IsArt- Liceo Artistico Arcangeli
Via Marchetti, 22
Bologna (BO)
scultura

ceramica,
smalto,
teak
cm 343 (la) 103 (a) 22 (p)
sec. XX (1955 - 1971)
L’opera vuole essere l’interpretazione in chiave moderna di un trenino a otto vagoni. Ciascuna parte è caratterizzata da un elemento unico che la contraddistingue dalle altre. Ogni vagone, a fondo bianco, è numerato sulla parte frontale dal numero uno al numero otto, con uno stencil di colore nero. Il trenino si suddivide in quattro moduli in cui le macro caratteristiche, come forma e altezza, si ripetono a due a due, consecutivamente. L’unica eccezione è data dalla “locomotiva” che differisce nella parte superiore dalla altre “carrozze” e si presenta leggermente più bassa del secondo vagone.
La forma dei “vagoni” riassume sinteticamente le linee di una vela di un sottomarino o di un camino di tipo industriale, presentando un corpo longitudinale a base ovoidale che si conclude superiormente in un corpo stondato. Ciascun modulo è dotato una striatura nella parte longitudinale e in quella superiore, derivante dalla tecnica di forgiatura a lucignolo che prevede la sovrapposizione di cordoncini di argilla che vengono saldati con la pressione delle dita.
Ogni pezzo è dotato di un'apertura superiore, singola o multipla, contenente fiori o frutti in ceramica e di un beccuccio laterale. Dal punto di vista funzionale, la forma vuole richiamare la doppia accezione del “vaso per versare”, in cui l’oggetto è contenitore e dispensatore del proprio contenuto.
L’oggetto vuole anche essere una rappresentazione di tipo antropomorfo. Ciascun “vagone” presenta una bocca e occhi socchiusi realizzati tramite incisioni semi-circolari.
La superficie ceramica presenta un effetto craquelure generalizzato e degli schizzi di smalto sporadici blu, terra di siena, celeste ed ocra. Inoltre, sono abbozzate delle gote , realizzate mediante sbavature circolari color terra bruciata. Ogni pezzo è collegato all’altro tramite una chiusura a gancio collegata ad anello. Ciascuna “carrozza” poggia su una base rettangolare dotata di quattro ruote, in materiale ligneo.


L’oggetto è stilisticamente riconducibile alla produzione degli allievi di Pirro Cuniberti, sia dal punto di vista decorativo che per l’aspetto compositivo. I chiari riferimenti della forma che richiamano e sintetizzano linee della contemporaneità, insieme a quella decorazione che tende al disegno infantile e primitivo rientrano negli stilemi pittorici divulgati dal maestro durante i suoi anni di insegnamento.
L'opera è stata conservata per molti anni nella soffitta di via Cartoleria per preservarne l’integrità. Facendo parte del patrimonio dell’ex Istituto d’arte, è stata traslocata dalla vecchia sede Isab in via Cartoleria alla nuova in via Marchetti nel 2004.