Centro polivalente di quartiere
via Giovanni Paolo II
Faenza (RA)
Gualdrini Giorgio progetto
1951
Peroni Marco progetto strutture
1965



Progetto e realizzazione di un centro polivalente di quartiere, finalizzato ad incontri spirituali, culturali e di socializzazione, inserito in un complesso edilizio con 5 corpi di fabbrica aventi diverse destinazioni d'uso quali uffici, negozi, laboratori artigianali, alloggi. Committente Istituto Diocesano per il sostentamento del clero.

UN HORTUS CONCLUSUS IN PERIFERIA
L'area di intervento è collocata a nord del tessuto urbano di Faenza, all'estrema periferia della città in direzione del casello autostradale. Il complesso edilizio, ancora in corso di ultimazione, intende mitigare la monofunzionalità che, dall'immediato dopoguerra, caratterizza le aree di espansione anche di una città di provincia come Faenza. Il lotto, di proprietà dell'Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, raccoglie al suo interno diverse destinazioni d'uso: uffici, negozi, laboratori artigianali e un totale di 62 alloggi distribuiti in 5 diversi corpi di fabbrica. L'impianto evoca l'idea di un hortus conclusus (memoria perduta dell'antica città modellata per "recinti") non rigidamente perimetrato da volumi fra loro connessi senza soluzione di continuità bensì interrotto da tagli cielo-terra che permettono alla grande corte interna condominiale di connettersi anche visivamente con le aree circostanti. La grande corte è il "cuore verde" del complesso solcato da percorsi pedonali disegnati con mano geometrica a sottolineare una ratio compositiva che, governata dal principio di simmetrica assialità, non si perde nemmeno quando la sagoma dei fili edilizi si flette e si piega generando lievi concavità e convessità.

IL CENTRO POLIVALENTE
Essendo il quartiere di espansione privo di luoghi di incontro e risultando gli edifici delle opere parrocchiali molto distanti dall'area di intervento, la proprietà ha condiviso la scelta di realizzare nel "cuore verde" del nuovo complesso una struttura di servizio aperta alla pubblica fruizione: un centro polivalente finalizzato ad incontri di tipo spirituale, culturale o di pura socializzazione. L'edificio è collocato nel punto di intersezione fra il limite settentrionale del lotto privato e il percorso pedonale centrale che, collegandosi alle aree pubbliche di contorno, attraversa la corte interna. Il piccolo centro polivalente, dedicato alla memoria dell'avv. Giuseppe Attanasio, non insiste sul terreno in forma di impermeabile barriera ma si lascia penetrare dal percorso pedonale che divide il volume edilizio in due settori: a sinistra la sala per incontri pubblici (conferenze, ma anche celebrazioni liturgiche, concerti da camera, piccoli spettacoli) e, a destra, il blocco - articolato su due livelli - per le riunioni, per il catechismo e per le feste condominiali. Quale è tuttavia il "segno" che - diceva Henri Focillon - prende forma in un oggetto? L'impianto planimetrico della sala per gli incontri pubblici è impostato sull'elementare sagoma di una "mandorla", memoria pietrificata di tante iconografie sacre bizantine, romaniche e gotiche. Il suo involucro, alto 7,5 m, è segnato da fenditure vetrate realizzate, secondo la tecnica antica, con vetri soffiati a bocca. Un controsoffitto in legno fonoassorbente, staccato dalle pareti di contorno, assume la forma di un fuso. Il corpo di fabbrica secondario è invece una piccola scatola quadrata che si innesta, alla quota del terreno, nel corpo di fabbrica della sala principale. Volumi semplici ma di equilibrata eloquenza; in ogni caso privi di quella vana superfluitas contro la quale si scagliò nel XII secolo Bernardo di Chiaravalle (il primo dei "minimalisti") nella sua vivace polemica contro le eccedenze plastiche e decorative teorizzate dall'abate Suger de Saint Denis.