Guiglia

Castello di Guiglia o Conventino
Guiglia

Guiglia, Castello Montecuccoli,
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Guiglia, Castello Montecuccoli, interno,
Guiglia, Castello Montecuccoli
via di Vittorio, 10
Guiglia (MO)
tel 059 70 99 66 Municipio; 059 70 99 51 IAT, 059 70 99 51 Ufficio Turistico
Tra il Frignano appenninico e l’alta pianura modenese, Guiglia domina da un alto poggio a sud di Vignola la riva destra della valle del Panaro, nei pressi del confine con il Bolognese.

Da Nonantola alle lotte tra Modena e Bologna
Guiglia è citata per la prima volta nel tardo secolo IX in un documento dell’abbazia di Nonantola, titolare di ampi possessi in questa area, dove transitava la variante orientale dell'omonima via Romea che collegava lungo il Panaro l'abbazia di pianura alla consorella appenninica di Fanano, giungendo fino alla Toscana pistoiese. Si ipotizza che intorno a questa epoca fosse già qui presente una prima fortificazione a difesa dalle invasioni ungare, anche se il castello risale forse alla metà del secolo XI.
Comitato rurale franco dipendente dal conte di Modena, poi parte degli immensi territori canossiani, dopo la morte della grancontessa Matilde nel 1115 il Frignano divenne terreno di scontro tra i feudatari della montagna, organizzati nelle fazioni dei Montecuccoli e dei Gualandelli, e tra Modena e Bologna, interessate al controllo dei valichi appenninici.
Ai primi del Duecento gli attacchi bolognesi indussero i signori di Guiglia a giurare fedeltà al comune di Modena, che stava allora costruendo anche il vicino castello di Montevallaro; ma all'inizio del secolo successivo Azzo d'Este, che cercava di affermare il proprio contrastato potere nell'area, assegnò Guiglia a Bologna, che ne rafforzò le difese senza poter evitare i ripetuti attacchi dei suoi avversari.

Il castello degli Este
Consolidato nel 1336 il proprio controllo su Modena e sul Frignano, gli Este dovettero affrontare a metà secolo la ribellione di Guiglia, che aveva appoggiato i tentativi espansionistici dei Visconti. L’incendio appiccato nel 1362 dai partigiani estensi distrusse completamente la struttura fortificata, che venne ricostruita dalle fondamenta nell’arco di quarant’anni, creando una rocca dotata di torri e munita di ponte levatoio sul fossato.
Nel 1405 gli Este diedero il feudo di Guiglia, con molti altri del Frignano, ai Pio di Carpi, che lo tennero fino al 1510, quando l’imperatore tolse ad Alberto III - accusato di tradimento per i suoi legami con la Francia - la signoria carpigiana.
La caduta dei Pio scatenò un nuovo scontro per il controllo dell’area tra i Montecuccoli e i bolognesi Tanari; alla fine del Cinquecento il feudo andò prima al conte bolognese Aldrovandi e poi assegnato, elevato a marchesato, agli Estense Tassoni.

Dalla rocca al palazzo dei Montecuccoli
Entrata a far parte del ducato estense di Modena dopo la devoluzione di Ferrara al papa, Guiglia venne assegnata nel 1630 con il marchesato a Francesco Montecuccoli, maggiordomo del duca, che intraprese la ricostruzione del castello pesantemente danneggiato dal terremoto del 1571.
Questi interventi, come quelli intrapresi in seguito, si proposero soprattutto di valorizzare la vocazione residenziale dell’edificio, che aveva ormai perso ogni funzione militare, per farne la sede di villeggiatura estiva della famiglia. Rimosso il ponte levatoio e chiusa la porta a oriente, venne creato un nuovo, prestigioso accesso attraverso un alto portale con timpano e colonne che introduceva a una loggia con stucchi e agli appartamenti ampliati e decorati; presso le mura del castello sorse inoltre un convento carmelitano.
Passato al ramo collaterale dei Laderchi dopo l'estinzione del casato principale, il castello fu interessato a ulteriori lavori fra Sei e Settecento con la costruzione dell’oratorio della Madonnina - replica in miniatura del santuario bolognese della Madonna di San Luca a cui la famiglia era devota -poi a metà Settecento, quando venne tra l’altro realizzato un teatro nel piazzale prospiciente il palazzo, in precedenza dedicato al gioco ‘della racchetta’.

Un castello neo-medievale per un albergo termale
I Montecuccoli Laderchi mantennero il feudo fino ai decreti napoleonici, che aggregarono Guiglia al Dipartimento del Reno, conservando però in forma privata la proprietà del castello e di altri beni in Guiglia e Marano.
A fine Ottocento le difficoltà finanziarie costrinsero la famiglia a mettere all’asta il castello, che venne acquistato dall’ingegnere svizzero Giovanni Beusch per farne un albergo termale collegato alla sorgente ferruginosa del Ramenchia.
Il nuovo proprietario promosse, sull’onda del revival storicistico allora in voga, il rifacimento in stile neo-medievale dell’edificio, illuminato da un potente fanale che di notte lo rendeva visibile a diversi chilometri di distanza.

Il Novecento: da ospedale militare a sede culturale
Chiuso nel 1914 l’albergo, il castello venne acquistato nel 1939 dal podestà di Guiglia. Durante la seconda guerra mondiale nell’edificio vennero ricoverate le opere d'arte della Galleria Estense di Modena; durante l'ultima fase del conflitto, data la vicinanza di Guiglia al fronte della Linea Gotica, il castello divenne sede di un ospedale militare dell'esercito tedesco. Il bombardamento che colpì il paese nel 1945, alla vigilia della liberazione, danneggiò tra l’altro l’arco di ingresso al borgo.
Il castello è oggi di proprietà del Comune, che vi organizza mostre ed eventi culturali; le sale nobili al primo piano ospitano una mostra permanente dedicata alla presenza dei Montecuccoli nelle terre di Guiglia.

VISITA
Detta il ‘balcone dell'Emilia’ per l’eccezionale panorama, dagli appennini alle prealpi venete, che si domina dalla sua sommità, a 500 metri di altitudine, Guiglia è visibile da grande distanza grazie all’imponente mole della sua torre.
Un monumentale arco settecentesco con l’aquila dei Montecuccoli conduce al borgo e al castello posto sulla sommità della collina e immerso in una pineta, detto anche ‘il Conventino’ dal monastero carmelitano fondato a inizio Seicento presso le sue mura.
La ricercata architettura del Castello è unica nell'area appenninica: da un sontuoso portale si giunge al cortile con loggiato a colonne e stucchi barocchi; l’ala orientale dell’edificio corrisponde alla prima struttura trecentesca.
Gli ambienti interni, in parte visitabili, conservano la configurazione di fine Ottocento. Al piano terra è la restaurata sala ‘degli Specchi’, mentre al primo piano sopra la loggia coperta sono le sale nobili, con soffitti affrescati e imponenti camini, dove è allestita la mostra permanente sui Montecuccoli Laderchi.
Ai piedi del castello sorge l'oratorio della Madonnina, copia in scala della chiesa bolognese della Madonna di San Luca sul colle della Guardia, avviato alla fine del XVII secolo da Ottavia Montecuccoli Laderchi e portato a termine nel 1715 dal figlio Raimondo per ospitare un'immagine ritenuta miracolosa della Vergine, in precedenza posta su un pilastrino presso la ripa del campo superiore, vicino al convento; utilizzato poi come cappella funeraria della famiglia, l’oratorio conserva anche una raccolta di ex-voto.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Panaro,
via Romea Nonantolana
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Comune di Bologna,
Comune di Modena,
Canossa,
Pio,
Montecuccoli,
Laderchi
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Barocco e Rococò,
Storicismo Eclettismo Liberty
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Il Frignano estense
Bibliografia
via di Vittorio, 10
Guiglia (MO)
tel 059 70 99 66 Municipio; 059 70 99 51 IAT, 059 70 99 51 Ufficio Turistico
Tra il Frignano appenninico e l’alta pianura modenese, Guiglia domina da un alto poggio a sud di Vignola la riva destra della valle del Panaro, nei pressi del confine con il Bolognese.

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Da Nonantola alle lotte tra Modena e Bologna
Guiglia è citata per la prima volta nel tardo secolo IX in un documento dell’abbazia di Nonantola, titolare di ampi possessi in questa area, dove transitava la variante orientale dell'omonima via Romea che collegava lungo il Panaro l'abbazia di pianura alla consorella appenninica di Fanano, giungendo fino alla Toscana pistoiese. Si ipotizza che intorno a questa epoca fosse già qui presente una prima fortificazione a difesa dalle invasioni ungare, anche se il castello risale forse alla metà del secolo XI.
Comitato rurale franco dipendente dal conte di Modena, poi parte degli immensi territori canossiani, dopo la morte della grancontessa Matilde nel 1115 il Frignano divenne terreno di scontro tra i feudatari della montagna, organizzati nelle fazioni dei Montecuccoli e dei Gualandelli, e tra Modena e Bologna, interessate al controllo dei valichi appenninici.
Ai primi del Duecento gli attacchi bolognesi indussero i signori di Guiglia a giurare fedeltà al comune di Modena, che stava allora costruendo anche il vicino castello di Montevallaro; ma all'inizio del secolo successivo Azzo d'Este, che cercava di affermare il proprio contrastato potere nell'area, assegnò Guiglia a Bologna, che ne rafforzò le difese senza poter evitare i ripetuti attacchi dei suoi avversari.

Il castello degli Este
Consolidato nel 1336 il proprio controllo su Modena e sul Frignano, gli Este dovettero affrontare a metà secolo la ribellione di Guiglia, che aveva appoggiato i tentativi espansionistici dei Visconti. L’incendio appiccato nel 1362 dai partigiani estensi distrusse completamente la struttura fortificata, che venne ricostruita dalle fondamenta nell’arco di quarant’anni, creando una rocca dotata di torri e munita di ponte levatoio sul fossato.
Nel 1405 gli Este diedero il feudo di Guiglia, con molti altri del Frignano, ai Pio di Carpi, che lo tennero fino al 1510, quando l’imperatore tolse ad Alberto III - accusato di tradimento per i suoi legami con la Francia - la signoria carpigiana.
La caduta dei Pio scatenò un nuovo scontro per il controllo dell’area tra i Montecuccoli e i bolognesi Tanari; alla fine del Cinquecento il feudo andò prima al conte bolognese Aldrovandi e poi assegnato, elevato a marchesato, agli Estense Tassoni.

Dalla rocca al palazzo dei Montecuccoli
Entrata a far parte del ducato estense di Modena dopo la devoluzione di Ferrara al papa, Guiglia venne assegnata nel 1630 con il marchesato a Francesco Montecuccoli, maggiordomo del duca, che intraprese la ricostruzione del castello pesantemente danneggiato dal terremoto del 1571.
Questi interventi, come quelli intrapresi in seguito, si proposero soprattutto di valorizzare la vocazione residenziale dell’edificio, che aveva ormai perso ogni funzione militare, per farne la sede di villeggiatura estiva della famiglia. Rimosso il ponte levatoio e chiusa la porta a oriente, venne creato un nuovo, prestigioso accesso attraverso un alto portale con timpano e colonne che introduceva a una loggia con stucchi e agli appartamenti ampliati e decorati; presso le mura del castello sorse inoltre un convento carmelitano.
Passato al ramo collaterale dei Laderchi dopo l'estinzione del casato principale, il castello fu interessato a ulteriori lavori fra Sei e Settecento con la costruzione dell’oratorio della Madonnina - replica in miniatura del santuario bolognese della Madonna di San Luca a cui la famiglia era devota -poi a metà Settecento, quando venne tra l’altro realizzato un teatro nel piazzale prospiciente il palazzo, in precedenza dedicato al gioco ‘della racchetta’.

Un castello neo-medievale per un albergo termale
I Montecuccoli Laderchi mantennero il feudo fino ai decreti napoleonici, che aggregarono Guiglia al Dipartimento del Reno, conservando però in forma privata la proprietà del castello e di altri beni in Guiglia e Marano.
A fine Ottocento le difficoltà finanziarie costrinsero la famiglia a mettere all’asta il castello, che venne acquistato dall’ingegnere svizzero Giovanni Beusch per farne un albergo termale collegato alla sorgente ferruginosa del Ramenchia.
Il nuovo proprietario promosse, sull’onda del revival storicistico allora in voga, il rifacimento in stile neo-medievale dell’edificio, illuminato da un potente fanale che di notte lo rendeva visibile a diversi chilometri di distanza.

Il Novecento: da ospedale militare a sede culturale
Chiuso nel 1914 l’albergo, il castello venne acquistato nel 1939 dal podestà di Guiglia. Durante la seconda guerra mondiale nell’edificio vennero ricoverate le opere d'arte della Galleria Estense di Modena; durante l'ultima fase del conflitto, data la vicinanza di Guiglia al fronte della Linea Gotica, il castello divenne sede di un ospedale militare dell'esercito tedesco. Il bombardamento che colpì il paese nel 1945, alla vigilia della liberazione, danneggiò tra l’altro l’arco di ingresso al borgo.
Il castello è oggi di proprietà del Comune, che vi organizza mostre ed eventi culturali; le sale nobili al primo piano ospitano una mostra permanente dedicata alla presenza dei Montecuccoli nelle terre di Guiglia.

VISITA
Detta il ‘balcone dell'Emilia’ per l’eccezionale panorama, dagli appennini alle prealpi venete, che si domina dalla sua sommità, a 500 metri di altitudine, Guiglia è visibile da grande distanza grazie all’imponente mole della sua torre.
Un monumentale arco settecentesco con l’aquila dei Montecuccoli conduce al borgo e al castello posto sulla sommità della collina e immerso in una pineta, detto anche ‘il Conventino’ dal monastero carmelitano fondato a inizio Seicento presso le sue mura.
La ricercata architettura del Castello è unica nell'area appenninica: da un sontuoso portale si giunge al cortile con loggiato a colonne e stucchi barocchi; l’ala orientale dell’edificio corrisponde alla prima struttura trecentesca.
Gli ambienti interni, in parte visitabili, conservano la configurazione di fine Ottocento. Al piano terra è la restaurata sala ‘degli Specchi’, mentre al primo piano sopra la loggia coperta sono le sale nobili, con soffitti affrescati e imponenti camini, dove è allestita la mostra permanente sui Montecuccoli Laderchi.
Ai piedi del castello sorge l'oratorio della Madonnina, copia in scala della chiesa bolognese della Madonna di San Luca sul colle della Guardia, avviato alla fine del XVII secolo da Ottavia Montecuccoli Laderchi e portato a termine nel 1715 dal figlio Raimondo per ospitare un'immagine ritenuta miracolosa della Vergine, in precedenza posta su un pilastrino presso la ripa del campo superiore, vicino al convento; utilizzato poi come cappella funeraria della famiglia, l’oratorio conserva anche una raccolta di ex-voto.


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