Pievepelago

Castello di Roccapelago
Pievepelago

Castello di Roccapelago
via Salita della Chiesa
loc. Roccapelago
Pievepelago (MO)
tel 0536 72319, 0536 71890, 0536 71322
Nell’alto Frignano modenese, in prossimità del confine con la Toscana lucchese e pistoiese, Roccapelago domina da uno sperone roccioso a oltre mille metri di altezza la valle dello Scoltenna, il principale ramo sorgentizio del Panaro.


Dai bizantini a Nonantola
Area di secolare importanza strategica, il Frignano fu a lungo un baluardo bizantino contro la pressione dei Longobardi, che riuscirono qui a prevalere solo nel terzo decennio del secolo VIII. Fin dal 753 a Roccapelago è attestato un castello dell’abbazia benedettina di Nonantola, fondata con quella vicina di Fanano dal nobile longobardo Anselmo e titolare di ampi possedimenti nell’area appenninica.
In origine costituito da una torre a pianta quadrata circondata da una cortina muraria trapezoidale che girava attorno all’altura, il castello rivestì per tutto il medioevo un ruolo importante grazie alla sua posizione naturalmente fortificata, a controllo delle vie che dalla pianura padana conducevano alla Garfagnana attraverso il Giovo e il Saltello, e al Pistoiese attraverso l’Abetone.

I Montegarullo
Parte degli immensi territori controllati dai Canossa, alla morte della grancontessa Matilde nel 1115 il Frignano divenne terreno dello scontro tra i feudatari della montagna aggregati nelle fazioni avverse dei ghibellini Montecuccoli e dei guelfi Gualanduzzi, e della parallela contesa tra i comuni di Modena e Bologna per il controllo degli importanti valichi appenninici.
Roccapelago entrò ben presto nell'orbita guelfa come parte dei possessi alto-appenninici dei Radaldi, sodali dei Gualanduzzi, che verso la metà del Duecento assunsero il nome di Montegarullo da un castello nel Pavullese da loro acquisito grazie all’alleanza matrimoniale con un Montecuccoli guelfo, distrutto poco dopo dalla parte ghibellina di quella potente famiglia.
Riportata a Roccapelago la propria base, i Montegarullo rafforzarono e ampliarono con torri e altre mura il castello, integrato in seguito con un palazzo destinato a residenza, facendone una delle maggiori e più imprendibili roccaforti del Frignano.

Il Frignano estense: la ribellione di Obizzo
Nel corso del Trecento la rocca assunse un interesse strategico ancora più ampio, divenendo oggetto di contesa tra gli Este, dal 1336 signori di Modena e del Frignano, che da qui miravano ad espandersi in Garfagnana, e le città toscane di Lucca e Firenze interessate ad assicurarsi il controllo degli accessi appenninici alla pianura padana.
Nel 1370 Obizzo da Montegarullo insieme ai conti di Gombola e ai signori di Sassuolo si ribellò agli Este – la cui ascesa era stata a suo tempo appoggiata, peraltro in modo discontinuo, dalla sua famiglia – alleandosi con i Visconti loro nemici. Legatosi poi a Firenze, ne portò alla vittoria le truppe nella guerra del Mugello contro gli Ubaldini.
Nel 1390 Obizzo riprese la lotta contro gli Este, alleandosi a un ramo filo-bolognese dei Montecuccoli, e devastando la valle dello Scoltenna, contrastato dagli Este e da Lucca. Gli scontri continuarono a lungo, alternati a tregue che portarono gli Este nel 1398 a concedere in feudo al ribelle Roccapelago e molti altri castelli e a nominarlo podestà di Sestola.
Solo all’inizio del Quattrocento gli Este ebbero la meglio, togliendo a Obizzo tra il 1406 e il 1408 tutti i suoi possedimenti. Anche l'imprendibile Roccapelago dovette arrendersi, dopo un pesante assedio portato non solo con le consuete macchine da guerra ma anche con le prime armi da fuoco che lo distrusse quasi completamente.

Tra Cinquecento e Settecento: il declino di Roccapelago
Nella seconda metà del Cinquecento i nuovi assetti politici italiani ed europei emersi dalla pace di Cateau Cambresis ridimensionarono progressivamente anche il ruolo strategico del Frignano e delle sue fortificazioni.
Alla fine del secolo una porzione del castello di Roccapelago, ormai in rovina, fu riattata per ospitare la nuova chiesa del borgo, in sostituzione di quella eretta nel X secolo che era stata rasa al suolo da un incendio, e a metà Settecento una delle torri venne trasformata in campanile a spese della popolazione.
Il declino di Roccapelago venne accelerato dalla lontananza dalle nuove vie di comunicazione con la Toscana – la Vandelli prima e la Giardini poi – che in quel secolo favorirono, a scapito dei siti più arroccati e isolati, lo sviluppo della vicina Pievepelago, alla quale il borgo fu annesso nel 1797.

Dal restauro alle indagini scientifiche: le mummie di Roccapelago
I primi interventi di restauro dell’edificio vennero effettuati nel secondo Ottocento, mentre nel 1925 si intervenne per riparare i danni del terremoto verificatosi cinque anni prima.
Dopo la ripresa dei lavori negli anni Settanta del Novecento, nel 2008 è stato avviato un ampio programma di restauro e consolidamento del complesso accompagnato da approfondite indagini archeologiche che hanno avuto esiti di grande rilievo.
Tra il 2010 e il 2011 sotto il pavimento della chiesa è stato infatti rinvenuto un luogo di sepoltura comune che ospitava centinaia di corpi, molti dei quali mummificati per via naturale, databili tra il XVI e il XVIII secolo. Lo studio scientifico dei resti umani e dei tanti oggetti di uso quotidiano e devozionale deposti con loro ha aperto nuove prospettive di ricerca su storia, ambiente, usi e vita quotidiana della piccola comunità montana su un ampio arco di tempo.
I risultati delle indagini sono oggi presentati con parte dei ritrovamenti nel museo allestito all’ingresso del castello, a cui si affianca una mostra dedicata a Obizzo da Montegarullo che ripercorre il conflitto fra il condottiero e la repubblica di Lucca.


VISITA
Posta su uno sperone di roccia serpentinosa, la rocca domina un ampio panorama che abbraccia il Cimone, il Libro Aperto, il crinale verso San Pellegrino in Alpe, il Rondinaio e il Sasso Tignoso a ovest.
Una ripida selciata conduce dal borgo all’ingresso con il corpo di guardia, oggi sede del museo e un tempo rafforzato da una cortina muraria e da una torre. Nel perimetro interno, delimitato dalla cinta muraria ancora intatta, il punto più elevato dell’altura è occupato dall’antico mastio, divenuto il campanile della chiesa.
Collegato al mastio da un passaggio sospeso che consentiva in caso di pericolo di rifugiarsi nella torre, il palazzo feudale, un tempo dotato di una cortina muraria quasi continua, si erge come altre rocche friniati sul punto più elevato del ciglio roccioso esposto verso la valle.
Il corpo principale dell’edificio è stato pesantemente modificato per trasformarlo nella chiesa: l’interno a pianta quadrata, privo di archi, volte o colonne, corrisponde probabilmente alla sala d’armi dell’antico palazzo. La chiesa è una delle più interessanti della montagna modenese: pregevoli le ancone, le pale d’altare tra le quali una Madonna di scuola carraccesca, e l’imponente ciborio in legno dorato a tempietto di inizio Seicento. I lavori intrapresi nel secondo Ottocento hanno portato alla luce un grande camino un tempo parte della cucina del castello.
All’esterno della corte è la casa del Capitano, caratterizzata da uno scalone a doppia apertura con due archi congiunti da un architrave ornato.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Panaro,
via Romea Nonantolana
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Montegarullo,
Este
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Il Frignano estense
Bibliografia
via Salita della Chiesa
loc. Roccapelago
Pievepelago (MO)
tel 0536 72319, 0536 71890, 0536 71322
Nell’alto Frignano modenese, in prossimità del confine con la Toscana lucchese e pistoiese, Roccapelago domina da uno sperone roccioso a oltre mille metri di altezza la valle dello Scoltenna, il principale ramo sorgentizio del Panaro.


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Dai bizantini a Nonantola
Area di secolare importanza strategica, il Frignano fu a lungo un baluardo bizantino contro la pressione dei Longobardi, che riuscirono qui a prevalere solo nel terzo decennio del secolo VIII. Fin dal 753 a Roccapelago è attestato un castello dell’abbazia benedettina di Nonantola, fondata con quella vicina di Fanano dal nobile longobardo Anselmo e titolare di ampi possedimenti nell’area appenninica.
In origine costituito da una torre a pianta quadrata circondata da una cortina muraria trapezoidale che girava attorno all’altura, il castello rivestì per tutto il medioevo un ruolo importante grazie alla sua posizione naturalmente fortificata, a controllo delle vie che dalla pianura padana conducevano alla Garfagnana attraverso il Giovo e il Saltello, e al Pistoiese attraverso l’Abetone.

I Montegarullo
Parte degli immensi territori controllati dai Canossa, alla morte della grancontessa Matilde nel 1115 il Frignano divenne terreno dello scontro tra i feudatari della montagna aggregati nelle fazioni avverse dei ghibellini Montecuccoli e dei guelfi Gualanduzzi, e della parallela contesa tra i comuni di Modena e Bologna per il controllo degli importanti valichi appenninici.
Roccapelago entrò ben presto nell'orbita guelfa come parte dei possessi alto-appenninici dei Radaldi, sodali dei Gualanduzzi, che verso la metà del Duecento assunsero il nome di Montegarullo da un castello nel Pavullese da loro acquisito grazie all’alleanza matrimoniale con un Montecuccoli guelfo, distrutto poco dopo dalla parte ghibellina di quella potente famiglia.
Riportata a Roccapelago la propria base, i Montegarullo rafforzarono e ampliarono con torri e altre mura il castello, integrato in seguito con un palazzo destinato a residenza, facendone una delle maggiori e più imprendibili roccaforti del Frignano.

Il Frignano estense: la ribellione di Obizzo
Nel corso del Trecento la rocca assunse un interesse strategico ancora più ampio, divenendo oggetto di contesa tra gli Este, dal 1336 signori di Modena e del Frignano, che da qui miravano ad espandersi in Garfagnana, e le città toscane di Lucca e Firenze interessate ad assicurarsi il controllo degli accessi appenninici alla pianura padana.
Nel 1370 Obizzo da Montegarullo insieme ai conti di Gombola e ai signori di Sassuolo si ribellò agli Este – la cui ascesa era stata a suo tempo appoggiata, peraltro in modo discontinuo, dalla sua famiglia – alleandosi con i Visconti loro nemici. Legatosi poi a Firenze, ne portò alla vittoria le truppe nella guerra del Mugello contro gli Ubaldini.
Nel 1390 Obizzo riprese la lotta contro gli Este, alleandosi a un ramo filo-bolognese dei Montecuccoli, e devastando la valle dello Scoltenna, contrastato dagli Este e da Lucca. Gli scontri continuarono a lungo, alternati a tregue che portarono gli Este nel 1398 a concedere in feudo al ribelle Roccapelago e molti altri castelli e a nominarlo podestà di Sestola.
Solo all’inizio del Quattrocento gli Este ebbero la meglio, togliendo a Obizzo tra il 1406 e il 1408 tutti i suoi possedimenti. Anche l'imprendibile Roccapelago dovette arrendersi, dopo un pesante assedio portato non solo con le consuete macchine da guerra ma anche con le prime armi da fuoco che lo distrusse quasi completamente.

Tra Cinquecento e Settecento: il declino di Roccapelago
Nella seconda metà del Cinquecento i nuovi assetti politici italiani ed europei emersi dalla pace di Cateau Cambresis ridimensionarono progressivamente anche il ruolo strategico del Frignano e delle sue fortificazioni.
Alla fine del secolo una porzione del castello di Roccapelago, ormai in rovina, fu riattata per ospitare la nuova chiesa del borgo, in sostituzione di quella eretta nel X secolo che era stata rasa al suolo da un incendio, e a metà Settecento una delle torri venne trasformata in campanile a spese della popolazione.
Il declino di Roccapelago venne accelerato dalla lontananza dalle nuove vie di comunicazione con la Toscana – la Vandelli prima e la Giardini poi – che in quel secolo favorirono, a scapito dei siti più arroccati e isolati, lo sviluppo della vicina Pievepelago, alla quale il borgo fu annesso nel 1797.

Dal restauro alle indagini scientifiche: le mummie di Roccapelago
I primi interventi di restauro dell’edificio vennero effettuati nel secondo Ottocento, mentre nel 1925 si intervenne per riparare i danni del terremoto verificatosi cinque anni prima.
Dopo la ripresa dei lavori negli anni Settanta del Novecento, nel 2008 è stato avviato un ampio programma di restauro e consolidamento del complesso accompagnato da approfondite indagini archeologiche che hanno avuto esiti di grande rilievo.
Tra il 2010 e il 2011 sotto il pavimento della chiesa è stato infatti rinvenuto un luogo di sepoltura comune che ospitava centinaia di corpi, molti dei quali mummificati per via naturale, databili tra il XVI e il XVIII secolo. Lo studio scientifico dei resti umani e dei tanti oggetti di uso quotidiano e devozionale deposti con loro ha aperto nuove prospettive di ricerca su storia, ambiente, usi e vita quotidiana della piccola comunità montana su un ampio arco di tempo.
I risultati delle indagini sono oggi presentati con parte dei ritrovamenti nel museo allestito all’ingresso del castello, a cui si affianca una mostra dedicata a Obizzo da Montegarullo che ripercorre il conflitto fra il condottiero e la repubblica di Lucca.


VISITA
Posta su uno sperone di roccia serpentinosa, la rocca domina un ampio panorama che abbraccia il Cimone, il Libro Aperto, il crinale verso San Pellegrino in Alpe, il Rondinaio e il Sasso Tignoso a ovest.
Una ripida selciata conduce dal borgo all’ingresso con il corpo di guardia, oggi sede del museo e un tempo rafforzato da una cortina muraria e da una torre. Nel perimetro interno, delimitato dalla cinta muraria ancora intatta, il punto più elevato dell’altura è occupato dall’antico mastio, divenuto il campanile della chiesa.
Collegato al mastio da un passaggio sospeso che consentiva in caso di pericolo di rifugiarsi nella torre, il palazzo feudale, un tempo dotato di una cortina muraria quasi continua, si erge come altre rocche friniati sul punto più elevato del ciglio roccioso esposto verso la valle.
Il corpo principale dell’edificio è stato pesantemente modificato per trasformarlo nella chiesa: l’interno a pianta quadrata, privo di archi, volte o colonne, corrisponde probabilmente alla sala d’armi dell’antico palazzo. La chiesa è una delle più interessanti della montagna modenese: pregevoli le ancone, le pale d’altare tra le quali una Madonna di scuola carraccesca, e l’imponente ciborio in legno dorato a tempietto di inizio Seicento. I lavori intrapresi nel secondo Ottocento hanno portato alla luce un grande camino un tempo parte della cucina del castello.
All’esterno della corte è la casa del Capitano, caratterizzata da uno scalone a doppia apertura con due archi congiunti da un architrave ornato.


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