Poggio Torriana

Palazzo Marcosanti
Poggio Torriana

Palazo Marcosanti, su gentile concessione di comuni-italiani.it
via Ripa Bianca, 441
Poggio Torriana (RN)
tel 0542 629522
Sulle prime colline della Romagna sud-orientale, alle spalle della via Emilia, lungo la strada che da Santarcangelo conduce a Poggio Berni, il palazzo Marcosanti domina da cento metri di altezza le valli del Marecchia e dell’Uso.

Una fattoria fortificata per il controllo del territorio
Posta a controllo della via Marecchiese, importante canale di comunicazione tra Adriatico, Appennino e Toscana, dalla fine del secolo XII questa area risulta soggetta ai Malatesta, famiglia ghibellina radicata nel Montefeltro e nel contado riminese che aveva fatto della vicina Verucchio la base della sua scalata al potere a Rimini.
Forse identificabile con l’antica Tomba di Poggio Berni, la fattoria venne fortificata nel corso del Trecento dagli stessi Malatesta, fungendo insieme da centro amministrativo dell’intorno agricolo, sede giudiziaria e mercatale e luogo di riunione degli abitanti.
Il complesso divenne così parte di un articolato sistema di controllo territoriale esteso lungo tutta la valle, testimoniato anche dalla presenza della Tomba Battagli presso Santarcangelo.

Un bene dotale dai Malatesta..
Nel corso dei secoli il complesso fu oggetto di ripetuti passaggi di proprietà: bene allodiale connesso all’appannaggio dotale di casa Malatesta, il palazzo venne assegnato nel 1418 a Laura, figlia del signore di Cesena Andrea Malatesta, in occasione del matrimonio con Nicolò III d'Este, due anni dopo alla figlia di quest’ultimo, Margherita, sposa di Roberto Galeotto Malatesta, e poi per breve tempo a Violante da Montefeltro, vedova di un altro signore di Cesena, Novello Malatesta. Passata al cardinale Stefano Nardini, nel 1473 la proprietà venne infine donata da questi al nipote Cristoforo, che aveva sposato una figlia naturale di Sigismondo Malatesta.

…ai Dalla Rovere
Entrati in insanabile contrasto con il papa, nel 1492 i Nardini furono però costretti a trasferire alla Camera Apostolica quasi tutti i loro beni, compresa la tenuta e il palazzo di Poggio Berni, con i relativi privilegi giurisdizionali. Divenuta ora una pedina nei rapporti tra il papa e i suoi alleati, la proprietà venne così assegnata in quello stesso 1492 a Giovanni della Rovere d'Aragona, padre del futuro duca di Urbino Francesco Maria, per passare l’anno successivo a Guidobaldo I, ultimo duca urbinate di casa Montefeltro; ceduto nel 1557 da Guidobaldo II al conte Orazio I di Carpegna, il palazzo tornò poi ai dalla Rovere attraverso il cardinale di Urbino, Giulio.
Tenuta e palazzo furono riconosciuti ancora come beni dotali dalla convenzione firmata nel 1624 tra la Curia romana, il Granduca di Toscana e il duca d'Urbino Francesco Maria II della Rovere, che attribuiva i beni allodiali e l’eredità di quest’ultimo alla nipote Vittoria della Rovere, andata sposa a Ferdinando de Medici, figlio del Granduca.

Il palazzo recuperato
Estinti i Medici, nel 1738 i loro beni passarono ai Lorena, che venticinque anni dopo con Francesco, marito dell'Imperatrice Maria Teresa d'Austria, li cedettero alla Camera Apostolica. Passata nel 1778 ai principi Albani, assumendone il nome, la tenuta restò in loro possesso fino al 1889, quando venne ceduta all’avvocato Paolo Marcosanti, dal quale deriva l’attuale denominazione.
Gravemente danneggiato durante il secondo conflitto mondiale, nel dopoguerra il palazzo venne ceduto a nuovi acquirenti, mentre la tenuta veniva smembrata.
Importanti interventi avviati dal 1974 dagli attuali proprietari, hanno consentito il recupero e il restauro delle antiche strutture, adeguandole alla nuova vocazione agrituristica del complesso.

VISITA
Il palazzo fortificato presenta un’imponente facciata con mura scarpate, sulla quale è collocato l’ingresso principale caratterizzato dall’arco ogivale.
Un altro arco a sesto acuto, ornato da un fregio in cotto con l’emblema malatestiano della scacchiera dà accesso al cortile interno con pozzo centrale.
Attorno al cortile si articola l’edificio, comprendente un piano nobile e un secondo piano ribassato, entrambi dotati di ampie finestre. Sulla destra della facciata è la piccola cappella.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Marecchia,
via Marecchiese Aretina
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Malatesta,
Dalla Rovere
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Le Fattorie fortificate
Bibliografia
via Ripa Bianca, 441
Poggio Torriana (RN)
tel 0542 629522
Sulle prime colline della Romagna sud-orientale, alle spalle della via Emilia, lungo la strada che da Santarcangelo conduce a Poggio Berni, il palazzo Marcosanti domina da cento metri di altezza le valli del Marecchia e dell’Uso.

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Una fattoria fortificata per il controllo del territorio
Posta a controllo della via Marecchiese, importante canale di comunicazione tra Adriatico, Appennino e Toscana, dalla fine del secolo XII questa area risulta soggetta ai Malatesta, famiglia ghibellina radicata nel Montefeltro e nel contado riminese che aveva fatto della vicina Verucchio la base della sua scalata al potere a Rimini.
Forse identificabile con l’antica Tomba di Poggio Berni, la fattoria venne fortificata nel corso del Trecento dagli stessi Malatesta, fungendo insieme da centro amministrativo dell’intorno agricolo, sede giudiziaria e mercatale e luogo di riunione degli abitanti.
Il complesso divenne così parte di un articolato sistema di controllo territoriale esteso lungo tutta la valle, testimoniato anche dalla presenza della Tomba Battagli presso Santarcangelo.

Un bene dotale dai Malatesta..
Nel corso dei secoli il complesso fu oggetto di ripetuti passaggi di proprietà: bene allodiale connesso all’appannaggio dotale di casa Malatesta, il palazzo venne assegnato nel 1418 a Laura, figlia del signore di Cesena Andrea Malatesta, in occasione del matrimonio con Nicolò III d'Este, due anni dopo alla figlia di quest’ultimo, Margherita, sposa di Roberto Galeotto Malatesta, e poi per breve tempo a Violante da Montefeltro, vedova di un altro signore di Cesena, Novello Malatesta. Passata al cardinale Stefano Nardini, nel 1473 la proprietà venne infine donata da questi al nipote Cristoforo, che aveva sposato una figlia naturale di Sigismondo Malatesta.

…ai Dalla Rovere
Entrati in insanabile contrasto con il papa, nel 1492 i Nardini furono però costretti a trasferire alla Camera Apostolica quasi tutti i loro beni, compresa la tenuta e il palazzo di Poggio Berni, con i relativi privilegi giurisdizionali. Divenuta ora una pedina nei rapporti tra il papa e i suoi alleati, la proprietà venne così assegnata in quello stesso 1492 a Giovanni della Rovere d'Aragona, padre del futuro duca di Urbino Francesco Maria, per passare l’anno successivo a Guidobaldo I, ultimo duca urbinate di casa Montefeltro; ceduto nel 1557 da Guidobaldo II al conte Orazio I di Carpegna, il palazzo tornò poi ai dalla Rovere attraverso il cardinale di Urbino, Giulio.
Tenuta e palazzo furono riconosciuti ancora come beni dotali dalla convenzione firmata nel 1624 tra la Curia romana, il Granduca di Toscana e il duca d'Urbino Francesco Maria II della Rovere, che attribuiva i beni allodiali e l’eredità di quest’ultimo alla nipote Vittoria della Rovere, andata sposa a Ferdinando de Medici, figlio del Granduca.

Il palazzo recuperato
Estinti i Medici, nel 1738 i loro beni passarono ai Lorena, che venticinque anni dopo con Francesco, marito dell'Imperatrice Maria Teresa d'Austria, li cedettero alla Camera Apostolica. Passata nel 1778 ai principi Albani, assumendone il nome, la tenuta restò in loro possesso fino al 1889, quando venne ceduta all’avvocato Paolo Marcosanti, dal quale deriva l’attuale denominazione.
Gravemente danneggiato durante il secondo conflitto mondiale, nel dopoguerra il palazzo venne ceduto a nuovi acquirenti, mentre la tenuta veniva smembrata.
Importanti interventi avviati dal 1974 dagli attuali proprietari, hanno consentito il recupero e il restauro delle antiche strutture, adeguandole alla nuova vocazione agrituristica del complesso.

VISITA
Il palazzo fortificato presenta un’imponente facciata con mura scarpate, sulla quale è collocato l’ingresso principale caratterizzato dall’arco ogivale.
Un altro arco a sesto acuto, ornato da un fregio in cotto con l’emblema malatestiano della scacchiera dà accesso al cortile interno con pozzo centrale.
Attorno al cortile si articola l’edificio, comprendente un piano nobile e un secondo piano ribassato, entrambi dotati di ampie finestre. Sulla destra della facciata è la piccola cappella.


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