Sissa Trecasali

Rocca dei Terzi
Sissa Trecasali

Rocca dei Terzi, su gentile concessione dell'Associazione Castelli del Ducato di Parma e Piacenza
viale della Rocca, 6
Sissa Trecasali (PR)
tel 0521 878337
Nella bassa parmense a nord di San Secondo, Sissa è incastonata fra la riva destra del Taro e il Po, in prossimità del cremonese.

La corte regia di Palasone
Sissa fu a lungo, con Trecasali e San Secondo, pertinenza della potente corte regia di Palasone, sorta in età longobarda in prossimità dell’antica direttrice romana che collegava Parma a Cremona, e decaduta verso la fine del IX secolo con il passaggio delle sue terre meridionali alla emergente corte sansecondina.
A metà del secolo successivo Palasone - ridotta dagli straripamenti dei fiumi e dall’abbandono a un intrico di ‘selve, boscaglie, gerbidi e corsi d'acqua’ - fu acquisita con Sissa e Trecasali dal capitolo della cattedrale di Parma, che stava allora consolidando il proprio controllo sulla bassa pianura confinante con le terre d’oltrepo di pertinenza della diocesi cremonese, confermato dall’impero fino a tutto il XII secolo.
L’egemonia dei canonici fu presto contesa dai signori locali, tra i quali si distinsero i da Cornazzano, possessori di ampie terre lungo il Taro e radicati nell’area di Palasone e di Sissa fin dalla prima metà del secolo XI, vassalli riottosi della diocesi e fedeli dei Canossa, passati poi alla parte imperiale dopo la morte della grancontessa Matilde.
Del 1182 è la prima citazione di un castrum di Sissa; la sua ulteriore fortificazione con la costruzione di una rocca risale probabilmente al 1307, quando il signore di Parma Giberto da Correggio rafforzò diversi insediamenti sul Po controllati dalla città nel corso della guerra contro Cremona.

Dai Cornazzano ai Terzi
Nel 1329 l’imperatore Ludovico il Bavaro concesse i diritti signorili sulle terre alla foce del Taro fra Sissa e Torricella a Guido I della famiglia parmense Terzi, discendente dai da Cornazzano.
Il forte legame con i Visconti, che nel 1346 imposero l’egemonia di Milano su Parma sottraendola agli Este, consentì ai Terzi di ampliare i loro possedimenti dal parmense fino al reggiano, al piacentino e al cremonese, confermandosi nel novero delle maggiori famiglie della città e del suo territorio. Nel 1386 Nicolò Terzi il Vecchio, figlio di Guido, ottenne da Gian Galeazzo Visconti, con il titolo equestre, la conferma dei privilegi su Sissa e Trecasali, erette a contea dall’imperatore l’anno successivo con gli altri possessi parmensi del casato.
Nel 1402 i feudi reggiani e parmensi già appartenuti a Giberto da Correggio vennero assegnati ai figli di Nicolò - compreso il primogenito Ottobono, famoso condottiero visconteo - che l’anno successivo si divisero i possedimenti, dando vita a due rami distinti, di Parma e di Sissa, della famiglia.
Anche il territorio di Sissa venne coinvolto nella lotta senza quartiere per la signoria su Parma scoppiata in quegli anni fra Ottobono e i guelfi Rossi alleati agli Este, che ne devastarono la campagna senza però riuscire ad espugnare la rocca. Eliminato Ottobono nel 1409, gli Este poterono ristabilire la loro egemonia su Parma fino al 1420, quando dovettero cedere di nuovo la città ai Visconti.

Venezia a Sissa
Nei primi decenni del Quattrocento si impose nell’area la presenza di Venezia, che nel 1422 occupò la rocca di Sissa, al fine di rafforzare la presa imposta sul porto fortificato di Torricella sul Po, strategico presidio commerciale e militare nella lotta con Milano per il controllo dei collegamenti fluviali tra l’Adriatico e la pianura padana.
Assalita e distrutta dalle truppe viscontee di Niccolò Piccinino, la rocca non venne ricostruita dai Veneziani, che nel 1424, sotto il governatorato di un Terzi, ne ordinarono lo smantellamento mantenendo solo il mastio, ritenendola ormai inadeguata alle moderne tecniche dell’artiglieria e reputando troppo onerose le spese per la sua ristrutturazione.

Dalla rocca militare al palazzo signorile
Riavuto il feudo nel 1440, i Terzi ricostruirono la rocca su scala minore, valorizzandone le funzioni residenziali e adibendo il mastio ad ospitale per i pellegrini che percorrevano una tratta minore della via Francigena che collegava la Lombardia a Parma via Cremona. Il perdurante interesse strategico dell’area portò però in quegli anni all’acquisto di Torricella da parte di Pier Maria Rossi, signore di un vasto dominio tra le valli del Parma e del Taro dall’appennino al Po, che aveva in San Secondo e Roccabianca i suoi principali presidi di pianura.
I favori goduti anche sotto gli Sforza, nuovi signori di Milano, che con Ludovico il Moro avviarono lo smembramento dello stato dei Rossi, non impedirono ai Terzi di Sissa di giurare fedeltà al re di Francia dopo la vittoria da questi conseguita a fine secolo sul ducato milanese.
A metà Cinquecento, la guerra detta ‘di Parma’ vide Sissa – come Torricella, nel frattempo passata ai Simonetta - schierata dalla parte dei Farnese, sostenitori della Francia contro la Spagna: assediata e distrutta nel 1551 dalle truppe di Troilo II Rossi, alla fine della guerra la rocca venne restituita ai suoi antichi proprietari pressoché distrutta.

Dalla pace di Cateau Cambresis alla signoria dei Rangoni Terzi
La pace di Cateau Cambresis, e quella imposta dai Farnese alle lotte tra i signori locali, ridimensionarono il ruolo delle fortificazioni del parmense.
I Terzi poterono così riprendere la trasformazione dell’antica fortificazione in un palazzo residenziale, continuata nel secolo successivo e giunta a compimento con alcuni importanti interventi decorativi settecenteschi.
Estinti i Terzi senza eredi maschi a metà del Settecento, il feudo passò per matrimonio a un ramo dei modenesi Rangoni. Assunto il nome di Rangoni Terzi, i nuovi signori mantennero il feudo fino ai decreti di abolizione promulgati a inizio Ottocento dal governo filonapoleonico, che lasciò però loro la proprietà della rocca.

Il Novecento
Venduto alla famiglia Raimondi a metà Ottocento, nel 1900 l’edificio venne trasferito al comune di Sissa, che ne fece la propria sede, promuovendo alcuni restauri negli anni Cinquanta e a metà degli anni Ottanta.
Dopo il terremoto del 2008, che ha provocato notevoli danni alla struttura, importanti interventi di consolidamento e restauro hanno consentito l’apertura al pubblico del palazzo e l’avvio di un progetto di valorizzazione.

VISITA
Situata in uno spazio aperto all’interno dell’antico perimetro murato del borgo, la rocca ha l’aspetto di un palazzo signorile, frutto soprattutto degli interventi realizzati tra il Cinque e il Settecento. A quest’ultima epoca risale il collegamento del mastio ai corpi laterali, che presentano finestre dalle cornici barocche, fasce marcapiano e decorazioni in finto bugnato agli spigoli.
Sotto il mastio, che ha perduto il ponte levatoio originario mantenendo caditoi e beccatelli, è collocato l’ingresso; da qui si accede al cortile centrale, un tempo porticato, attorno al quale si sviluppa l’edificio.
Agli interventi novecenteschi risalgono i restauri della scala laterale a est, realizzati negli anni Cinquanta su progetto dell'architetto Mario Vacca e lo scalone d'ingresso, ricostruito a metà degli anni Ottanta.
Diversi ambienti interni presentano decorazioni a fresco e a stucco di epoche diverse. Risalgono al Settecento le decorazioni della sala all’ingresso con soggetti allegorici e quelle delle pareti dello scalone, scandite da medaglioni a stucco con Diana, Pan e Ganimede rapito dall’aquila. Una sala è decorata con affreschi ottocenteschi che rappresentano i continenti; su uno sfondo tropicale una gloria alata pone la corona sul capo di Napoleone e di Carlo V., seguito da Maria Luigia. Il piccolo ambiente successivo è affrescato con vedute paesistiche e grottesche.
In origine adibita a teatrino, l’attuale sala del Consiglio comunale ha il soffitto decorato da un grande affresco settecentesco di Sebastiano Galeotti: al centro una figura alata circondata da putti con fiaccole si staglia contro un cielo notturno trapunto di stelle, mentre di lato Apollo seduto sul serpente Pitone scaccia la notte; alle pareti sono quattro tele con il Giudizio di Salomone, la Fuga in Egitto, Figure in costume in un bosco e un Passaggio collinare.
Nella rampa di salita al mastio è collocato l’antico orologio della torre, in ferro forgiato a due treni, a carica manuale, restaurato e perfettamente funzionante. Dalla cima della torre, che con i suoi 27 metri costituisce il punto più elevato dell’area, si apre un suggestivo panorama sulla campagna circostante e sul nastro del Po.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Taro,
delta e valle Po,
via Cremonese-Parmense
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Terzi,
Rangoni
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Barocco e Rococò
Bibliografia
viale della Rocca, 6
Sissa Trecasali (PR)
tel 0521 878337
Nella bassa parmense a nord di San Secondo, Sissa è incastonata fra la riva destra del Taro e il Po, in prossimità del cremonese.

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La corte regia di Palasone
Sissa fu a lungo, con Trecasali e San Secondo, pertinenza della potente corte regia di Palasone, sorta in età longobarda in prossimità dell’antica direttrice romana che collegava Parma a Cremona, e decaduta verso la fine del IX secolo con il passaggio delle sue terre meridionali alla emergente corte sansecondina.
A metà del secolo successivo Palasone - ridotta dagli straripamenti dei fiumi e dall’abbandono a un intrico di ‘selve, boscaglie, gerbidi e corsi d'acqua’ - fu acquisita con Sissa e Trecasali dal capitolo della cattedrale di Parma, che stava allora consolidando il proprio controllo sulla bassa pianura confinante con le terre d’oltrepo di pertinenza della diocesi cremonese, confermato dall’impero fino a tutto il XII secolo.
L’egemonia dei canonici fu presto contesa dai signori locali, tra i quali si distinsero i da Cornazzano, possessori di ampie terre lungo il Taro e radicati nell’area di Palasone e di Sissa fin dalla prima metà del secolo XI, vassalli riottosi della diocesi e fedeli dei Canossa, passati poi alla parte imperiale dopo la morte della grancontessa Matilde.
Del 1182 è la prima citazione di un castrum di Sissa; la sua ulteriore fortificazione con la costruzione di una rocca risale probabilmente al 1307, quando il signore di Parma Giberto da Correggio rafforzò diversi insediamenti sul Po controllati dalla città nel corso della guerra contro Cremona.

Dai Cornazzano ai Terzi
Nel 1329 l’imperatore Ludovico il Bavaro concesse i diritti signorili sulle terre alla foce del Taro fra Sissa e Torricella a Guido I della famiglia parmense Terzi, discendente dai da Cornazzano.
Il forte legame con i Visconti, che nel 1346 imposero l’egemonia di Milano su Parma sottraendola agli Este, consentì ai Terzi di ampliare i loro possedimenti dal parmense fino al reggiano, al piacentino e al cremonese, confermandosi nel novero delle maggiori famiglie della città e del suo territorio. Nel 1386 Nicolò Terzi il Vecchio, figlio di Guido, ottenne da Gian Galeazzo Visconti, con il titolo equestre, la conferma dei privilegi su Sissa e Trecasali, erette a contea dall’imperatore l’anno successivo con gli altri possessi parmensi del casato.
Nel 1402 i feudi reggiani e parmensi già appartenuti a Giberto da Correggio vennero assegnati ai figli di Nicolò - compreso il primogenito Ottobono, famoso condottiero visconteo - che l’anno successivo si divisero i possedimenti, dando vita a due rami distinti, di Parma e di Sissa, della famiglia.
Anche il territorio di Sissa venne coinvolto nella lotta senza quartiere per la signoria su Parma scoppiata in quegli anni fra Ottobono e i guelfi Rossi alleati agli Este, che ne devastarono la campagna senza però riuscire ad espugnare la rocca. Eliminato Ottobono nel 1409, gli Este poterono ristabilire la loro egemonia su Parma fino al 1420, quando dovettero cedere di nuovo la città ai Visconti.

Venezia a Sissa
Nei primi decenni del Quattrocento si impose nell’area la presenza di Venezia, che nel 1422 occupò la rocca di Sissa, al fine di rafforzare la presa imposta sul porto fortificato di Torricella sul Po, strategico presidio commerciale e militare nella lotta con Milano per il controllo dei collegamenti fluviali tra l’Adriatico e la pianura padana.
Assalita e distrutta dalle truppe viscontee di Niccolò Piccinino, la rocca non venne ricostruita dai Veneziani, che nel 1424, sotto il governatorato di un Terzi, ne ordinarono lo smantellamento mantenendo solo il mastio, ritenendola ormai inadeguata alle moderne tecniche dell’artiglieria e reputando troppo onerose le spese per la sua ristrutturazione.

Dalla rocca militare al palazzo signorile
Riavuto il feudo nel 1440, i Terzi ricostruirono la rocca su scala minore, valorizzandone le funzioni residenziali e adibendo il mastio ad ospitale per i pellegrini che percorrevano una tratta minore della via Francigena che collegava la Lombardia a Parma via Cremona. Il perdurante interesse strategico dell’area portò però in quegli anni all’acquisto di Torricella da parte di Pier Maria Rossi, signore di un vasto dominio tra le valli del Parma e del Taro dall’appennino al Po, che aveva in San Secondo e Roccabianca i suoi principali presidi di pianura.
I favori goduti anche sotto gli Sforza, nuovi signori di Milano, che con Ludovico il Moro avviarono lo smembramento dello stato dei Rossi, non impedirono ai Terzi di Sissa di giurare fedeltà al re di Francia dopo la vittoria da questi conseguita a fine secolo sul ducato milanese.
A metà Cinquecento, la guerra detta ‘di Parma’ vide Sissa – come Torricella, nel frattempo passata ai Simonetta - schierata dalla parte dei Farnese, sostenitori della Francia contro la Spagna: assediata e distrutta nel 1551 dalle truppe di Troilo II Rossi, alla fine della guerra la rocca venne restituita ai suoi antichi proprietari pressoché distrutta.

Dalla pace di Cateau Cambresis alla signoria dei Rangoni Terzi
La pace di Cateau Cambresis, e quella imposta dai Farnese alle lotte tra i signori locali, ridimensionarono il ruolo delle fortificazioni del parmense.
I Terzi poterono così riprendere la trasformazione dell’antica fortificazione in un palazzo residenziale, continuata nel secolo successivo e giunta a compimento con alcuni importanti interventi decorativi settecenteschi.
Estinti i Terzi senza eredi maschi a metà del Settecento, il feudo passò per matrimonio a un ramo dei modenesi Rangoni. Assunto il nome di Rangoni Terzi, i nuovi signori mantennero il feudo fino ai decreti di abolizione promulgati a inizio Ottocento dal governo filonapoleonico, che lasciò però loro la proprietà della rocca.

Il Novecento
Venduto alla famiglia Raimondi a metà Ottocento, nel 1900 l’edificio venne trasferito al comune di Sissa, che ne fece la propria sede, promuovendo alcuni restauri negli anni Cinquanta e a metà degli anni Ottanta.
Dopo il terremoto del 2008, che ha provocato notevoli danni alla struttura, importanti interventi di consolidamento e restauro hanno consentito l’apertura al pubblico del palazzo e l’avvio di un progetto di valorizzazione.

VISITA
Situata in uno spazio aperto all’interno dell’antico perimetro murato del borgo, la rocca ha l’aspetto di un palazzo signorile, frutto soprattutto degli interventi realizzati tra il Cinque e il Settecento. A quest’ultima epoca risale il collegamento del mastio ai corpi laterali, che presentano finestre dalle cornici barocche, fasce marcapiano e decorazioni in finto bugnato agli spigoli.
Sotto il mastio, che ha perduto il ponte levatoio originario mantenendo caditoi e beccatelli, è collocato l’ingresso; da qui si accede al cortile centrale, un tempo porticato, attorno al quale si sviluppa l’edificio.
Agli interventi novecenteschi risalgono i restauri della scala laterale a est, realizzati negli anni Cinquanta su progetto dell'architetto Mario Vacca e lo scalone d'ingresso, ricostruito a metà degli anni Ottanta.
Diversi ambienti interni presentano decorazioni a fresco e a stucco di epoche diverse. Risalgono al Settecento le decorazioni della sala all’ingresso con soggetti allegorici e quelle delle pareti dello scalone, scandite da medaglioni a stucco con Diana, Pan e Ganimede rapito dall’aquila. Una sala è decorata con affreschi ottocenteschi che rappresentano i continenti; su uno sfondo tropicale una gloria alata pone la corona sul capo di Napoleone e di Carlo V., seguito da Maria Luigia. Il piccolo ambiente successivo è affrescato con vedute paesistiche e grottesche.
In origine adibita a teatrino, l’attuale sala del Consiglio comunale ha il soffitto decorato da un grande affresco settecentesco di Sebastiano Galeotti: al centro una figura alata circondata da putti con fiaccole si staglia contro un cielo notturno trapunto di stelle, mentre di lato Apollo seduto sul serpente Pitone scaccia la notte; alle pareti sono quattro tele con il Giudizio di Salomone, la Fuga in Egitto, Figure in costume in un bosco e un Passaggio collinare.
Nella rampa di salita al mastio è collocato l’antico orologio della torre, in ferro forgiato a due treni, a carica manuale, restaurato e perfettamente funzionante. Dalla cima della torre, che con i suoi 27 metri costituisce il punto più elevato dell’area, si apre un suggestivo panorama sulla campagna circostante e sul nastro del Po.


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