Museo Civico Archeologico Etnologico
Largo Porta S. Agostino, 337
Modena
calcare
tracce di policromia
reperti funerari
Antico Egitto/ Nuovo Regno (1539 a.C. - 1070 a.C.)
cm 36,5 (a) 17 (d)
n. EG25
Al defunto Itenem, “soprintendente ai cantori”, appartengono due canopi in calcare con coperchio a testa umana. Entrambi i coperchi sono impreziositi dall’applicazione di colore nero per la definizione dei tratti fisionomici, in particolare degli occhi, e dalle tracce di blu egiziano, un pigmento sintetico molto comune e in uso in Egitto almeno dagli inizi del III millennio a.C., che delineava originariamente le ciocche di capelli della parrucca. Sul corpo dei vasi, liscio e rastremato verso la base, corre un’incisione geroglifica ben inquadrata e disposta su due colonne. Essa riporta le parole di Neit, tutrice di Duamutef e custode dello stomaco. In questa iscrizione Itenem viene celebrato come il “fanciullo del Kap” ovvero educato nella scuola reale. Il Kap era infatti un’istituzione con sede nel palazzo del sovrano in cui venivano istruiti principi e giovani d’alto rango, egiziani ma anche stranieri: era il luogo atto alla formazione delle nuove élite, in cui consolidare rapporti essenziali al futuro controllo del territorio egiziano.

Traduzione del testo: “Parole dette da Neit: Io distendo le mie braccia su colui che è in me, io veglio sul fanciullo del Kap, amato dal suo signore, Itenem”.


Provenienza ignota. Dono o acquisto di Pietro Gennari, 1830.
Una peculiarità di questo set di canopi, seppur incompleto, consiste nell’indicazione del nome della divinità tutelare non solo sul corpo del vaso, ma anche sul rispettivo coperchio. Ciò permette di affermare che il coperchio attribuito a EG25 appartiene in realtà a un altro canopo del medesimo set, dalla collocazione ignota. Su di esso si legge il nome della dea Iside, tutrice di Imset e custode del fegato.
Il singolare nome del defunto Itenem, attestato anche in una stele di un omonimo al British Museum (EA322) e su un ushabti al Rijksmuseum van Oudheden di Leiden (AST34), così come la sua titolatura e alcuni accorgimenti grafici, circoscrivono l’orizzonte cronologico dei due canopi al Nuovo Regno.