Poggio Torriana

Castello di Scorticata o Due Torri
Poggio Torriana

Rocca di Torriana, Archivio fotografico dell'Assessorato al Turismo della Provincia di Rimini
via Castello, 15
loc. Torriana
Poggio Torriana (RN)
tel 340 8915247 (pro loco Torriana), 353 4044394 (ristorante)
Nella Romagna sud-orientale, tra Rimini e il Montefeltro, Torriana domina con la vicina Montebello la valle del Marecchia da uno sperone di roccia sulla riva del fiume opposta a Verucchio.

Un centro strategico, da Roma a Bisanzio
Già legata all'insediamento di cultura villanoviana di Verucchio, in età romana l'area era attraversata da un percorso collinare che - passando per l’attuale San Giovanni in Galilea - univa le vie marecchiese e sarsinate, antichi collegamenti tra Adriatico, Aretino e valle del Tevere.
Nuova importanza strategica venne acquisita durante le guerre greco-gotica e bizantino-longobarda dalla valle del Marecchia, divenuta parte dei percorsi volti a Roma alternativi alla Flaminia e porta d’accesso, via Rimini, all'Esarcato e alla Pentapoli – territori entrati infine a far parte alla fine del secolo VIII del Patrimonio di San Pietro a seguito delle donazioni dei re carolingi.

Tra Rimini e i Malatesta
Il castrum di Scorticata - così denominato per secoli dalla spoglia rupe su cui era collocato – venne confermato nel 1141 dal papa con numerosi altri castelli della zona alla Chiesa riminese, facendo parte fino al secolo successivo del plebato di San Giovanni in Galilea sottoposto alla stessa diocesi.
Nel 1186 Scorticata venne venduta con altri possedimenti fra Marecchia e Rubicone afferenti al castrum di Sogliano da tal Ugo Maltalone ai Malatesta, famiglia ghibellina radicata nel Montefeltro e nel contado riminese che aveva da poco ottenuto anche Verucchio, facendone il caposaldo della sua scalata al potere a Rimini.
Con Verucchio e Sogliano, Scorticata fu così tra i tanti castelli della zona che nel 1233 – poco dopo la concessione del cittadinatico ai Malatesta - giurarono fedeltà al comune di Rimini, intenzionato a consolidare i suoi legami territoriali fino alle propaggini montefeltrane contro le pretese delle chiese riminese e ravennate e le ambizioni di Urbino e delle città vicine.
Integrato nel frattempo da una torre posta su un vicino sperone roccioso, il castello era però ancora conteso tra comune e chiesa cittadina nel 1279, quando i diritti papali sulla Romagna vennero finalmente riconosciuti dall’imperatore dopo decenni di contrasti. E fu proprio il passaggio alla parte guelfa che consentì a Malatesta da Verucchio, protagonista delle lotte comunali lungo tutto il secolo, di assumere nel 1295 la signoria di fatto di Rimini e del suo territorio.

Il Trecento: un presidio malatestiano
Nei primi anni Trenta del Trecento il papa confermò il possesso di Scorticata a Galeotto Malatesta, che ne fece un presidio della lunga lotta per il potere contro Ferrantino e altri membri del casato, conclusa con la conferma della signoria riminese a lui e al fratello Guastafamiglia.
Nel corso del secolo i signori di Rimini fortificarono il castello con una cinta muraria lunga oltre un chilometro, articolata in diversi punti di avvistamento e segnalazione lungo tutta la rupe, da nord a sud. Scorticata divenne così con la vicina Montebello uno snodo centrale della rete militare imperniata su Verucchio, di crescente importanza strategica nella lotta con i vicini Montefeltro per il controllo della valle.
L’aggressivo espansionismo dei Malatesta li portò a quel tempo a dominare la Romagna orientale fino a Cesena, Meldola e Bertinoro, parte del Montefeltro con San Leo e Pennabilli, e le Marche settentrionali con Pesaro, Fano, Fossombrone, Senigallia: prima in contrasto con il papa, poi come suoi vicari dopo la sconfitta loro inflitta a metà Trecento dal cardinale Albornoz nel corso della ‘reconquista’ dei territori romagnoli della Chiesa al ribellismo signorile.

Il Quattrocento: Sigismondo Pandolfo
Nel corso del Quattrocento Scorticata fu parte dell’imponente sistema difensivo messo in atto tra Riminese e Marche settentrionali da Sigismondo Pandolfo Malatesta - rimasto unico signore di Rimini e Fano dopo la divisione dei possedimenti romagnoli del casato con il fratello - infrastruttura di un progetto politico mirante a riunire in un unico stato tutti i dominii malatestiani in vista di una prevedibile estinzione degli altri rami famigliari.
Le tensioni generate dai rapporti stretti con Venezia, potenza emergente in Romagna dopo l’annessione di Ravenna, costrinsero però i Malatesta – dopo le vittorie su Sigismondo Pandolfo conseguite nel 1462 da Federico da Montefeltro, che occupò anche Scorticata - a restituire al papa gran parte dei loro dominii ad eccezione di Rimini e del suo contado prossimo.
Scorticata fu così tra i castelli occupati per breve tempo negli anni Settanta, nel tentativo di riottenere i possessi perduti, da Roberto figlio di Sigismondo Pandolfo, poi ‘compensato’ con una piccola signoria personale tra Sarsina e Meldola.

Il Cinquecento: la signoria dei Pio
Dopo le parentesi, che investirono anche Scorticata, del Ducato borgiano di Romagna e di una breve occupazione veneziana, a inizio Cinquecento la Chiesa, sconfitte Venezia e la Francia, annesse alla propria compagine statale tutti i territori romagnoli cancellando il sistema dei vicariati signorili, nonostante i tentativi di rivalsa messi in atto negli anni Venti da Pandolfo IV Malatesta e dai suoi eredi, mentre singoli feudi venivano concessi a famiglie di provata fedeltà.
Scorticata divenne così parte con Verucchio del piccolo ‘stato’ con capitale Meldola ottenuto negli anni Trenta da Lionello Pio, presidente della Provincia di Romagna e governatore di Bertinoro, unendo al feudo di Meldola e Sarsina assegnato nel 1519 dal papa al defunto fratello Alberto, ultimo signore di Carpi, i diritti sulle terre marecchiesi ricevuti tramite la moglie Ippolita Comneno, discendente dal casato bizantino, che li aveva avuti dal defunto primo marito Zanobio de'Medici.
La signoria dei Pio ebbe però vita breve: alla morte nel 1580 di Alberto, figlio di Lionello e Ippolita, la Santa Sede recuperò con un cavillo legale Verucchio e Scorticata affidandole a un commissario, mentre il feudo di Meldola e Sarsina fu venduto a fine secolo dall’ultimo, indebitato membro del casato ai principi Aldobrandini.

Dal declino al recupero
Sotto il governo pontificio anche Scorticata conobbe quel declino delle funzioni militari che interessò tutte le fortificazioni romagnole, rese già spesso obsolete dallo sviluppo delle tecniche belliche, anche a causa della maggiore stabilità politica del teatro italiano.
La rocca e il suo imponente giro di mura conobbero così l’abbandono e un continuo degrado, che era ormai in stato avanzato negli anni Sessanta del Novecento quando i nuovi proprietari avviarono il recupero di parte della struttura per destinarla a ristorante.
Nel 2014 Torriana – il nome assunto da Scorticata nel 1938 per volere di Mussolini – si è unita a Poggio Berni nel nuovo comune di Poggio Torriana.

VISITA
Crollata la lunga cinta di mura che circondava la rupe, del castello restano due imponenti torrioni circolari collegati dall’arco d’ingresso, una cisterna e la torre campanaria volta verso il mare, in parte ricostruita.
Sul vicino sperone dal lato del monte sono gli ampi resti della duecentesca torre quadrata che domina la valle, un tempo collegata al castello da un sistema di ponteggi.
Nel vecchio borgo sul punto più alto del monte è una piccola chiesa dalla quale si apre un ampio panorama sull’intera valle.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Marecchia,
via Marecchiese Aretina
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Malatesta,
Pio
Bibliografia
via Castello, 15
loc. Torriana
Poggio Torriana (RN)
tel 340 8915247 (pro loco Torriana), 353 4044394 (ristorante)
Nella Romagna sud-orientale, tra Rimini e il Montefeltro, Torriana domina con la vicina Montebello la valle del Marecchia da uno sperone di roccia sulla riva del fiume opposta a Verucchio.

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Un centro strategico, da Roma a Bisanzio
Già legata all'insediamento di cultura villanoviana di Verucchio, in età romana l'area era attraversata da un percorso collinare che - passando per l’attuale San Giovanni in Galilea - univa le vie marecchiese e sarsinate, antichi collegamenti tra Adriatico, Aretino e valle del Tevere.
Nuova importanza strategica venne acquisita durante le guerre greco-gotica e bizantino-longobarda dalla valle del Marecchia, divenuta parte dei percorsi volti a Roma alternativi alla Flaminia e porta d’accesso, via Rimini, all'Esarcato e alla Pentapoli – territori entrati infine a far parte alla fine del secolo VIII del Patrimonio di San Pietro a seguito delle donazioni dei re carolingi.

Tra Rimini e i Malatesta
Il castrum di Scorticata - così denominato per secoli dalla spoglia rupe su cui era collocato – venne confermato nel 1141 dal papa con numerosi altri castelli della zona alla Chiesa riminese, facendo parte fino al secolo successivo del plebato di San Giovanni in Galilea sottoposto alla stessa diocesi.
Nel 1186 Scorticata venne venduta con altri possedimenti fra Marecchia e Rubicone afferenti al castrum di Sogliano da tal Ugo Maltalone ai Malatesta, famiglia ghibellina radicata nel Montefeltro e nel contado riminese che aveva da poco ottenuto anche Verucchio, facendone il caposaldo della sua scalata al potere a Rimini.
Con Verucchio e Sogliano, Scorticata fu così tra i tanti castelli della zona che nel 1233 – poco dopo la concessione del cittadinatico ai Malatesta - giurarono fedeltà al comune di Rimini, intenzionato a consolidare i suoi legami territoriali fino alle propaggini montefeltrane contro le pretese delle chiese riminese e ravennate e le ambizioni di Urbino e delle città vicine.
Integrato nel frattempo da una torre posta su un vicino sperone roccioso, il castello era però ancora conteso tra comune e chiesa cittadina nel 1279, quando i diritti papali sulla Romagna vennero finalmente riconosciuti dall’imperatore dopo decenni di contrasti. E fu proprio il passaggio alla parte guelfa che consentì a Malatesta da Verucchio, protagonista delle lotte comunali lungo tutto il secolo, di assumere nel 1295 la signoria di fatto di Rimini e del suo territorio.

Il Trecento: un presidio malatestiano
Nei primi anni Trenta del Trecento il papa confermò il possesso di Scorticata a Galeotto Malatesta, che ne fece un presidio della lunga lotta per il potere contro Ferrantino e altri membri del casato, conclusa con la conferma della signoria riminese a lui e al fratello Guastafamiglia.
Nel corso del secolo i signori di Rimini fortificarono il castello con una cinta muraria lunga oltre un chilometro, articolata in diversi punti di avvistamento e segnalazione lungo tutta la rupe, da nord a sud. Scorticata divenne così con la vicina Montebello uno snodo centrale della rete militare imperniata su Verucchio, di crescente importanza strategica nella lotta con i vicini Montefeltro per il controllo della valle.
L’aggressivo espansionismo dei Malatesta li portò a quel tempo a dominare la Romagna orientale fino a Cesena, Meldola e Bertinoro, parte del Montefeltro con San Leo e Pennabilli, e le Marche settentrionali con Pesaro, Fano, Fossombrone, Senigallia: prima in contrasto con il papa, poi come suoi vicari dopo la sconfitta loro inflitta a metà Trecento dal cardinale Albornoz nel corso della ‘reconquista’ dei territori romagnoli della Chiesa al ribellismo signorile.

Il Quattrocento: Sigismondo Pandolfo
Nel corso del Quattrocento Scorticata fu parte dell’imponente sistema difensivo messo in atto tra Riminese e Marche settentrionali da Sigismondo Pandolfo Malatesta - rimasto unico signore di Rimini e Fano dopo la divisione dei possedimenti romagnoli del casato con il fratello - infrastruttura di un progetto politico mirante a riunire in un unico stato tutti i dominii malatestiani in vista di una prevedibile estinzione degli altri rami famigliari.
Le tensioni generate dai rapporti stretti con Venezia, potenza emergente in Romagna dopo l’annessione di Ravenna, costrinsero però i Malatesta – dopo le vittorie su Sigismondo Pandolfo conseguite nel 1462 da Federico da Montefeltro, che occupò anche Scorticata - a restituire al papa gran parte dei loro dominii ad eccezione di Rimini e del suo contado prossimo.
Scorticata fu così tra i castelli occupati per breve tempo negli anni Settanta, nel tentativo di riottenere i possessi perduti, da Roberto figlio di Sigismondo Pandolfo, poi ‘compensato’ con una piccola signoria personale tra Sarsina e Meldola.

Il Cinquecento: la signoria dei Pio
Dopo le parentesi, che investirono anche Scorticata, del Ducato borgiano di Romagna e di una breve occupazione veneziana, a inizio Cinquecento la Chiesa, sconfitte Venezia e la Francia, annesse alla propria compagine statale tutti i territori romagnoli cancellando il sistema dei vicariati signorili, nonostante i tentativi di rivalsa messi in atto negli anni Venti da Pandolfo IV Malatesta e dai suoi eredi, mentre singoli feudi venivano concessi a famiglie di provata fedeltà.
Scorticata divenne così parte con Verucchio del piccolo ‘stato’ con capitale Meldola ottenuto negli anni Trenta da Lionello Pio, presidente della Provincia di Romagna e governatore di Bertinoro, unendo al feudo di Meldola e Sarsina assegnato nel 1519 dal papa al defunto fratello Alberto, ultimo signore di Carpi, i diritti sulle terre marecchiesi ricevuti tramite la moglie Ippolita Comneno, discendente dal casato bizantino, che li aveva avuti dal defunto primo marito Zanobio de'Medici.
La signoria dei Pio ebbe però vita breve: alla morte nel 1580 di Alberto, figlio di Lionello e Ippolita, la Santa Sede recuperò con un cavillo legale Verucchio e Scorticata affidandole a un commissario, mentre il feudo di Meldola e Sarsina fu venduto a fine secolo dall’ultimo, indebitato membro del casato ai principi Aldobrandini.

Dal declino al recupero
Sotto il governo pontificio anche Scorticata conobbe quel declino delle funzioni militari che interessò tutte le fortificazioni romagnole, rese già spesso obsolete dallo sviluppo delle tecniche belliche, anche a causa della maggiore stabilità politica del teatro italiano.
La rocca e il suo imponente giro di mura conobbero così l’abbandono e un continuo degrado, che era ormai in stato avanzato negli anni Sessanta del Novecento quando i nuovi proprietari avviarono il recupero di parte della struttura per destinarla a ristorante.
Nel 2014 Torriana – il nome assunto da Scorticata nel 1938 per volere di Mussolini – si è unita a Poggio Berni nel nuovo comune di Poggio Torriana.

VISITA
Crollata la lunga cinta di mura che circondava la rupe, del castello restano due imponenti torrioni circolari collegati dall’arco d’ingresso, una cisterna e la torre campanaria volta verso il mare, in parte ricostruita.
Sul vicino sperone dal lato del monte sono gli ampi resti della duecentesca torre quadrata che domina la valle, un tempo collegata al castello da un sistema di ponteggi.
Nel vecchio borgo sul punto più alto del monte è una piccola chiesa dalla quale si apre un ampio panorama sull’intera valle.


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