Casa Nadiani Sandrini
Cotignola (RA)

Montini Nicola (progetto)
Zoli Gian Luca (progetto)
Giovannini Carlo (progetto strutture)
R.E.S. s.r.l. (costruzione)


Demolizione di fabbricati ad uso produttivo (forno artigianale con rivendita) e residenziale e nuova costruzione di casa unifamiliare, con mantenimento e restauro del preesistente forno a legna. Committenti A. Nadiani, R. Sandrini.

INSERIMENTO URBANO
Lungo lo strada provinciale tra il Comune di Faenza a quello di Cotignola, un lotto comprendente una serie di fabbricati ad uso residenziale, produttivo e a servizio viene completamente trasformato. Nello stato pre-esistente, il piano terra è utilizzato prevalentemente come forno, inteso sia come laboratorio artigianale che rivendita; il piano primo come residenza e magazzino. Varie superfetazioni sono agganciate ai corpi di fabbrica ad un solo piano, tutti a destinazione servizio.
La giustapposizione dei corpi edilizi e delle canne fumarie che svettano oltre il livello delle coperture, si pongono in netto contrasto rispetto all'orizzontalità dei campi agricoli adiacenti.
La superficie fondiaria totale, oggetto dell'intervento, è di circa 1600 mq.
Sul lotto oggetto di trasformazione sono da tempo presenti due passi carrai; uno a favore della casa-laboratorio, uno per l'accesso del campo agricolo retrostante, coltivato prevalentemente a kiwi.
Il progetto riguarda quindi la drastica demolizione senza ricostruzione della quasi totalità degli fabbricati ad un solo piano e delle superfetazioni ma il contestuale mantenimento e restauro di alcune delle murature perimetrali e del forno a legna che diviene il centro distributivo della casa su due livelli di nuova configurazione. La casa riconquista una centralità tipica delle ville coloniche del territorio, sottolineata dalla copertura a quattro falde.

PROGETTO
Obiettivo principale del progetto è costruire una casa nuova attorno all'elemento che ha caratterizzato il fare di una famiglia da generazioni: il forno.
L'impostazione del progetto ha usato un linguaggio apparentemente tradizionale; la matrice contemporanea tuttavia si rivela nella cura dei dettagli e soprattutto all'interno, governato da un’inaspettata complessità di leggeri dislivelli e compenetrazione di spazi. Si è voluta confermare la vista del fabbricato colonico specie nelle canne fumarie esterne in cotto che da sempre presentano il forno al paesaggio agreste.
L'accesso carrabile e pedonale alla casa è previsto in asse rispetto al pino e alla quercia esistenti, secondo lo schema consolidato degli "alberi tutori", tipico dello zona.
Il fabbricato è su due livelli. A piano terra si sviluppa tutta la zona giorno attorno al grande forno industriale restaurato. La volontà di "staccare" l'elemento, sottolineandone l'aspetto scultoreo, viene confermata dalle finestrature, adeguatamente posizionate. Il disegno della scala, ad un'unica rampa, e della passerella al piano primo, realizzate in putrelle di ferro leggermente staccate, supportano il ragionamento. Il piano primo è occupato dalla zona notte.
Tutto il lotto viene perimetrato con siepi autoctone. Le pavimentazioni esterne prevedono cotto per esterni o ghiaino, in entrambi i casi la divisione e/o contenimento del prato o delle macchie arbustive è definito da una piattina di acciaio zincato e verniciato, posta di coltello.

TECNOLOGIA COSTRUTTIVA
La struttura portante dell'edificio è in cemento armato.
I solai orizzontali ed inclinati sono tutti in latero-cemento.
Il tamponamento verticale è realizzato in muratura porizzata altamente performante. L'intonaco è, sia per l'interno e l'esterno, di calce.
Particolare attenzione è stata data alla soluzione di copertura e del cotto: embrici di cotto rovesciati funzionano come pavimentazione galleggiante; il canale di gronda viene appoggiato su un ricorso di tavelle di cotto che sporgono pochi centimetri dall'intonaco esterno; il pilastro diagonale d'ingresso, di contrappunto all'alta canna fumaria esterna sul fronte sud est e al comignolo al centro delle falde risolve il rapporto copertura e facciate.
Il campo fotovoltaico, integrato nel manto di copertura della legnaia esistente, produce energia che tramite un bollitore elettrico serve a produrre acqua calda immessa sia nel sistema idrico sanitario che in quello del riscaldamento.
Quest'ultimo è a pannelli radianti a pavimento con caldaia a condensazione, il massetto in cocciopesto soprastante è stato levigato e lasciato a vista per tutti e due i piani; fanno eccezione le pavimentazioni delle camere rivestite in legno.

SOSTENIBILITA' AMBIENTALE
Il campo fotovoltaico realizzato sul fabbricato esistente a fianco della casa ha permesso di far fronte dapprima alla produzione di energia elettrica richiesta dal cantiere, poi unitamente all'interfaccia di un bollitore elettrico viene ricoperto il fabbisogno minimo per il 50% di acqua calda sanitaria e per il riscaldamento a pavimento; il riscaldamento, supportato da una caldaia a condensazione posta all'interno del vano ricavato dal vecchio forno restaurato, viene distribuito tramite un impianto a pannelli radianti a pavimento il cui getto soprastante in cemento bianco, cocciopesto e calce è lasciato volutamente a vista per aumentarne la capacità termica.
All'interno del forno artigianale è stato installato un termocamino ventilato con quattro bocchette che emettono aria calda rispettivamente in cucina, in sala e nel corridoio davanti al bagno a piano terra. Quando possibile l'aria è stata canalizzata nelle tubazioni pre-esistenti con un effetto piuttosto inaspettato ed ironico.

Il vano centrale ricavato dal vecchio forno è adibito a deposito e vera centrale operativa del sistema impiantistico: la caldaia a condensazione, il serbatoio di accumulo, il quadro elettrico e buona parte delle scatole di derivazione sono state qui collocate. Le colonne di andata e ritorno dei sistemi sono state convogliate in un unico vano tecnico a sezione quadrata che è stato poi rivestito in cotto e arriva a tetto sotto forma di comignolo centrale: questa soluzione permette anche la distribuzione orizzontale a dispetto delle quote non coincidenti dei solai a piano primo.
L'attenta progettazione dell'edificio che predilige il raffrescamento naturale insieme all'evacuazione dell'aria calda attraverso un lucernario nel punto più alto rendono il raffrescamento artificiale assolutamente superfluo, in virtù di quella compenetrazione di spazi e slittamenti di piani di cui precedentemente si è parlato, unitamente alle generose finestrature che permettono un'abbondante ventilazione trasversale. Si è potuto testare che in piena estate anche in presenza di temperature che si avvicinano ai 40 gradi, la temperatura interna è di circa 10 gradi in meno.