Museo Storico "Dante Foschi"
Via Piero Maroncelli, 3 (c/o Palazzo del Mutilato)
Forlì (FC)
produzione europea
distintivo

panno,
tela,
filo di cotone,
filo di canapa
mm 90 (la) 65 (a) 60 (d)
sec. XX (1919 - 1920)
Distintivo sagomato in panno rosso su cui è ricamato con filo grezzo di colore giallo (forse canapa) un serpente che si morde la coda, formando così un cerchio all'interno del quale sono ricamate in filo di cotone giallo sette stelle a sette punte, disposte secondo lo schema della costellazione del Gran Carro. In basso è ricamato sempre con filo di cotone giallo un cartiglio, i cui lembi sporgono dal cerchio, in cui si legge il motto "QVIS CONTRA NOS?". Sul retro il distintivo è foderato di tela grezza color beige, cucita con filo di cotone bianco, su cui sono visibili le cuciture del ricamo frontale.

Distintivo che ritrae lo stemma della Reggenza Italiana del Carnaro, proclamata a Fiume da Gabriele D’Annunzio l’ 8 settembre 1920. La proclamazione segnò il capitolo finale dell'impresa di Fiume, città appartenente in passato all'Impero Austro-ungarico, che dalla fine della prima guerra mondiale era oggetto di contesa tra l'Italia e il neocostituito Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Data la situazione di incertezza, D’Annunzio decise di prendere l'iniziativa per promuovere l’annessione della città al Regno d’Italia: si mise dunque a capo di un gruppo di 2600 nazionalisti irregolari che furono condotti in una marcia lunga 70 km da Ronchi (Gorizia) a Fiume, che venne così occupata il 12 settembre 1919. La Reggenza ebbe tuttavia vita breve: affinché i rapporti tra l'Italia e il regno slavo si avviassero verso la normalizzazione, i due governi decisero infatti di incontrarsi il 7 novembre 1920 nella Villa Spinola presso Rapallo. Le trattative durarono pochi giorni e il 12 novembre 1920, con la sottoscrizione del Trattato di Rapallo, l'Italia e il Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni riconobbero consensualmente Fiume come stato libero e indipendente, stabilendo i propri reciproci confini (fissati esattamente allo spartiacque delle Alpi Giulie). Avendo D'Annunzio rifiutato di rinunciare alla Reggenza, la città di Fiume venne circondata e il mattino della vigilia di Natale del 1920 fu sferrato l'attacco che provocò una cinquantina di vittime (“Natale di sangue”) e che portò il 31 dicembre 1920 al definitivo allontanamento dei legionari. L’emblema riportato sul distintivo è quello che venne ricamato sul gonfalone ufficiale di colore rosso issato da D’Annunzio al momento della proclamazione della Reggenza del Carnaro. Esso venne tratto da un bozzetto dello stesso D’Annunzio perfezionato poi da Adolfo De Carolis: nella volontà del poeta l’esperienza di Fiume si doveva ergere a sommo esempio e guida per gli Italiani, da qui la scelta di raffigurare nella sua bandiera la costellazione del Gran Carro a cui appartiene la Stella Polare, punto di riferimento per eccellenza. Le sette punte delle sette stelle sono state poi interpretate come un riferimento ai sette generali partiti insieme al D’Annunzio da Ronchi, mentre il serpente che si morde la coda formando così un cerchio è da sempre simbolo benaugurante di immortalità. Nel cartiglio inferiore compare poi il motto della Reggenza Italiana del Carnaro (“Quis contra nos?”), voluto dallo stesso D’Annunzio che parafrasò un’Epistola di S. Paolo ai Romani (VIII, 31): “Si Deus pro nobis / quis contra nos?” (“Se Dio è per noi/ chi sarà contro di noi?”).
Come riportato nell'inventario del museo il distintivo appartenne al colonnello Enrico Poggipollini.