Campus Universitario di Forlì
Piazzale Sante Solieri, 1
Forlì (FC)

Raggruppamento Rossi Lamberto (capogruppo), Galletta Massimo, Lazzarini Roberto, Tarabella Marco, Zilli Paolo (progetto)
GPL Costruzioni Generali s.r.l. (costruzione)


Progetto architettonico del recupero dell'ex Ospedale Morgagni di Forlì in Campus universitario del Polo di Forlì dell'Università di Bologna, e attuazione della prima fase con realizzazione dei laboratori informatici e la Facoltà di Scienze Politiche.

Nel 1998 il Comune di Forlì ha bandito un concorso internazionale in due fasi per il recupero dell'ospedale Morgagni – un complesso a padiglioni del 1900 in dismissione all'interno del centro storico - in Campus universitario del Polo di Forlì dell'Università di Bologna. AI gruppo vincitore guidato da Lamberto Rossi con Massimo Galletta, Roberto Lazzarini, Marco Tarabella, Paolo Zilli, è stato affidato il piano urbanistico e il progetto architettonico della prima Fase - inaugurata nell'aprile 2007 - e della seconda Fase - attualmente in cantiere.
Il Campus è concepito come una grande cerniera urbana a "ponte" tra centro storico e città moderna - un elemento di riconnessione urbana dove le nuove infrastrutture - viabilità, parco, parcheggi, auditorium e attrezzature pubbliche – sono l'armatura del nuovo baricentro di Forlì. L'Università diviene così l'occasione di un profondo rinnovamento sociale e di una vasta operazione di riqualificazione urbana.
Anche figurativamente il nuovo Campus acquista la connotazione di un ponte tra interno ed esterno della città – tra antico e moderno - un "luogo della commistione". Verso la città storica, viene restaurato il complesso a padiglioni dell'ex ospedale eliminando le addizioni improprie che nel tempo ne hanno compromesso l'organicità, ripristinando la trasparenza tra i vari corpi di fabbrica . Verso la Forlì moderna, una strada pedonale a forma di "trefolo" serve i corpi della didattica e si conclude nell'aula magna: nuovo ingresso al Campus dalla città contemporanea da sud.
La metafora architettonica del "trefolo" ovvero di un sistema dinamico tridimensionale che dalla rotazione e intersezione dei cavi trae forza e flessibilità, evoca l'intersecarsi delle funzioni universitarie primarie - la didattica, l'alta-formazione, la ricerca - e diviene l'immagine del profondo rinnovamento culturale in corso nella città. E' la rappresentazione dell'idea stessa di università: un sistema in cui le tre componenti primarie si rafforzano a vicenda quando riescono a creare relazioni intense generando luoghi di incontro e di scambio culturale e scientifico. Così è nato il Trefolo: uno spazio volutamente anti-gerarchico, concepito come una strada pedonale per professori e studenti, aperta alla città e ai forlivesi.
Il Campus ha un'estensione di quasi 9 ettari. Il progetto riduce la volumetria complessiva dai 247.000 mc originari dell'ospedale a 228.000 con un impianto lineare che favorisce il ridisegno organico del Parco.
La parte destinata a parco pubblico è di 35.500 mq.
La Fase 1 ha interessato due padiglioni: i due piani inferiori del Morgagni dove sono stati realizzati i Laboratori Informatici/ LABIC e la Facoltà di Scienze Politiche (tre aule didattiche, due laboratori di criminologia, una sala tesi, un ufficio tirocini, una segreteria didattica, nove studi). Il Gaddi ha accolto gli uffici della Facoltà.
Questo primo intervento ha consentito di verificare la metodologia di recupero applicata all'intero Campus. Il Padiglione Gaddi, infatti, appartiene all'impianto originario del 1900 mentre il Morgagni è una addizione coerente, realizzata in epoca fascista come Maternità. Il progetto si proponeva innanzitutto di "riscoprire" la tipologia originale a padiglioni, recuperandone l'impianto caratterizzato da edifici indipendenti ma interconnessi da giunti vetrati.
Il recupero si basa così sul riconoscimento dell'impianto storico, sulla riattivazione delle connessioni e del sistema di relazioni tra le parti, sia come percorsi (sotterranei e/o di superficie) sia come trasparenze visive. Mira al ripristino della configurazione originaria dei singoli padiglioni - intendendo per originario anche il processo di ampliamento coerente con il primo impianto – attraverso l'eliminazione di tutte le addizioni che ne hanno compromesso l'organicità e il ripristino delle trasparenze tra i vari corpi di fabbrica. Così la connessione tra i due padiglioni viene demolita e ripristinata come elemento trasparente, figurativamente autonomo, che collega/separa i due padiglioni restituendo a ciascuno la propria autonomia volumetrica. Il secondo tema declinato in maniera quasi didascalica e che costituisce il cuore dell'intero progetto campus è quello della "riconquista" del piano seminterrato - anche questo un classico degli ospedali a padiglioni dove assolveva alla funzione di piano tecnico - come livello effettivo, illuminato correttamente, eliminandone il carattere claustrofobico e di servizio. Per ottenere questa "riemersione" si è modellato il terreno sia verso l'interno del campus sia verso la città. Verso il campus prevale la sistemazione del verde con piani inclinati a giardino mentre verso l'esterno la modellazione assume una connotazione più costruita simulando un movimento tettonico; affiorano strati di rocce artificiali che "disegnano" un sistema di rampe: il nuovo ingresso agli edifici.