Poggio Torriana

Castello di Montebello o dei Guidi di Bagno
Poggio Torriana

Interno del Castello di Montebello, Archivio fotografico dell'Assessorato al Turismo della Provincia di Rimini
via Castello di Montebello, 25
loc. Montebello
Poggio Torriana (RN)
tel 340 8915247 (UIT Poggio Torriana)
Nella Romagna sud-orientale, tra Rimini e il Montefeltro, Montebello domina la valle del Marecchia da un alto sperone roccioso posto di fronte a Verucchio e a fianco della vicina Torriana.

Un sito strategico, dai Romani al Patrimonio di San Pietro
In un'area già legata all’insediamento di cultura villanoviana di Verucchio, il sito della futura Montebello venne fortificato dai Romani in epoca imperiale (III secolo d.C.) sfruttandone la posizione strategica lungo il percorso collinare che univa le vie marecchiese e sarsinate, antichi collegamenti tra Adriatico, Aretino e valle del Tevere.
Le guerre greco-gotica e bizantino-longobarda conferirono alla vale del Marecchia nuova importanza strategica, come parte dei percorsi per Roma alternativi alla Flaminia e come porta d’accesso, via Rimini, alla Pentapoli e all'Esarcato ravennate – territori divenuti alla fine del secolo VIII parte del Patrimonio di San Pietro a seguito delle donazioni dei re carolingi.

Un castello dei Malatesta
Fondato probabilmente attorno al Mille e parte della diocesi di Rimini, nel 1186 il castrum Montisbelli - il monte della guerra - venne venduto da tal Ugo Maltalone con Scorticata, la futura Torriana, e altri possedimenti fra Marecchia e Rubicone ai Malatesta, casato ghibellino radicato nel contado riminese e nel Montefeltro, che aveva a quel tempo ottenuto anche Verucchio.
La scalata dei Malatesta al potere su Rimini continuò attraverso le lotte fazionarie per tutto il secolo successivo, coinvolgendo anche i loro castelli; solo nel 1295 Malatesta da Verucchio - il ‘Mastin vecchio’ divenuto guelfo per calcolo politico - ottenne la signoria di fatto della città, quasi venti anni dopo il definitivo riconoscimento da parte dell’imperatore del dominio papale sulla Romagna.

Il Trecento: una rocca fortissima e inespugnabile
Nei primi anni Trenta del Trecento Ferrantino Malatesta, in lotta con Galeotto e Malatesta ‘Guastafamiglia’ per il controllo di Rimini, occupati con i suoi sodali alcuni castelli del territorio fortificò Montebello con un giro di mura facendone un presidio opposto alla Scorticata tenuta da Galeotto - che uscito vittorioso dalla lunga lotta avrebbe infine ottenuto con il fratello la conferma della signoria formale della città.
L’aggressivo espansionismo dei Malatesta li portò nel corso del secolo a dominare la Romagna orientale fino a Cesena, Meldola e Bertinoro, parte del Montefeltro con San Leo e Pennabilli, e le Marche settentrionali con Pesaro, Fano, Fossombrone, Senigallia: prima in contrasto con il papa, poi come suoi vicari dopo la sconfitta subita a metà secolo dal cardinale Albornoz nel corso della guerra di ‘reconquista’ dei territori della Chiesa contro il ribellismo signorile.
I signori di Rimini rafforzarono ulteriormente a quel tempo Montebello con mura e torri, trasformandolo - secondo la Descriptio Romandiolae promossa dal legato papale nel 1371 – in una rocca ‘fortissima e inespugnabile’, elemento di punta con Scorticata della rete di presidi imperniata su Verucchio, di crescente importanza strategica nella loro lotta per il controllo della valle con i Montefeltro, che nel 1393 riuscirono però a impadronirsi del castello.

Da Sigismondo Pandolfo Malatesta ai Guidi di Bagno
Nel 1438 Montebello venne recuperata da Sigismondo Pandolfo Malatesta, rimasto unico signore di Rimini e Fano dopo la divisione dei possedimenti romagnoli del casato con il fratello Domenico detto Malatesta Novello, che aveva avuto l’area cesenate. Il castello entrò così a far parte del sistema difensivo sismondiano posto tra Riminese e Marche settentrionali e rafforzato secondo le più avanzate tecniche di architettura militare, infrastruttura di un progetto politico mirante a riunire in un unico stato tutti i dominii malatestiani, approfittando della prevedibile estinzione degli altri rami del casato.
Nel 1462 Sigismondo subì una sconfitta decisiva a opera dell'esercito papale guidato da Federico da Montefeltro. Due anni dopo Montebello veniva infeudata dal papa con il titolo comitale, insieme ad altri castelli del Montefeltro e a Gatteo, al condottiero Gianfrancesco Guidi di Bagno – ramo del casato palatino un tempo potentissimo in Toscana e in Romagna – a compenso del contributo fornito alla lotta contro i Malatesta.
La sconfitta di Sigismondo - nonostante i tentativi di rivalsa del figlio Roberto, che nel 1471 prese per breve tempo anche Montebello - segnò la fine politica dei Malatesta, costringendoli a restituire alla Chiesa nell’arco di pochi anni i domini marchigiani, poi quelli riminesi con l’esclusione della città e del suo contado prossimo, e infine quelli cesenati.

Da fortezza a palazzo
Confermata ai Guidi di Bagno nel 1480 – e a loro tornata nel nuovo secolo con l’avvento dello stato della Chiesa dopo la breve parentesi del ducato di Cesare Borgia – Montebello, ormai destituita delle sue funzioni militari, venne trasformata in una residenza palaziale dai nuovi signori, insigniti del marchesato nel 1549.
La famiglia mantenne per secoli il castello, conservandolo in proprietà privata anche dopo la cancellazione dei privilegi feudali operata a fine Settecento dal regime napoleonico, e fino ad oggi.
A seguito degli ingenti danni subiti nel corso dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, tra il 1968 e il 1973 la struttura è stata sottoposta a importanti restauri; ulteriori interventi sono stati attuati nel 1989 in vista dell’apertura del complesso al pubblico.

VISITA
A quasi 500 metri di altezza, tra splendide vedute sulla val Marecchia, il borgo fortificato è circondato da una cinta di mura eretta su un terrapieno e realizzata in pietra legata con calce, che conserva due torri poligonali ed è oggi in parte inglobata da edifici di epoca successiva.
Una porta fortificata ad arco, sormontata da uno stemma cinquecentesco in pietra con le armi dei Guidi e dei Colonna di Zagarolo, dà accesso al borgo, che racchiude alcune case, la chiesa, e il castello che poggia sul picco roccioso del monte.
Il maschio a pianta quadrata, su impianto di epoca romana poi inglobato nella struttura del Mille, venne in parte trasformato nel secolo XVI in residenza nobiliare, con saloni che conservano mobili dal XIV al XVII secolo, arredi e dipinti, un albero genealogico dei Guidi. Nel corridoio detto di Azzurrina sarebbe scomparsa nel 1375 Guendalina Malatesta - forse figlia del feudatario Ugolinuccio - vicenda leggendaria che ha alimentato le voci della presenza di un fantasma.
La parte residenziale è affiancata da strutture prettamente militari come l’edificio dell’armeria, modificata nel Settecento.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Marecchia,
via Marecchiese Aretina
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Malatesta,
Montefeltro,
Guidi di Bagno
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Fascismo Guerra Resistenza
Bibliografia
via Castello di Montebello, 25
loc. Montebello
Poggio Torriana (RN)
tel 340 8915247 (UIT Poggio Torriana)
Nella Romagna sud-orientale, tra Rimini e il Montefeltro, Montebello domina la valle del Marecchia da un alto sperone roccioso posto di fronte a Verucchio e a fianco della vicina Torriana.

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Un sito strategico, dai Romani al Patrimonio di San Pietro
In un'area già legata all’insediamento di cultura villanoviana di Verucchio, il sito della futura Montebello venne fortificato dai Romani in epoca imperiale (III secolo d.C.) sfruttandone la posizione strategica lungo il percorso collinare che univa le vie marecchiese e sarsinate, antichi collegamenti tra Adriatico, Aretino e valle del Tevere.
Le guerre greco-gotica e bizantino-longobarda conferirono alla vale del Marecchia nuova importanza strategica, come parte dei percorsi per Roma alternativi alla Flaminia e come porta d’accesso, via Rimini, alla Pentapoli e all'Esarcato ravennate – territori divenuti alla fine del secolo VIII parte del Patrimonio di San Pietro a seguito delle donazioni dei re carolingi.

Un castello dei Malatesta
Fondato probabilmente attorno al Mille e parte della diocesi di Rimini, nel 1186 il castrum Montisbelli - il monte della guerra - venne venduto da tal Ugo Maltalone con Scorticata, la futura Torriana, e altri possedimenti fra Marecchia e Rubicone ai Malatesta, casato ghibellino radicato nel contado riminese e nel Montefeltro, che aveva a quel tempo ottenuto anche Verucchio.
La scalata dei Malatesta al potere su Rimini continuò attraverso le lotte fazionarie per tutto il secolo successivo, coinvolgendo anche i loro castelli; solo nel 1295 Malatesta da Verucchio - il ‘Mastin vecchio’ divenuto guelfo per calcolo politico - ottenne la signoria di fatto della città, quasi venti anni dopo il definitivo riconoscimento da parte dell’imperatore del dominio papale sulla Romagna.

Il Trecento: una rocca fortissima e inespugnabile
Nei primi anni Trenta del Trecento Ferrantino Malatesta, in lotta con Galeotto e Malatesta ‘Guastafamiglia’ per il controllo di Rimini, occupati con i suoi sodali alcuni castelli del territorio fortificò Montebello con un giro di mura facendone un presidio opposto alla Scorticata tenuta da Galeotto - che uscito vittorioso dalla lunga lotta avrebbe infine ottenuto con il fratello la conferma della signoria formale della città.
L’aggressivo espansionismo dei Malatesta li portò nel corso del secolo a dominare la Romagna orientale fino a Cesena, Meldola e Bertinoro, parte del Montefeltro con San Leo e Pennabilli, e le Marche settentrionali con Pesaro, Fano, Fossombrone, Senigallia: prima in contrasto con il papa, poi come suoi vicari dopo la sconfitta subita a metà secolo dal cardinale Albornoz nel corso della guerra di ‘reconquista’ dei territori della Chiesa contro il ribellismo signorile.
I signori di Rimini rafforzarono ulteriormente a quel tempo Montebello con mura e torri, trasformandolo - secondo la Descriptio Romandiolae promossa dal legato papale nel 1371 – in una rocca ‘fortissima e inespugnabile’, elemento di punta con Scorticata della rete di presidi imperniata su Verucchio, di crescente importanza strategica nella loro lotta per il controllo della valle con i Montefeltro, che nel 1393 riuscirono però a impadronirsi del castello.

Da Sigismondo Pandolfo Malatesta ai Guidi di Bagno
Nel 1438 Montebello venne recuperata da Sigismondo Pandolfo Malatesta, rimasto unico signore di Rimini e Fano dopo la divisione dei possedimenti romagnoli del casato con il fratello Domenico detto Malatesta Novello, che aveva avuto l’area cesenate. Il castello entrò così a far parte del sistema difensivo sismondiano posto tra Riminese e Marche settentrionali e rafforzato secondo le più avanzate tecniche di architettura militare, infrastruttura di un progetto politico mirante a riunire in un unico stato tutti i dominii malatestiani, approfittando della prevedibile estinzione degli altri rami del casato.
Nel 1462 Sigismondo subì una sconfitta decisiva a opera dell'esercito papale guidato da Federico da Montefeltro. Due anni dopo Montebello veniva infeudata dal papa con il titolo comitale, insieme ad altri castelli del Montefeltro e a Gatteo, al condottiero Gianfrancesco Guidi di Bagno – ramo del casato palatino un tempo potentissimo in Toscana e in Romagna – a compenso del contributo fornito alla lotta contro i Malatesta.
La sconfitta di Sigismondo - nonostante i tentativi di rivalsa del figlio Roberto, che nel 1471 prese per breve tempo anche Montebello - segnò la fine politica dei Malatesta, costringendoli a restituire alla Chiesa nell’arco di pochi anni i domini marchigiani, poi quelli riminesi con l’esclusione della città e del suo contado prossimo, e infine quelli cesenati.

Da fortezza a palazzo
Confermata ai Guidi di Bagno nel 1480 – e a loro tornata nel nuovo secolo con l’avvento dello stato della Chiesa dopo la breve parentesi del ducato di Cesare Borgia – Montebello, ormai destituita delle sue funzioni militari, venne trasformata in una residenza palaziale dai nuovi signori, insigniti del marchesato nel 1549.
La famiglia mantenne per secoli il castello, conservandolo in proprietà privata anche dopo la cancellazione dei privilegi feudali operata a fine Settecento dal regime napoleonico, e fino ad oggi.
A seguito degli ingenti danni subiti nel corso dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, tra il 1968 e il 1973 la struttura è stata sottoposta a importanti restauri; ulteriori interventi sono stati attuati nel 1989 in vista dell’apertura del complesso al pubblico.

VISITA
A quasi 500 metri di altezza, tra splendide vedute sulla val Marecchia, il borgo fortificato è circondato da una cinta di mura eretta su un terrapieno e realizzata in pietra legata con calce, che conserva due torri poligonali ed è oggi in parte inglobata da edifici di epoca successiva.
Una porta fortificata ad arco, sormontata da uno stemma cinquecentesco in pietra con le armi dei Guidi e dei Colonna di Zagarolo, dà accesso al borgo, che racchiude alcune case, la chiesa, e il castello che poggia sul picco roccioso del monte.
Il maschio a pianta quadrata, su impianto di epoca romana poi inglobato nella struttura del Mille, venne in parte trasformato nel secolo XVI in residenza nobiliare, con saloni che conservano mobili dal XIV al XVII secolo, arredi e dipinti, un albero genealogico dei Guidi. Nel corridoio detto di Azzurrina sarebbe scomparsa nel 1375 Guendalina Malatesta - forse figlia del feudatario Ugolinuccio - vicenda leggendaria che ha alimentato le voci della presenza di un fantasma.
La parte residenziale è affiancata da strutture prettamente militari come l’edificio dell’armeria, modificata nel Settecento.


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