Museo Storico "Dante Foschi"
Via Piero Maroncelli, 3 (c/o Palazzo del Mutilato)
Forlì (FC)
produzione italiana
targa

bronzo/ doratura
mm 87 (la) 120 (a) 30 (p)
sec. XX (1915 - 1994)
Targa in bronzo dorato raffigurante il ritratto a rilievo di Filippo Corridoni. Il personaggio, raffigurato in vesti civili contro uno sfondo ruvido, è colto frontalmente di viso, ma col busto leggermente girato di tre quarti. Lungo i margini laterali e superiore sono riportate le epigrafi commemorative della morte, mentre lungo quello inferiore una sua citazione. Sul retro è presente in basso un piedino per esporre verticalmente la targa.

Targa a ricordo della morte di Filippo Corridoni (Pausula, oggi Corridonia, 19 agosto 1887 – San Martino del Carso, 23 ottobre 1915), sindacalista rivoluzionario e intellettuale socialista marchigiano, che partì volontario per il fronte durante la Prima Guerra Mondiale, morendo il 23 ottobre 1915 nell’attacco alla Trincea delle Frasche vicino a San Martino al Carso. Dopo aver militato nelle schiere del sindacalismo rivoluzionario e essere stato uno dei protagonisti delle lotte proletarie a Milano, il 25 luglio 1915 Corridoni decise infatti di arruolarsi volontario nel 32º Reggimento Fanteria. Essendo malato di tisi, fu in origine assegnato ai servizi di retrovia, ma risoluto a combattere, fuggì con alcuni compagni a Sagrado per raggiungere la prima linea; qui venne inizialmente fermato e incolpato di diserzione, ma in seguito venne trasferito al 142º Reggimento Brigata Catanzaro, che in quei giorni veniva mandata all'assalto di Castelnuovo. Venne poi assegnato al 32º Reggimento della Brigata Siena allora schierata a San Martino del Carso, di fronte alle trincee austriache dei Razzi e delle Frasche. Il 21 ottobre partì l'attacco che segnò l'inizio della Terza battaglia dell'Isonzo, ma nonostante i ripetuti e sanguinosi assalti di fanteria la trincea delle Frasche si rivelò a lungo imprendibile. Filippo Corridoni guidò uno dei plotoni d'assalto che il 23 ottobre riuscì finalmente a mettere piede per la prima volta nella trincea, ma nell'impeto dello scontro venne colpito da un colpo di fucile in fronte. Risultò così profetica la sua affermazione, riportata anche sulla targa in esame: "Morirò in una buca, contro una roccia o nella corsa di un assalto ma, se potrò, cadrò con la fronte verso il nemico, come per andare più avanti ancora!". Per tutta la notte successiva i fanti italiani resistettero nella trincea conquistata, ma fattosi giorno, sotto un bombardamento infernale e non giungendo rinforzi, furono costretti ad abbandonarla. Nonostante la tregua indetta per il recupero dei numerosi morti e feriti, il corpo di Corridoni non venne mai ritrovato e non fu possibile dargli degna sepoltura. Dopo la sua morte, Mussolini, che fu amico del marchigiano ai tempi della militanza socialista, si rivelò abilissimo nello sfruttare la fama del Corridoni, trasformandolo in una sorta di "mito della rivoluzione fascista": nel 1925 Mussolini fece dunque convertire in Medaglia d’Oro al Valor Militare quella d'Argento che gli era stata concessa alla memoria; nel 1931 fece mutare il nome del suo paese natale (Pausula) nel corrente Corridonia e nel 1933 fece erigere un grandioso monumento, opera dello scultore Francesco Ellero, nei pressi dalla Trincea delle Frasche.