Castellarano

Rocchetta di Castellarano
Castellarano

Rocchetta di Castellarano,
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Rocchetta di Castellarano
piazza XX Luglio
Castellarano (RE)
tel 0536 850114 (Comune)
Sulle prime colline dell’appennino reggiano, fra Scandiano e Sassuolo, Castellarano domina l’imbocco della valle del Secchia, che segna qui il confine con il Modenese.

Dai Canossa al comune di Reggio
Presidio militare longobardo a contrasto dei bizantini, citato come castello Dariano alla fine del IX secolo, a metà del secolo successivo Castellarano faceva parte del contado parmense. Nel 1039 Bonifacio di Canossa acquisì in enfiteusi dalla chiesa di Parma i beni da questa posseduti nel castello, e da quella reggiana la cappella di S. Prospero; bene allodiale della grancontessa Matilde, Castellarano passò nel 1106 a un suo miles, Raniero.
Nel 1167 Castellarano giurò fedeltà al comune di Reggio, che poté così garantirsi il controllo del castello, posto a presidio delle principali vie di comunicazione dell’area: il primo tratto dell’antica via Bibulca diretta in Toscana, e l’importante canale che qui derivava dal Secchia e che alimentava le attività produttive della città consentendo inoltre il trasporto del legname proveniente dalla montagna. In questo punto un sistema di traghetti permetteva inoltre l’attraversamento del Secchia, collegando Castellarano a San Michele sulla riva opposta, allora sottoposto alla sua giurisdizione.

Castellarano estense
Coinvolto nelle dispute tra fazioni guelfe e ghibelline per il controllo di Reggio, nel 1319 Castellarano passò ai Da Roteglia, casato che aveva tratto le proprie fortune dall’alleanza con i Canossa, e che teneva il castello omonimo posto poco più a sud lungo il Secchia.
Nel 1419 Castellarano e Roteglia furono conquistati da Niccolò d’Este, da dieci anni signore di Reggio, che nel 1432 li infeudò al suo potente referendario Iacopo Giglioli, ben presto però caduto in disgrazia e spodestato.
Nel 1501 Castellarano entrò a far parte del feudo di San Martino in Rio, dato da Ercole d'Este al fratello Sigismondo e comprendente anche Campogalliano, Prato di Correggio, Lemizzone, Gazzata, Stiolo e Trignano. Gli Este di San Martino tennero per due secoli e mezzo la signoria, dotata di diritto di imperio quasi assoluto ed elevata a marchesato a fine Cinquecento e a principato nel Settecento.
Nella prima metà del Settecento una serie di imponenti lavori voluti da Carlo Filiberto II trasformò il castello in un palazzo signorile. L’edificio venne circondato da un giardino con fontane e statue realizzato sulla colmatura del fossato. Le fontane erano alimentate dalle acque della fonte posta in località la Valle, qui condotte attraverso l’acquedotto ‘romano’ a tredici archi appositamente realizzato con materiali di recupero e sassi di fiume, che si degradò rapidamente venendo ben presto abbandonato.
A metà Settecento, a seguito dell’estinzione degli Este di San Martino, il castello passò per linea femminile ai Barbiano di Belgioioso e venne poi venduto al conte bresciano Gaudenzio Vallotta, che negli anni Settanta vi promosse nuovi interventi. Tornato alla Camera ducale alla fine del secolo, l’edificio fu spogliato degli arredi di maggior pregio da Ercole III, che li trasferì nella sua villa di Mugnano, ed in seguito dai soldati di Napoleone.

Dai restauri ottocenteschi al recupero novecentesco
A metà Ottocento il castello venne acquistata da Bartolomeo Canevazzi, ricco discendente dei proprietari dei mulini di San Michele e di Castellarano, che lo donò alla figlia in occasione delle sue nozze con l'avvocato spilambertese Gaetano Casali. A fine secolo il figlio dei Casali, Giuseppe, volle riportare l’edificio agli antichi splendori, commissionando importanti lavori di restauro e arredandolo con i mobili e le suppellettili portati in dote dalla moglie, una Pio di Savoia.
Nel luglio 1944 il castello con gran parte del borgo storico fu colpito per rappresaglia dalle truppe tedesche, e ridotto a rudere. Negli anni Settanta furono avviati con la supervisione della Soprintendenza competente i lavori di ricostruzione dell’edificio, che è tuttora di proprietà privata e non visitabile. La rocchetta che costituisce l’accesso al borgo e al castello, acquistata dal comune, è stata sottoposta all’inizio degli anni Duemila a un importante restauro e recupero funzionale che ne ha consentito l’apertura al pubblico.

VISITA
Aggrappato a una collina di arenaria prospiciente il fiume, il complesso fortificato è composto dalla rocchetta, dal castello e dal borgo.
Avamposto del sistema difensivo a controllo degli accessi al borgo e al castello, la rocchetta, edificata probabilmente nella seconda metà del sec. XV e più volte modificata e restaurata, è situata ai piedi del colle, allo snodo della cerchia murata che un tempo circondava interamente Castellarano.
Il fronte sul piazzale presenta un loggiato a sei archi che porta a un giardino pensile affacciato sul fossato in cui scorreva l’acqua del rio Castellarano. L’edificio a pianta irregolare è articolato attorno a tre torrioni, affiancati da un’originale torretta ‘ettagonale’ nell’angolo nord-est.
Sotto a due dei torrioni si aprono gli accessi al borgo, con la piazza d’Armi, la loggia del mercato, i magazzini del sale e il Monte di Pietà, la chiesa tardo barocca di Santa Maria Assunta edificata sui resti di una pieve del secolo X.
La porta interna della rocchetta sormontata dalla torre della Rosa conduce invece al castello in cima all’altura, sormontato da una torre quadrata coronata di merli. L’edificio è di proprietà privata e non visitabile; dalla via Migliorini sono però visibili i ruderi dell’acquedotto ‘romano’ a tredici archi.
Sul muro di cinta del piazzale, la torre dell’Orologio in sasso, con rinforzi angolari di pietra bianca, ospita sulle quattro facciate un curioso orologio dotato della sola lancetta delle ore, regolato da un sistema di pesi ancora oggi in perfetta efficienza.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Secchia,
via Romea Bibulca
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Comune di Reggio,
Roteglia (da),
Este,
Este di San Martino
Bibliografia
piazza XX Luglio
Castellarano (RE)
tel 0536 850114 (Comune)
Sulle prime colline dell’appennino reggiano, fra Scandiano e Sassuolo, Castellarano domina l’imbocco della valle del Secchia, che segna qui il confine con il Modenese.

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Dai Canossa al comune di Reggio
Presidio militare longobardo a contrasto dei bizantini, citato come castello Dariano alla fine del IX secolo, a metà del secolo successivo Castellarano faceva parte del contado parmense. Nel 1039 Bonifacio di Canossa acquisì in enfiteusi dalla chiesa di Parma i beni da questa posseduti nel castello, e da quella reggiana la cappella di S. Prospero; bene allodiale della grancontessa Matilde, Castellarano passò nel 1106 a un suo miles, Raniero.
Nel 1167 Castellarano giurò fedeltà al comune di Reggio, che poté così garantirsi il controllo del castello, posto a presidio delle principali vie di comunicazione dell’area: il primo tratto dell’antica via Bibulca diretta in Toscana, e l’importante canale che qui derivava dal Secchia e che alimentava le attività produttive della città consentendo inoltre il trasporto del legname proveniente dalla montagna. In questo punto un sistema di traghetti permetteva inoltre l’attraversamento del Secchia, collegando Castellarano a San Michele sulla riva opposta, allora sottoposto alla sua giurisdizione.

Castellarano estense
Coinvolto nelle dispute tra fazioni guelfe e ghibelline per il controllo di Reggio, nel 1319 Castellarano passò ai Da Roteglia, casato che aveva tratto le proprie fortune dall’alleanza con i Canossa, e che teneva il castello omonimo posto poco più a sud lungo il Secchia.
Nel 1419 Castellarano e Roteglia furono conquistati da Niccolò d’Este, da dieci anni signore di Reggio, che nel 1432 li infeudò al suo potente referendario Iacopo Giglioli, ben presto però caduto in disgrazia e spodestato.
Nel 1501 Castellarano entrò a far parte del feudo di San Martino in Rio, dato da Ercole d'Este al fratello Sigismondo e comprendente anche Campogalliano, Prato di Correggio, Lemizzone, Gazzata, Stiolo e Trignano. Gli Este di San Martino tennero per due secoli e mezzo la signoria, dotata di diritto di imperio quasi assoluto ed elevata a marchesato a fine Cinquecento e a principato nel Settecento.
Nella prima metà del Settecento una serie di imponenti lavori voluti da Carlo Filiberto II trasformò il castello in un palazzo signorile. L’edificio venne circondato da un giardino con fontane e statue realizzato sulla colmatura del fossato. Le fontane erano alimentate dalle acque della fonte posta in località la Valle, qui condotte attraverso l’acquedotto ‘romano’ a tredici archi appositamente realizzato con materiali di recupero e sassi di fiume, che si degradò rapidamente venendo ben presto abbandonato.
A metà Settecento, a seguito dell’estinzione degli Este di San Martino, il castello passò per linea femminile ai Barbiano di Belgioioso e venne poi venduto al conte bresciano Gaudenzio Vallotta, che negli anni Settanta vi promosse nuovi interventi. Tornato alla Camera ducale alla fine del secolo, l’edificio fu spogliato degli arredi di maggior pregio da Ercole III, che li trasferì nella sua villa di Mugnano, ed in seguito dai soldati di Napoleone.

Dai restauri ottocenteschi al recupero novecentesco
A metà Ottocento il castello venne acquistata da Bartolomeo Canevazzi, ricco discendente dei proprietari dei mulini di San Michele e di Castellarano, che lo donò alla figlia in occasione delle sue nozze con l'avvocato spilambertese Gaetano Casali. A fine secolo il figlio dei Casali, Giuseppe, volle riportare l’edificio agli antichi splendori, commissionando importanti lavori di restauro e arredandolo con i mobili e le suppellettili portati in dote dalla moglie, una Pio di Savoia.
Nel luglio 1944 il castello con gran parte del borgo storico fu colpito per rappresaglia dalle truppe tedesche, e ridotto a rudere. Negli anni Settanta furono avviati con la supervisione della Soprintendenza competente i lavori di ricostruzione dell’edificio, che è tuttora di proprietà privata e non visitabile. La rocchetta che costituisce l’accesso al borgo e al castello, acquistata dal comune, è stata sottoposta all’inizio degli anni Duemila a un importante restauro e recupero funzionale che ne ha consentito l’apertura al pubblico.

VISITA
Aggrappato a una collina di arenaria prospiciente il fiume, il complesso fortificato è composto dalla rocchetta, dal castello e dal borgo.
Avamposto del sistema difensivo a controllo degli accessi al borgo e al castello, la rocchetta, edificata probabilmente nella seconda metà del sec. XV e più volte modificata e restaurata, è situata ai piedi del colle, allo snodo della cerchia murata che un tempo circondava interamente Castellarano.
Il fronte sul piazzale presenta un loggiato a sei archi che porta a un giardino pensile affacciato sul fossato in cui scorreva l’acqua del rio Castellarano. L’edificio a pianta irregolare è articolato attorno a tre torrioni, affiancati da un’originale torretta ‘ettagonale’ nell’angolo nord-est.
Sotto a due dei torrioni si aprono gli accessi al borgo, con la piazza d’Armi, la loggia del mercato, i magazzini del sale e il Monte di Pietà, la chiesa tardo barocca di Santa Maria Assunta edificata sui resti di una pieve del secolo X.
La porta interna della rocchetta sormontata dalla torre della Rosa conduce invece al castello in cima all’altura, sormontato da una torre quadrata coronata di merli. L’edificio è di proprietà privata e non visitabile; dalla via Migliorini sono però visibili i ruderi dell’acquedotto ‘romano’ a tredici archi.
Sul muro di cinta del piazzale, la torre dell’Orologio in sasso, con rinforzi angolari di pietra bianca, ospita sulle quattro facciate un curioso orologio dotato della sola lancetta delle ore, regolato da un sistema di pesi ancora oggi in perfetta efficienza.


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