Castel San Pietro Terme
insediamento
stazione itineraria
ambito culturale romano e altomedievale
secc. II a.C./ XI d.C.
L'attuale città di Castel San Pietro e il distretto circostante ricadevano anticamente nella circoscrizione compresa tra i fiumi Idice e Sillaro appartenuta nella fase della romanizzazione del II-I sec. a.C. al municipio di Claterna, con iscrizione alla tribù Pollia.

La convergenza di emergenze insediative romane verso l'area ove poi sul finire del XII sec. avrà origine ex novo il borgo di Castel S. Pietro in funzione di avamposto del comune di Bologna sulla via Emilia, pur senza configurare un vero e proprio agglomerato abitativo, segnala il grande interesse per un punto considerato nevralgico in quanto coincidente con il guado del Sillaro lungo la grande strada consolare e con l'imbocco di una via di valle che seguendo il corso d’acqua portava oltre l'Appennino.
Non è un caso che la Tabula Peutingeriana indichi, più o meno in corrispondenza di Castel S. Pietro, l’esistenza di una statio, equidistante da Claterna e da Forum Corneli (Imola), denominata Silarum fl. e quindi in chiara relazione con lo scavalcamento del fiume omonimo.

L'importanza dell’incrocio è del resto sottolineata da alcuni rinvenimenti di natura itineraria: una coppia di imponenti miliari ascrivibili alla via Aemilia e alcuni blocchi lapidei del monumentale ponte posto sulla via consolare.
Tale ponte fu probabilmente fu eretto tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. e, nonostante i successivi rifacimenti medievali e le distruzioni belliche, se ne conserva tuttora la prima arcata di ponente realizzata in conci lapidei e rimasta inglobata nella moderna struttura laterizia. All'interno della testata orientale del monumento, in passato, sono stati rinvenuti due grandi blocchi parallelepipedi iscritti recanti epigrafi che riportano titolature di Traiano in relazione all'anno 100 d.C., quando il ponte è stato oggetto di un intervento di ristrutturazione per opera dell'imperatore.


A questo naturale epicentro si collega l'impianto romano scavato nel centro della città in corrispondenza dell'antico complesso ecclesiastico intitolato a San Francesco e rivelatosi come un edificio a vocazione rustica sorto attorno ad un vasto cortile quadrangolare.
Attivo tra la fine dell’età repubblicana e il II sec. d.C., l'impianto mostrava una sostanziale aderenza ai modelli che nella Cispadana contraddistinguono l’architettura rurale, in assenza di elementi architettonici di qualche pregio e nella modestia dei materiali di uso domestico.

Un ulteriore tassello ricostruttivo della storia del centro castellano si è aggiunto con lo scavo di via San Pietro (area ex cinema Bios), entro il cosiddetto Borgo, ove sono riemersi i resti relativi all'abside e parte delle tre navate di una basilica paleocristiana (V sec. d.C.) dedicata a S. Pietro, importante evidenza monumentale della seconda fase evolutiva della città, quella seguita alla decadenza degli abitati di età romana e precedente l'incastellamento del suo nucleo urbano in età medievale.

Attente campagne di ricognizione archeologica hanno messo in rilievo in prossimità stessa di Castel S. Pietro e in tutta la fascia del basso corso del Sillaro, del Gaiana e del Quaderna, specie in proiezione della pianura centuriata, un fitto tessuto di punti insediativi a carattere rurale corrispondenti sia a ville rustiche con elementi di pregio, sia a più modesti edifici collegabili a piccole e medie proprietà terriere.
Fra quelli indagati a maggior livello di dettaglio si ricordano la villa del Podere Due Forni, probabilmente di notevole qualità, nell'area dell’attuale Campo da Golf.

Altre testimonianze di insediamento rustico di età romana sono venute alla luce tra il 1996 e il 1998 in località Orto Granara, tra Castel San Pietro e Toscanella, anticamente al confine tra Forum Corneli e Claterna. Si tratta di resti di una grande villa urbano-rustica, databile tra il II sec. a.C. e il IV d.C., andata forse distrutta a causa delle continue alluvioni del Sillaro.
Un impianto artigianale con una fornace di laterizi è stato infine esplorato in località Gallo Bolognese.