Gazzola

Castello di Rivalta
Gazzola

il castello di rivalta, su gentile concessione di www.comuni-italiani.it
S.P. 40
loc. Rivalta Trebbia
Gazzola (PC)
tel +39 0523 972002, +39 339 2987892
Nelle prime colline occidentali del piacentino, a poca distanza dal capoluogo, Rivalta domina la riva sinistra del fiume Trebbia, all'imbocco della valle.

Tra Piacenza e i Malaspina
Posto su una ripida scarpata protetta da un terrapieno a picco sul fiume il castello, forse impiantato su una piccola struttura difensiva romana, controllava - con quelli di Statto, Montechiaro e Rivergaro sulla sponda opposta - l’accesso alla importantissima via ‘del sale’ che dalla pianura padana conduceva lungo la valle al litorale ligure con il porto di Genova.
L’area di Rivalta entrò ben presto nell’orbita di Piacenza: la sua corte venne confermata nell’anno 895 dall’imperatore alla Chiesa cittadina, mentre il castello con le sue terre è attestato dal secolo XI come proprietà del monastero di San Savino.
A metà del secolo successivo l’ascesa nell’area della potente famiglia obertenga dei Malaspina diede loro il controllo di parte del castello, tassello della rete fortificata posta a difesa di un ampio territorio appenninico fra genovese, Lunigiana e Garfagnana.
Già a fine secolo però il ridimensionamento della potenza malaspiniana operato da Piacenza aveva ridato per intero il castello a San Savino, che lo concesse in enfiteusi alla famiglia detta 'de Ripalta’. L’egemonia piacentina fu sancita nel 1255 dalla distruzione dei presidi guelfi della valle, tra cui quelli già malaspiniani di Rivalta, Travo e Gropparello, ordinata dal podestà ghibellino Oberto Pallavicino.

Rivalta ai Landi
Nella seconda metà del Duecento l’alleanza con il Pallavicino consentì alla famiglia piacentina Landi di acquisire diversi beni tra piacentino e parmense sottratti ai Malaspina e di ottenere Bardi e Compiano, a cui a inizio Trecento si aggiunse anche Rivalta.
Nel 1313 il castello era tenuto, forse su delega viscontea, da Obizzo ‘Versuzio’ Landi, che aveva sostenuto in maniera decisiva la conquista della signoria di Piacenza da parte di Galeazzo Visconti. Acquistati i diritti sul castello dai Ripalta, qualche tempo dopo però Obizzo cambiò fronte alleandosi alla Chiesa e facendo di Rivalta, appositamente fortificata, il centro dell’opposizione a Galeazzo. Assurto anche alla signoria milanese dopo la morte del padre, nel 1322 questi riuscì dopo un lungo assedio a impadronirsi del castello, radendolo al suolo. Riuscito a fuggire, Obizzo sarebbe poi riuscito a conquistare per breve tempo Piacenza, venendo infine cacciato dalla città al pari dei Landi rimasti fedeli alla causa ghibellina, che si rifugiarono a Rivergaro.

Il castello di Manfredo IV
Tornati definitivamente al potere nel 1336, quarant’anni dopo i Visconti restituirono il feudo di Rivalta ai Landi, fatti conti di Bardi e Compiano nel 1405 e di Rivalta nel 1412 con Manfredo III, che - accusato di cospirazione - perse però subito dopo il castello, ceduto dai duchi di Milano al loro condottiero Niccolò Piccinino.
Rivalta venne recuperato con la forza nel 1448 da Manfredo IV Landi, che avuta conferma del suo possesso da Francesco Sforza promosse a partire dal 1460 imponenti lavori di restauro del castello che lo trasformarono in una sfarzosa residenza.
Dieci anni dopo l’edificio venne adeguato alle nuove tecniche militari legate all’avvento dell’artiglieria, consolidando e abbassando i bastioni e riedificando la torre cilindrica sormontata da un torresino, opera dell’architetto del Cremlino Pietro Antonio Solari, mentre le cannoniere sarebbero state inserite nel secolo successivo.

I Landi di Rivalta
Nel 1491 la divisione del patrimonio famigliare tra i figli di Manfredo originò il ramo dei Landi di Rivalta, distinto da quelli di Bardi e di Compiano. L’estinzione nel 1682 di questi ultimi – che riuniti nel secolo precedente avevano dato vita tra parmense e piacentino allo ‘stato Landi’, feudo imperiale semi-autonomo - costrinse i Landi di Rivalta a cedere al duca Ranuccio II Farnese i loro residui diritti su feudi e beni allodiali del dissolto principato, ottenendo in cambio il feudo di Ferriere e nel 1687 il marchesato di Gambaro.
Il borgo di Rivalta ricevette grande impulso dal governo dei Landi, che nel 1515 avevano ottenuto dal duca di Milano licenza di tenervi un mercato settimanale. Il castello mantenne però ancora a lungo la sua funzione militare: assediato e occupato nel 1636 dagli spagnoli in lotta con Odoardo Farnese, nel 1746 venne gravemente danneggiato dalle artiglierie tedesche, venendo poi saccheggiato a fine secolo dalle truppe francesi.
Nel corso del Settecento la parte residenziale del castello venne ristrutturata in forme neoclassiche; gli interventi modificarono la facciata, nella quale venne inserito un timpano triangolare, e le finestre su un lato del loggiato; anche gli interni vennero modificati con l’inserimento dell’elegante scalone con balaustra in ferro e la decorazione a fresco di diversi saloni.

Otto e Novecento: gli Zanardi Landi
Con l’estinzione nel 1808 dei Landi di Rivalta e di Gambaro, il castello passò al ramo di Chiavenna della famiglia. Verso fine secolo venne acquistato dai Zanardi Landi di Veano, che tuttora lo abitano e che hanno promosso il restauro e la valorizzazione del complesso, aprendolo in parte al pubblico.
Rivalta è stata il set di ‘Vacanze in val Trebbia’ di Marco Bellocchio (1985).

VISITA
L’imponente castello circondato dal borgo murato si staglia sul fiume.
La facciata neoclassica porta sul timpano la scritta SVEVO SANGUINE LAETA a celebrazione di un’alleanza matrimoniale con la famiglia imperiale. L’elegante cortile quattrocentesco decorato da fregi, capitelli, cornici e medaglioni in terracotta è scandito dalle colonne del porticato e del loggiato superiore. L’elegante scalone con balaustra in ferro conduce ai piani superiori, con saloni decorati da affreschi del vogherese Paolo Borroni e del varesino Filippo Comerio.
Dopo il salone d’onore il percorso attraversa la sala da pranzo, la cucina del rame, le cantine, le prigioni, le camere da letto, la galleria. Imponente è il percorso interno della torre su più livelli. Di rilievo le tempere con scene di genere della sala del biliardo, originale emulazione su parete dei papiers peints piacentini di provenienza francese. Tra i numerosi oggetti d’arte conservati nei diversi ambienti, singolare è la collezione settecentesca di vedute ottiche.
Di particolare interesse sono tre raccolte: quella delle Armi che presenta armi prodotte tra il XV e il XVII secolo insieme a tre vessilli e undici piccole bandiere risalenti alla battaglia di Lepanto; la collezione del Costume Militare con divise militari dagli stati preunitari al 1945, alcune appartenute alla famiglia Zanardi Landi che partecipò attivamente al Risorgimento costituendo anche un esercito privato denominato Legione Zanardi Landi; la collezione di Arte Sacra che espone, insieme ad alcune statue di legno dipinto e diversi arredi provenienti dalla chiesa del borgo, testimonianze etnoantropologiche raccolte a fine Ottocento dall’esploratore Ermanno Strabelli.
Il parco con alberi secolari, di impianto settecentesco, circonda il castello isolandolo dalle costruzioni annesse del vicino borgo. L’oratorio ottagonale della Madonna del Ponte è ricavato da una torre medievale che faceva parte dell’antico ponte levatoio; nei pressi si trova il mastio, l’antica torre di avvistamento, un tempo più alta, che costituì il primo nucleo del castello. Attraverso un arco ogivale si accede al borgo con edifici dal XIII al XVII secolo, che costituivano un tempo un centro rurale autosufficiente, con botteghe, osteria, stalle e pollai.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Trebbia,
via Salaria o di Genova in val Trebbia
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Malaspina,
Landi
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Rinascimento e Manierismo,
Barocco e Rococò
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Le rocche al cinema
Bibliografia
S.P. 40
loc. Rivalta Trebbia
Gazzola (PC)
tel +39 0523 972002, +39 339 2987892
Nelle prime colline occidentali del piacentino, a poca distanza dal capoluogo, Rivalta domina la riva sinistra del fiume Trebbia, all'imbocco della valle.

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Tra Piacenza e i Malaspina
Posto su una ripida scarpata protetta da un terrapieno a picco sul fiume il castello, forse impiantato su una piccola struttura difensiva romana, controllava - con quelli di Statto, Montechiaro e Rivergaro sulla sponda opposta - l’accesso alla importantissima via ‘del sale’ che dalla pianura padana conduceva lungo la valle al litorale ligure con il porto di Genova.
L’area di Rivalta entrò ben presto nell’orbita di Piacenza: la sua corte venne confermata nell’anno 895 dall’imperatore alla Chiesa cittadina, mentre il castello con le sue terre è attestato dal secolo XI come proprietà del monastero di San Savino.
A metà del secolo successivo l’ascesa nell’area della potente famiglia obertenga dei Malaspina diede loro il controllo di parte del castello, tassello della rete fortificata posta a difesa di un ampio territorio appenninico fra genovese, Lunigiana e Garfagnana.
Già a fine secolo però il ridimensionamento della potenza malaspiniana operato da Piacenza aveva ridato per intero il castello a San Savino, che lo concesse in enfiteusi alla famiglia detta 'de Ripalta’. L’egemonia piacentina fu sancita nel 1255 dalla distruzione dei presidi guelfi della valle, tra cui quelli già malaspiniani di Rivalta, Travo e Gropparello, ordinata dal podestà ghibellino Oberto Pallavicino.

Rivalta ai Landi
Nella seconda metà del Duecento l’alleanza con il Pallavicino consentì alla famiglia piacentina Landi di acquisire diversi beni tra piacentino e parmense sottratti ai Malaspina e di ottenere Bardi e Compiano, a cui a inizio Trecento si aggiunse anche Rivalta.
Nel 1313 il castello era tenuto, forse su delega viscontea, da Obizzo ‘Versuzio’ Landi, che aveva sostenuto in maniera decisiva la conquista della signoria di Piacenza da parte di Galeazzo Visconti. Acquistati i diritti sul castello dai Ripalta, qualche tempo dopo però Obizzo cambiò fronte alleandosi alla Chiesa e facendo di Rivalta, appositamente fortificata, il centro dell’opposizione a Galeazzo. Assurto anche alla signoria milanese dopo la morte del padre, nel 1322 questi riuscì dopo un lungo assedio a impadronirsi del castello, radendolo al suolo. Riuscito a fuggire, Obizzo sarebbe poi riuscito a conquistare per breve tempo Piacenza, venendo infine cacciato dalla città al pari dei Landi rimasti fedeli alla causa ghibellina, che si rifugiarono a Rivergaro.

Il castello di Manfredo IV
Tornati definitivamente al potere nel 1336, quarant’anni dopo i Visconti restituirono il feudo di Rivalta ai Landi, fatti conti di Bardi e Compiano nel 1405 e di Rivalta nel 1412 con Manfredo III, che - accusato di cospirazione - perse però subito dopo il castello, ceduto dai duchi di Milano al loro condottiero Niccolò Piccinino.
Rivalta venne recuperato con la forza nel 1448 da Manfredo IV Landi, che avuta conferma del suo possesso da Francesco Sforza promosse a partire dal 1460 imponenti lavori di restauro del castello che lo trasformarono in una sfarzosa residenza.
Dieci anni dopo l’edificio venne adeguato alle nuove tecniche militari legate all’avvento dell’artiglieria, consolidando e abbassando i bastioni e riedificando la torre cilindrica sormontata da un torresino, opera dell’architetto del Cremlino Pietro Antonio Solari, mentre le cannoniere sarebbero state inserite nel secolo successivo.

I Landi di Rivalta
Nel 1491 la divisione del patrimonio famigliare tra i figli di Manfredo originò il ramo dei Landi di Rivalta, distinto da quelli di Bardi e di Compiano. L’estinzione nel 1682 di questi ultimi – che riuniti nel secolo precedente avevano dato vita tra parmense e piacentino allo ‘stato Landi’, feudo imperiale semi-autonomo - costrinse i Landi di Rivalta a cedere al duca Ranuccio II Farnese i loro residui diritti su feudi e beni allodiali del dissolto principato, ottenendo in cambio il feudo di Ferriere e nel 1687 il marchesato di Gambaro.
Il borgo di Rivalta ricevette grande impulso dal governo dei Landi, che nel 1515 avevano ottenuto dal duca di Milano licenza di tenervi un mercato settimanale. Il castello mantenne però ancora a lungo la sua funzione militare: assediato e occupato nel 1636 dagli spagnoli in lotta con Odoardo Farnese, nel 1746 venne gravemente danneggiato dalle artiglierie tedesche, venendo poi saccheggiato a fine secolo dalle truppe francesi.
Nel corso del Settecento la parte residenziale del castello venne ristrutturata in forme neoclassiche; gli interventi modificarono la facciata, nella quale venne inserito un timpano triangolare, e le finestre su un lato del loggiato; anche gli interni vennero modificati con l’inserimento dell’elegante scalone con balaustra in ferro e la decorazione a fresco di diversi saloni.

Otto e Novecento: gli Zanardi Landi
Con l’estinzione nel 1808 dei Landi di Rivalta e di Gambaro, il castello passò al ramo di Chiavenna della famiglia. Verso fine secolo venne acquistato dai Zanardi Landi di Veano, che tuttora lo abitano e che hanno promosso il restauro e la valorizzazione del complesso, aprendolo in parte al pubblico.
Rivalta è stata il set di ‘Vacanze in val Trebbia’ di Marco Bellocchio (1985).

VISITA
L’imponente castello circondato dal borgo murato si staglia sul fiume.
La facciata neoclassica porta sul timpano la scritta SVEVO SANGUINE LAETA a celebrazione di un’alleanza matrimoniale con la famiglia imperiale. L’elegante cortile quattrocentesco decorato da fregi, capitelli, cornici e medaglioni in terracotta è scandito dalle colonne del porticato e del loggiato superiore. L’elegante scalone con balaustra in ferro conduce ai piani superiori, con saloni decorati da affreschi del vogherese Paolo Borroni e del varesino Filippo Comerio.
Dopo il salone d’onore il percorso attraversa la sala da pranzo, la cucina del rame, le cantine, le prigioni, le camere da letto, la galleria. Imponente è il percorso interno della torre su più livelli. Di rilievo le tempere con scene di genere della sala del biliardo, originale emulazione su parete dei papiers peints piacentini di provenienza francese. Tra i numerosi oggetti d’arte conservati nei diversi ambienti, singolare è la collezione settecentesca di vedute ottiche.
Di particolare interesse sono tre raccolte: quella delle Armi che presenta armi prodotte tra il XV e il XVII secolo insieme a tre vessilli e undici piccole bandiere risalenti alla battaglia di Lepanto; la collezione del Costume Militare con divise militari dagli stati preunitari al 1945, alcune appartenute alla famiglia Zanardi Landi che partecipò attivamente al Risorgimento costituendo anche un esercito privato denominato Legione Zanardi Landi; la collezione di Arte Sacra che espone, insieme ad alcune statue di legno dipinto e diversi arredi provenienti dalla chiesa del borgo, testimonianze etnoantropologiche raccolte a fine Ottocento dall’esploratore Ermanno Strabelli.
Il parco con alberi secolari, di impianto settecentesco, circonda il castello isolandolo dalle costruzioni annesse del vicino borgo. L’oratorio ottagonale della Madonna del Ponte è ricavato da una torre medievale che faceva parte dell’antico ponte levatoio; nei pressi si trova il mastio, l’antica torre di avvistamento, un tempo più alta, che costituì il primo nucleo del castello. Attraverso un arco ogivale si accede al borgo con edifici dal XIII al XVII secolo, che costituivano un tempo un centro rurale autosufficiente, con botteghe, osteria, stalle e pollai.


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