Casalecchio di Reno
insediamento
ambito culturale etrusco e romano
secc. VII a.C./ IV d.C.
Posto in corrispondenza del deflusso in pianura del Reno, principale corso d'acqua del Bolognese e importante via di comunicazione sin dalla più remota antichità, il territorio casalecchiese è stato teatro di rinvenimenti e ricerche archeologiche, che hanno posto in risalto il suo ruolo di punto di snodo specialmente durante la primissima età del Ferro e nel successivo periodo del pieno dominio etrusco, nel corso del quale nei pressi dell'attuale cimitero sorse un centro abitato insieme ai relativi nuclei sepolcrali, che doveva assolvere alla funzione strategica di controllo dei collegamenti fra la valle appenninica e il comparto di pianura, mostrando forti affinità dal punto di vista insediativo con siti etruschi come Marzabotto e Spina.

Come nella vicina Bologna, anche a Casalecchio è documentato nel IV sec. a.C. l’arrivo di genti di stirpe celtica che vi si stanziano, lasciando memoria di sé e della propria cultura in una serie di tombe, inclusa quella di un personaggio di rango elevato, forse capo della locale comunità boica, e in un recinto sacro legato a pratiche di culto.

L’avvento della romanizzazione coincide con una serrata pianificazione e organizzazione dei servizi primari come la viabilità, assicurata da strade principali e vie secondarie ghiaiate, e la stabilità del territorio (bonifiche, approvvigionamenti idrici, drenaggi e deflussi delle acque). Fra le grandi infrastrutture romane che interessano questo comparto merita speciale menzione per l'imponenza dell'opera idraulica l'acquedotto del Setta condotto da Sasso Marconi a Bologna costeggiando in tracciato sotterraneo il corso del fiume Reno attraverso il territorio casalecchiese.



La recente urbanizzazione dell’area denominata Meridiana ha offerto una formidabile occasione per verificare e ricostruire in modo estensivo l'evoluzione insediativa, economica ed ambientale della zona, risalendo addietro nel tempo sino al Mesolitico, documentato da resti di accampamenti temporanei di cacciatori-raccoglitori.

Ad essi si succederanno durante il Neolitico e il Calcolitico luoghi di abitato stabile, mentre una più capillare occupazione si verificherà a partire dal VII sec. a.C. - momento al quale risalgono alcune sepolture aristocratiche da San Biagio - per poi perdurare per tutta la fase etrusca.

Per quel che riguarda le tracce archeologiche della romanizzazione del territorio, oltre ad una villa urbano-rustica di ampia planimetria che ospitava diverse attività economiche per la lavorazione di prodotti agricoli e la manifattura di ceramiche e laterizi, la rilevazione di numerosi nuclei sepolcrali fa ritenere che proprio nei pressi del Reno sia sorto un vicus, un piccolo centro abitato dal carattere certamente rurale, ma che la buona rete viabilistica e la vicinanza con Bononia, possono aver favorito in termini di sviluppo, fino a quando entrò anch'esso in quella fase di decadenza che investì con esiti più o meno rilevanti un po’ tutti i centri romani della regione accompagnandone dal IV sec. in avanti la lenta ma inarrestabile dissoluzione.