Corniglio

Castello di Corniglio
Corniglio

il castello di Corniglio, su gentile concessione di comuni-italiani.it
piazza Castello, 1
Corniglio (PR)
tel 339 7815758 (coop 100 Laghi)
Nell’alto appennino parmense incuneato tra Emilia e Toscana, Corniglio domina da quasi settecento metri le valli del Parma e del Bratica, all’innesto tra i due corsi d’acqua.

Un castello del vescovo di Parma
Forse avamposto bizantino nella guerra d’alta quota contro i Longobardi, Corniglio legò nei secoli la sua importanza strategica alla sua posizione tra i passi della Cisa e del Lagastrello, a controllo delle vie di comunicazione tra pianura padana, Toscana e Liguria di levante, percorse da importanti cammini romei.
Citato nell’anno 894, Corniglio venne assegnato dall’imperatore al vescovo di Parma alla fine del secolo XII. Il castello, già dotato di mura e di un fossato e attestato nel 1240, venne coinvolto nelle lotte fazionarie per il controllo di Parma, e raso al suolo dalle truppe comunali nel 1296 per aver ospitato i fuoriusciti della città guidati dai Vallisneri, signori dell’alta val d’Enza alleati ad Azzo d'Este.
Nel 1329 Corniglio diede riparo al vescovo Ugolino de Rossi, fuggito da Parma all’arrivo delle truppe di Ludovico il Bavaro, e nel decennio successivo, debitamente rinforzato, divenne il caposaldo della resistenza opposta dalla sua famiglia, tra le maggiori di parte guelfa della città, alla signoria imposta da Mastino della Scala, i cui alleati locali da Correggio riuscirono a conquistare il castello nel 1338 dopo un lungo assedio.

Corniglio nello ‘stato’ dei Rossi
Proprio la parentela con il vescovo consentì attorno a metà secolo ai Rossi di impossessarsi, a vario titolo, di numerosi beni della diocesi parmense, compreso Corniglio, ceduto nel 1355 da Ugolino a un nipote con le ville di Roccaferrara, Roccaprebalza e Corniana a compenso di un debito contratto dalla diocesi.
In un contesto ormai condizionato dall’egemonia milanese imposta su Parma a partire dal 1346 a spese degli Este, i Rossi posero così le basi di un amplissimo dominio con centro a Felino, difeso da un poderoso reticolo di castelli, che si estendeva nel parmense e in parte dell’oltrepo cremonese tra le valli del Parma e del Taro, dagli appennini al Po. Con Berceto, Corniglio costituì il maggiore possesso montano del casato, fondamentale per il controllo degli accessi alla Toscana e alla Liguria.

Il castello di Pier Maria
Nel corso del Quattrocento Corniglio confermò la sua centralità strategica: nel 1408 il castello venne conquistato da Ottobuono Terzi - il condottiero visconteo che insignoritosi di Parma con Pietro Rossi lo aveva poi cacciato dalla città, inducendolo ad aderire alla lega promossa contro di lui dagli Este - e venne poi occupato dai Fieschi, a lungo in lotta con i Rossi per il controllo di Pontremoli.
Divenuto sede di una podesteria dello ‘stato’ rossiano - incrementato a partire dagli anni Trenta dal celebre condottiero Pier Maria - il castello, ulteriormente rinforzato nelle sue strutture difensive, poté poi resistere a un lungo assedio nel corso della “guerra dei Rossi” che nei primi anni Ottanta, ribaltandone la lunga alleanza con Milano, oppose Pier Maria al nuovo duca Ludovico il Moro.
Sconfitti i Rossi, parte dei loro beni fu confiscata e distribuita dal Moro ai suoi alleati Sanvitale e ai Pallavicino, nemici giurati dei Rossi, mentre Corniglio veniva assegnato al fedele condottiero Pier Francesco Visconti conte di Saliceto.

Il castello di Filippo Maria
La guerra d’Italia che a fine secolo oppose la Francia al ducato di Milano ribaltò la situazione, consentendo ai Rossi di tornare sulla scena politica. Corniglio venne strappato nel 1499 al Visconti da Troilo de Rossi, alleato alla Francia e deciso a riaffermare i suoi diritti sul patrimonio di famiglia dopo che il padre era stato diseredato da Pier Maria.
Le sue pretese su queste e altre terre rossiane vennero però contrastate dal cugino Filippo Maria, erede del ramo intestato, che nel 1500 ottenne conferma imperiale del suo possesso. Le riserve francesi sui suoi legami con Venezia consentirono però a quest’ultimo di conservare solo Corniglio, nel frattempo occupato dai Pallavicino e restituitogli all’inizio degli anni Venti del Cinquecento dal nuovo governo pontificio, quando Troilo era ormai riuscito a impossessarsi di una consistente parte degli antichi possedimenti rossiani, con centro a San Secondo.
Il nuovo signore poté così avviare un ampio programma di interventi tesi a rafforzare le difese del castello, ricostruendo le mura e adeguando la struttura agli sviluppi tecnici dell’artiglieria; i lavori valorizzarono al contempo le funzioni residenziali e signorili dell’edificio, che venne dotato di eleganti appartamenti.
Filippo Maria si spense nel 1529 nella rocca da lui rinnovata; trent’anni dopo – quando Corniglio era ormai parte del ducato farnesiano - la torre fu colpita da un fulmine che facendo esplodere il deposito delle polveri causò la morte del figlio Marsilio.

Dal ducato di Parma e Piacenza agli anni Duemila
Estinto il casato all’inizio del Seicento con la morte in carcere del nipote di Filippo Maria, caduto in disgrazia presso il duca di Parma, il castello venne avocato dalla camera ducale. Nel 1820 venne concesso dalla duchessa Maria Luigia al comune, diventando sede di uffici, di una caserma e del carcere.
In occasione del Giubileo del 2000 la struttura è stata ristrutturata e trasformata in un ostello, punto di partenza per le visite agli splendidi dintorni, parte del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano.

VISITA
Il castello si erge su uno sperone roccioso che domina le valli del Parma e del Bratica.
Dalla via principale del borgo, ornata di portali in pietra scolpita, si giunge ad uno slargo con fontana dominato dal massiccio corpo del castello. La spianata è occupata da un tempietto neoclassico dedicato ai caduti, sorto su un antico oratorio benedettino, e da edifici recenti che ospitano gli uffici comunali.
Risalgono all’epoca rossiana gli imponenti speroni delle mura perimetrali, oggi scomparse, un bastione circolare posto sull’angolo della cerchia settentrionale, risalente agli interventi cinquecenteschi, e l'ala ovest in arenaria. La torre con l'orologio risale invece a rifacimenti di epoca successiva.
Dal castello si apre un ampio panorama sulle vette e le vallate circostanti.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Parma,
via Garfagnana-Lunigiana
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Rossi
Bibliografia
piazza Castello, 1
Corniglio (PR)
tel 339 7815758 (coop 100 Laghi)
Nell’alto appennino parmense incuneato tra Emilia e Toscana, Corniglio domina da quasi settecento metri le valli del Parma e del Bratica, all’innesto tra i due corsi d’acqua.

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Un castello del vescovo di Parma
Forse avamposto bizantino nella guerra d’alta quota contro i Longobardi, Corniglio legò nei secoli la sua importanza strategica alla sua posizione tra i passi della Cisa e del Lagastrello, a controllo delle vie di comunicazione tra pianura padana, Toscana e Liguria di levante, percorse da importanti cammini romei.
Citato nell’anno 894, Corniglio venne assegnato dall’imperatore al vescovo di Parma alla fine del secolo XII. Il castello, già dotato di mura e di un fossato e attestato nel 1240, venne coinvolto nelle lotte fazionarie per il controllo di Parma, e raso al suolo dalle truppe comunali nel 1296 per aver ospitato i fuoriusciti della città guidati dai Vallisneri, signori dell’alta val d’Enza alleati ad Azzo d'Este.
Nel 1329 Corniglio diede riparo al vescovo Ugolino de Rossi, fuggito da Parma all’arrivo delle truppe di Ludovico il Bavaro, e nel decennio successivo, debitamente rinforzato, divenne il caposaldo della resistenza opposta dalla sua famiglia, tra le maggiori di parte guelfa della città, alla signoria imposta da Mastino della Scala, i cui alleati locali da Correggio riuscirono a conquistare il castello nel 1338 dopo un lungo assedio.

Corniglio nello ‘stato’ dei Rossi
Proprio la parentela con il vescovo consentì attorno a metà secolo ai Rossi di impossessarsi, a vario titolo, di numerosi beni della diocesi parmense, compreso Corniglio, ceduto nel 1355 da Ugolino a un nipote con le ville di Roccaferrara, Roccaprebalza e Corniana a compenso di un debito contratto dalla diocesi.
In un contesto ormai condizionato dall’egemonia milanese imposta su Parma a partire dal 1346 a spese degli Este, i Rossi posero così le basi di un amplissimo dominio con centro a Felino, difeso da un poderoso reticolo di castelli, che si estendeva nel parmense e in parte dell’oltrepo cremonese tra le valli del Parma e del Taro, dagli appennini al Po. Con Berceto, Corniglio costituì il maggiore possesso montano del casato, fondamentale per il controllo degli accessi alla Toscana e alla Liguria.

Il castello di Pier Maria
Nel corso del Quattrocento Corniglio confermò la sua centralità strategica: nel 1408 il castello venne conquistato da Ottobuono Terzi - il condottiero visconteo che insignoritosi di Parma con Pietro Rossi lo aveva poi cacciato dalla città, inducendolo ad aderire alla lega promossa contro di lui dagli Este - e venne poi occupato dai Fieschi, a lungo in lotta con i Rossi per il controllo di Pontremoli.
Divenuto sede di una podesteria dello ‘stato’ rossiano - incrementato a partire dagli anni Trenta dal celebre condottiero Pier Maria - il castello, ulteriormente rinforzato nelle sue strutture difensive, poté poi resistere a un lungo assedio nel corso della “guerra dei Rossi” che nei primi anni Ottanta, ribaltandone la lunga alleanza con Milano, oppose Pier Maria al nuovo duca Ludovico il Moro.
Sconfitti i Rossi, parte dei loro beni fu confiscata e distribuita dal Moro ai suoi alleati Sanvitale e ai Pallavicino, nemici giurati dei Rossi, mentre Corniglio veniva assegnato al fedele condottiero Pier Francesco Visconti conte di Saliceto.

Il castello di Filippo Maria
La guerra d’Italia che a fine secolo oppose la Francia al ducato di Milano ribaltò la situazione, consentendo ai Rossi di tornare sulla scena politica. Corniglio venne strappato nel 1499 al Visconti da Troilo de Rossi, alleato alla Francia e deciso a riaffermare i suoi diritti sul patrimonio di famiglia dopo che il padre era stato diseredato da Pier Maria.
Le sue pretese su queste e altre terre rossiane vennero però contrastate dal cugino Filippo Maria, erede del ramo intestato, che nel 1500 ottenne conferma imperiale del suo possesso. Le riserve francesi sui suoi legami con Venezia consentirono però a quest’ultimo di conservare solo Corniglio, nel frattempo occupato dai Pallavicino e restituitogli all’inizio degli anni Venti del Cinquecento dal nuovo governo pontificio, quando Troilo era ormai riuscito a impossessarsi di una consistente parte degli antichi possedimenti rossiani, con centro a San Secondo.
Il nuovo signore poté così avviare un ampio programma di interventi tesi a rafforzare le difese del castello, ricostruendo le mura e adeguando la struttura agli sviluppi tecnici dell’artiglieria; i lavori valorizzarono al contempo le funzioni residenziali e signorili dell’edificio, che venne dotato di eleganti appartamenti.
Filippo Maria si spense nel 1529 nella rocca da lui rinnovata; trent’anni dopo – quando Corniglio era ormai parte del ducato farnesiano - la torre fu colpita da un fulmine che facendo esplodere il deposito delle polveri causò la morte del figlio Marsilio.

Dal ducato di Parma e Piacenza agli anni Duemila
Estinto il casato all’inizio del Seicento con la morte in carcere del nipote di Filippo Maria, caduto in disgrazia presso il duca di Parma, il castello venne avocato dalla camera ducale. Nel 1820 venne concesso dalla duchessa Maria Luigia al comune, diventando sede di uffici, di una caserma e del carcere.
In occasione del Giubileo del 2000 la struttura è stata ristrutturata e trasformata in un ostello, punto di partenza per le visite agli splendidi dintorni, parte del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano.

VISITA
Il castello si erge su uno sperone roccioso che domina le valli del Parma e del Bratica.
Dalla via principale del borgo, ornata di portali in pietra scolpita, si giunge ad uno slargo con fontana dominato dal massiccio corpo del castello. La spianata è occupata da un tempietto neoclassico dedicato ai caduti, sorto su un antico oratorio benedettino, e da edifici recenti che ospitano gli uffici comunali.
Risalgono all’epoca rossiana gli imponenti speroni delle mura perimetrali, oggi scomparse, un bastione circolare posto sull’angolo della cerchia settentrionale, risalente agli interventi cinquecenteschi, e l'ala ovest in arenaria. La torre con l'orologio risale invece a rifacimenti di epoca successiva.
Dal castello si apre un ampio panorama sulle vette e le vallate circostanti.


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