Ampliamento scuola materna
via Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, 42
Fusignano (RA)

Rossi Lamberto (progetto e direzione lavori)
Farina Pio (progetto strutture)


Progetto e realizzazione dell'ampliamento della scuola materna comunale di Fusignano.

Un cerchio più ampio per una comunità che si allarga è la metafora che descrive la vicenda di questa scuola materna e del suo ampliamento. A circa cinque anni dalla sua realizzazione (1994/96) questa piccola scuola materna a tre sezioni risultava insufficiente alla comunità di Fusignano - un dinamico comune alle porte di Ravenna - e la richiesta della amministrazione era quella di aggiungere altre due sezioni.
Il tema progettuale era definito: riuscire a modificare una forma nata come conclusa - un cerchio - senza stravolgerne la matrice compositiva fortemente connessa al significato più profondo di comunità.
In origine, le scuole materne erano nate come condensato di una visione utopica della società. Non è un caso che il primo asilo per i figli degli operai, del 1816, si debba a Robert Owen, il più intransigente tra gli utopisti nel tentare di realizzare una città basata sulla uguaglianza. Nel suo mondo di “uguali”, la scuola era il luogo-manifesto della parità esplicita poiché garantiva ai bambini, le stesse condizioni di partenza e ai genitori, l'affrancamento dall'onere di accudirli.
La scuola di Fusignano, nella sua forma originaria, aveva reinterpretato questa carica utopica attraverso una matrice compositiva complessa volta a realizzare un'architettura didatticamente stimolante, a misura di bambino e programmaticamente antigerarchica.
L'impianto originario vede la sovrapposizione di un cerchio e di una trama ortogonale di assi. Sono la metafora dei due poli opposti dell'esperienza didattica: la perenne antinomia tra collettivo e individuale, tra esigenze di socializzazione e sviluppo della persona, tra tradizione e progresso.
Le attività comunitarie erano tenute assieme dalla curva del cerchio. I setti longitudinali, invece, ospitavano le sezioni didattiche concepite come comunità autonome. La spina dorsale dell'organismo aveva la forma di un “corso” urbano in miniatura illuminato dall'alto.
L'ampliamento (2001) ha rinnovato la metafora originaria introducendo un secondo cerchio - la comunità che si allarga - che acquista il valore di nuovo elemento ordinatore entro cui trovano posto altre due sezioni contrapposte. Anche il corso centrale si arricchisce di un nuovo tratto collegato a quello originario da una piazza centrale, baricentrica tra vecchio e nuovo ingresso.
Esposizione, luce, rapporto interno/esterno, fanno dell'edificio una sorta di meridiana solare capace di scandire il passaggio delle stagioni, il ritmo della giornata nel gioco continuo di luci e di ombre.