Ceramiche Veggia S.p.A.
1931 denominazione: Industria Ceramica Veggia
1934 denominazione: Soc. in Acc. E. Carani & C.per l'Esercizio dell'Industria Ceramica Veggia
1965 denominazione: Ceramica Veggia S.p.A.
1969 denominazione: S.I. Cer. Veggia (Società Industrie Ceramiche Veggia)
1972 denominazione: Nuova Ceramica Veggia
produzione di rivestimenti ceramici
Bicottura rossa (faenza smaltata)
Monocottura chiara porosa
Grès rosso smaltato
Grès porcellanato
Biscotto da smaltare
Piastrelle italiane di ceramica. Elementi di cronologia 1900-2012
2014
pp. 439-440
1741 1991: Duecentocinquant'anni di ceramica a Sassuolo. 2. Dalla "fabbrica" all'industria. Verso la conquista dei mercati
1993
pp. 114-115; 122
il distretto
Il distretto ceramico terre e uomini storie meravigliose
2012
pp. 121-122
loc. Veggia
Casalgrande (RE)
(Nella zona era in funzione una fornace da tempi ben più remoti, addirittura dalla fine del Seicento, potendo usufruire delle ricche cave argillose Valentini).
Era l’epoca in cui si avvertiva uno sviluppo edilizio generale, l’Ing. Giuseppe Benevelli e l’Avv.Giuseppe Matteotti progettarono dettagliatamente l’impianto di una fabbrica di piastrelle.
A causa delle difficoltà associate allo scoppio del primo conflitto mondiale, l'azienda divenne operativa a pieno regime solo in epoca posteriore (anni Venti) come ricordano le date installate sulla sommità delle facciate di alcuni edifici dell'azienda. Nel marzo del 1931 viene costituita la società "Industria ceramica Veggia, la cui produzione era caratterizzata da un elevato livello qualitativo e artistico. I soci della nuova azienda erano Egidio Carani, il figlio Eugenio (che divenne successivamente, il fondatore della S.A.C.E.S.) e Guido Giglioli. Lo stabilimento industriale era ubicato in località Veggia di Casalgrande, mentre la sede sociale era situata a Sassuolo, in via Menotti n. 3. Qualche anno dopo, e precisamente, il 3 giugno 1937, la sede sociale fu trasferita a Milano (in Corso Italia 1) incrementando il capitale sociale.
L'approvvigionamento idrico, indispensabile per l'alimentazione delle centraline e la prossimità al collegamento ferroviario con Modena Reggio Emilia facilitarono la produzione e la conseguente distribuzione. Era la fine degli anni Trenta quando su brevetto di Antonino Dal Borgo e Maurizio Korach nacque il prodotto denominato: Kervit, caratterizzato da un pregiato impasto bianco caolinico con aggiunte di feldspati, argille bianche e chamotte di piastrelle smaltate per facilitare la greificazione. I vantaggi offerti dal Kervit erano molteplici: la minor quantità di materia prima occorrente, la riduzione dei tempi della produzione e della cottura, la leggerezza, la possibilità di confezionare dentro un'unica scatola una quantità maggiore di prodotto. Ma si trovava davanti a un problema da risolvere: la piastrella, posata tradizionalmente a calce e cemento, era risultata soggetta a tensioni per dilatazione da crearne il distacco. Enzo Munarini, chiamato familiarmente Munaréin, interfacciandosi con la ditta produttrice di additivi Mapei, sciolse il problema creando il collante per mattonelle. La Ceramica Veggia è stata la prima azienda del settore a proporre piastrelle in combinazione di un adesivo cementizio, autobagnante a presa rapida e media flessibilità per pavimenti, rivestimenti, interni ed esterni. Il collante protagonista era "Adesilex P4". Purtroppo il Kervit non fece altra strada e quando per Ceramica Veggia giunse il momento di dichiarare il fallimento, questa produzione sparì dal mercato. La formatura delle piastrelle avveniva tramite il colaggio su lastre refrattarie. La cottura avveniva con cicli della durata di 12/16 ore a 980°C. Lo spessore sottile, l'impasto greificato, la leggerezza, un basso assorbimento erano una profusione di caratteristiche per rendere un buon sviluppo cromatico.
La tonalità bianca era la più richiesta. Per la ricerca e lo sviluppo che riguardava la progettualità stilistica, Veggia si affidò alla competenza di Korach, tecnologo e insegnante ungherese in stretta collaborazione con Gaetano Ballardini presso l'Istituto Statale d'Arte per la Ceramica di Faenza.