Sarmato

Castello Scotti
Sarmato

Castello di Sarmato
via Castello, 1/16
Sarmato (PC)
tel +39 0523 887305, +39 335 6643635
Nella bassa pianura piacentina occidentale, Sarmato è situato tra il Po e il torrente Tidone, a poca distanza da Castel San Giovanni.

Un castello strategico tra Piacenza, Cremona e Pavia
Sorto su un argine naturale difeso dagli straripamenti del Po sulla sponda opposta a Cremona, forse come insediamento organizzato di barbari sarmati, poi presidio longobardo, Sarmato è citato nel 1072 tra le pertinenze della Chiesa piacentina concesse al monastero di San Savino.
In posizione strategica all’imbocco della val Tidone, il castello presidiava l’incrocio tra l’antica via Postumia – nel tratto che da Genova conduceva a Piacenza e a Cremona - e la strada diretta al transitum padi della Francigena, praticabile attraverso il vicino guado di Veratto o quello celebre di Sigerico a Calendasco.
Fra Due e Trecento le contese fazionarie fecero di Sarmato, con gli insediamenti minori di Castel San Giovanni e Borgonovo, un importante avamposto della guelfa Piacenza contro la ghibellina Pavia. Qui confluirono nel 1216 le milizie piacentine e milanesi in procinto di attaccare i Pavesi, e qui cinquant’anni dopo il capo ghibellino Ubertino Landi, cacciato da Piacenza e diretto a Pisa per unirsi all’imperatore Corradino, scatenò la sua furia devastatrice, saccheggiando insieme a Sarmato Borgonovo e le località limitrofe.

Il Trecento: dai da Fontana agli Scotti
Nel corso del Trecento Sarmato - che a inizio secolo faceva parte, con Borgonovo e Castel San Giovanni, dei possedimenti in val Tidone controllati dalla consorteria dei da Fontana - venne coinvolto a più riprese nel contrastato processo di consolidamento dell’egemonia viscontea sul Piacentino, in un contesto ancora dominato dalle lotte tra gruppi di potere famigliari.
Nel 1376 le truppe filopapali in lotta con i signori di Milano occuparono per breve tempo diverse località della val Tidone, compreso Sarmato, allora tenuto da Bartolomeo Saccamelica, alleato dei Visconti. A fine secolo il matrimonio della figlia di questi, Margherita, con Giacomo Scotti trasferì il controllo del castello alla potente famiglia piacentina, a lungo principale ostacolo all’ascesa viscontea e già titolare di diverse località del Piacentino occidentale.

Il Quattrocento: lo scontro con gli Arcelli
All’inizio del Quattrocento il dominio degli Scotti in val Tidone fu contrastato da un’altra famiglia legata ai da Fontana, gli Arcelli.
Nel 1411 Filippo Arcelli e i suoi sodali, fatto prigioniero Alberto III nella rocca d’Olgisio, lo trascinarono in catene davanti a Sarmato, stringendo il castello d’assedio con centinaia di cavalieri e di fanti e distruggendone le difese; l’anno successivo Filippo otteneva dal suo alleato Filippo Maria Visconti la contea della Valtidone con Sarmato, cadendo però in disgrazia poco tempo dopo.
Nonostante il titolo comitale di Castell’Arquato, Fiorenzuola, Vigoleno avuto dall’imperatore Sigismondo nel 1414, Alberto III riuscì a sottrarre definitivamente Sarmato agli Arcelli solo nel 1441, quando i duchi di Milano gli concessero il castello in feudo perpetuo con Carpaneto, Chero e Fontanafredda.
Con l’avvento degli Sforza al ducato milanese nuove turbolenze colpirono Sarmato, affidato da Alberto al genero, il condottiero Luigi Dal Verme signore di Castel San Giovanni, che finì però per depredarlo trasferendone i beni nei suoi possedimenti.
Risalgono a questa epoca travagliata, e in particolare ai primi decenni del secolo, i consistenti interventi tesi a rafforzare le capacità difensive del castello, con la costruzione di possenti mura in laterizio.

Dagli Scotti di Sarmato agli Zanardi Landi
Nella seconda metà del Quattrocento i figli di Alberto diedero vita a due distinti rami famigliari, quello di Vigoleno-Agazzano e quello di Sarmato. Quest’ultimo tenne il castello per quasi quattro secoli, conservandone la proprietà privata anche dopo l’estinzione napoleonica dei feudi.
Nel 1863 con la morte di Pietro si estinse il ramo maschile di Sarmato, il cui patrimonio passò in gran parte agli Scotti di Fombio; il castello andò ai conti Zanardi Landi che ne sono tuttora proprietari insieme al Comune.

VISITA
Interessante esempio di architettura fortificata di pianura, il borgo a pianta rettangolare, articolato attorno a due strade perpendicolari, è protetto dalle mura quattrocentesche in laterizio, un tempo circondate da un fossato con ponte levatoio.
Un arco merlato a sesto acuto conduce al castello, volto a nord verso la pianura pavese e che su questo lato sovrasta l’antico corso del Po .
In origine di forma chiusa, il complesso si presenta oggi aperto verso il borgo; dei tre corpi di fabbrica rimasti, il maggiore conserva la tipica decorazione a dente di sega del Trecento padano.
All'interno sono visitabili l'ingresso, il salone e diverse altre sale, le camere da letto, un importante archivio che conserva documenti dal XII secolo e il giardino all’italiana; uno studiolo è decorato con affreschi tardogotici attribuiti a Bonifacio Bembo.
A lato del castello è la rocchetta, già sede del presidio militare prigione, e trasformata nel XVII secolo dagli Scotti di Sarmato in residenza di campagna, con ampi saloni voltati e decorazioni d'epoca. All’ingresso dell’abitato è il cosiddetto ‘casino’, l'antico ospitale dei pellegrini che percorrevano la via Francigena, giungendo a Sarmato dopo aver attraversato il guado di Veratto.
Il borgo è oggi in parte di proprietà privata e in parte dell'amministrazione comunale, che ha sede in un contrafforte del castello.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Tidone,
via Postumia,
via Romea Francigena | Cisa
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Comune di Piacenza,
Scotti,
Arcelli,
Dal Verme,
Landi
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Tardogotico
via Castello, 1/16
Sarmato (PC)
tel +39 0523 887305, +39 335 6643635
Nella bassa pianura piacentina occidentale, Sarmato è situato tra il Po e il torrente Tidone, a poca distanza da Castel San Giovanni.

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Un castello strategico tra Piacenza, Cremona e Pavia
Sorto su un argine naturale difeso dagli straripamenti del Po sulla sponda opposta a Cremona, forse come insediamento organizzato di barbari sarmati, poi presidio longobardo, Sarmato è citato nel 1072 tra le pertinenze della Chiesa piacentina concesse al monastero di San Savino.
In posizione strategica all’imbocco della val Tidone, il castello presidiava l’incrocio tra l’antica via Postumia – nel tratto che da Genova conduceva a Piacenza e a Cremona - e la strada diretta al transitum padi della Francigena, praticabile attraverso il vicino guado di Veratto o quello celebre di Sigerico a Calendasco.
Fra Due e Trecento le contese fazionarie fecero di Sarmato, con gli insediamenti minori di Castel San Giovanni e Borgonovo, un importante avamposto della guelfa Piacenza contro la ghibellina Pavia. Qui confluirono nel 1216 le milizie piacentine e milanesi in procinto di attaccare i Pavesi, e qui cinquant’anni dopo il capo ghibellino Ubertino Landi, cacciato da Piacenza e diretto a Pisa per unirsi all’imperatore Corradino, scatenò la sua furia devastatrice, saccheggiando insieme a Sarmato Borgonovo e le località limitrofe.

Il Trecento: dai da Fontana agli Scotti
Nel corso del Trecento Sarmato - che a inizio secolo faceva parte, con Borgonovo e Castel San Giovanni, dei possedimenti in val Tidone controllati dalla consorteria dei da Fontana - venne coinvolto a più riprese nel contrastato processo di consolidamento dell’egemonia viscontea sul Piacentino, in un contesto ancora dominato dalle lotte tra gruppi di potere famigliari.
Nel 1376 le truppe filopapali in lotta con i signori di Milano occuparono per breve tempo diverse località della val Tidone, compreso Sarmato, allora tenuto da Bartolomeo Saccamelica, alleato dei Visconti. A fine secolo il matrimonio della figlia di questi, Margherita, con Giacomo Scotti trasferì il controllo del castello alla potente famiglia piacentina, a lungo principale ostacolo all’ascesa viscontea e già titolare di diverse località del Piacentino occidentale.

Il Quattrocento: lo scontro con gli Arcelli
All’inizio del Quattrocento il dominio degli Scotti in val Tidone fu contrastato da un’altra famiglia legata ai da Fontana, gli Arcelli.
Nel 1411 Filippo Arcelli e i suoi sodali, fatto prigioniero Alberto III nella rocca d’Olgisio, lo trascinarono in catene davanti a Sarmato, stringendo il castello d’assedio con centinaia di cavalieri e di fanti e distruggendone le difese; l’anno successivo Filippo otteneva dal suo alleato Filippo Maria Visconti la contea della Valtidone con Sarmato, cadendo però in disgrazia poco tempo dopo.
Nonostante il titolo comitale di Castell’Arquato, Fiorenzuola, Vigoleno avuto dall’imperatore Sigismondo nel 1414, Alberto III riuscì a sottrarre definitivamente Sarmato agli Arcelli solo nel 1441, quando i duchi di Milano gli concessero il castello in feudo perpetuo con Carpaneto, Chero e Fontanafredda.
Con l’avvento degli Sforza al ducato milanese nuove turbolenze colpirono Sarmato, affidato da Alberto al genero, il condottiero Luigi Dal Verme signore di Castel San Giovanni, che finì però per depredarlo trasferendone i beni nei suoi possedimenti.
Risalgono a questa epoca travagliata, e in particolare ai primi decenni del secolo, i consistenti interventi tesi a rafforzare le capacità difensive del castello, con la costruzione di possenti mura in laterizio.

Dagli Scotti di Sarmato agli Zanardi Landi
Nella seconda metà del Quattrocento i figli di Alberto diedero vita a due distinti rami famigliari, quello di Vigoleno-Agazzano e quello di Sarmato. Quest’ultimo tenne il castello per quasi quattro secoli, conservandone la proprietà privata anche dopo l’estinzione napoleonica dei feudi.
Nel 1863 con la morte di Pietro si estinse il ramo maschile di Sarmato, il cui patrimonio passò in gran parte agli Scotti di Fombio; il castello andò ai conti Zanardi Landi che ne sono tuttora proprietari insieme al Comune.

VISITA
Interessante esempio di architettura fortificata di pianura, il borgo a pianta rettangolare, articolato attorno a due strade perpendicolari, è protetto dalle mura quattrocentesche in laterizio, un tempo circondate da un fossato con ponte levatoio.
Un arco merlato a sesto acuto conduce al castello, volto a nord verso la pianura pavese e che su questo lato sovrasta l’antico corso del Po .
In origine di forma chiusa, il complesso si presenta oggi aperto verso il borgo; dei tre corpi di fabbrica rimasti, il maggiore conserva la tipica decorazione a dente di sega del Trecento padano.
All'interno sono visitabili l'ingresso, il salone e diverse altre sale, le camere da letto, un importante archivio che conserva documenti dal XII secolo e il giardino all’italiana; uno studiolo è decorato con affreschi tardogotici attribuiti a Bonifacio Bembo.
A lato del castello è la rocchetta, già sede del presidio militare prigione, e trasformata nel XVII secolo dagli Scotti di Sarmato in residenza di campagna, con ampi saloni voltati e decorazioni d'epoca. All’ingresso dell’abitato è il cosiddetto ‘casino’, l'antico ospitale dei pellegrini che percorrevano la via Francigena, giungendo a Sarmato dopo aver attraversato il guado di Veratto.
Il borgo è oggi in parte di proprietà privata e in parte dell'amministrazione comunale, che ha sede in un contrafforte del castello.


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