quaderna. In esso è stato visto un insieme di spazi manifatturieri e commerciali (taverne, locande, botteghe, stalle e officine di fabbro o altro artigianato) aggregatosi intorno ad una stazione di sosta lungo la via Emilia, tanto da divenire una sorta di sobborgo alle porte di Claterna rimasto in funzione dall'età augustea all’inoltrato IV sec. d.C.