Gazzola

Castello di Lisignano
Gazzola

Castello di Lisignano, su gentile concessione di www.comuni-italiani.it
via Lisignano, 7
loc. Lisignano
Gazzola (PC)
tel 0523 861210 (Iat Val Tidone e Val Luretta)
Sui primi rilievi del piacentino occidentale a sud di Gazzola, tra val Trebbia e val Tidone, Lisignano occupa la riva destra del fiume Luretta, sulla sponda opposta ad Agazzano.

Un presidio di Piacenza
Situato all’intersezione delle tre strade che da Gazzola portano ad Agazzano, a Rezzanello e a Momeliano, forse fundus della tabula alimentaria traianea, Lisignano fu dato dopo il secolo XI al monastero piacentino di San Savino.
Parte della rete di presidi collinari che circondava Piacenza e citato dal 1203, il castello venne devastato nel 1244 con Agazzano nel corso della scorreria lanciata dalle truppe imperiali di Federico II contro i presidi guelfi nelle valli del Luretta e del Tidone.
A metà del Trecento – all'epoca del contrastato consolidamento dell’egemonia milanese sul Piacentino - il castello, già dei Pagani e in precarie condizioni, passò per breve tempo in custodia a un Anguissola, che nel 1387 lo vendette ai guelfi Figliaggadi.

Il castello degli Arcelli
Nel 1408 la val Luretta con Lisignano venne infeudata dai Visconti agli Arcelli, famiglia di tradizioni guelfe un tempo avversa ai signori di Milano, titolare di ampi beni in val Tidone incentrati su Borgonuovo e Castel San Giovanni.
Nel 1412 queste terre entrarono a far parte della contea di Valtidone creata dal nuovo duca Filippo Maria per il suo alleato Filippo Arcelli, che lo aveva sostenuto nelle lotte contro gli Scotti e i Dal Verme. Solo tre anni dopo però l’Arcelli si insignorì di Piacenza che aveva sottratto all’imperatore per conto di Milano, e perso il favore ducale subì il bando e la confisca dei beni passando al servizio di Venezia, mentre figlio e fratello venivano condannati a morte.
Ceduto nel 1438 dalla camera ducale al condottiero Niccolò Piccinino e poi ai suoi figli, dopo la morte del Visconti il castello venne restituito a un altro figlio di Filippo, Lazzaro, che nel 1450 ottenne da Francesco Sforza anche la conferma del feudo di Lisignano.
Al periodo visconteo e all’opera degli Arcelli viene fatta risalire la ricostruzione del castello nell’impianto che conserva ancora oggi, a pianta quadrangolare con torri angolari rotonde, dotato di muratura merlata con basamento a scarpa e beccatelli in laterizio. Circondato da un ampio fossato, che veniva alimentato dalle acque del Luretta grazie a un diritto di derivazione risalente al XIII secolo, il castello sarebbe stato collegato a quello di Agazzano da un cunicolo sotterraneo scavato sotto il torrente.

Una residenza barocca per i Leoni
Passato nel 1630, forse in eredità, all'Ospedale Grande piacentino, il castello venne acquistato quattro anni dopo da Giuseppe Rizzalotti, e da questi venne poi trasmesso alla famiglia catalana Leoni, che nel 1680 ottenne il titolo comitale dopo aver acquistato il territorio di Lisignano dalla camera ducale di Parma e Piacenza.
Tra la fine del Seicento e i primi decenni del Settecento l’edificio venne sottoposto dai nuovi signori ad ampi interventi in stile barocco che ne valorizzarono le caratteristiche di residenza signorile. I lavori comportarono la finitura a intonaco della muratura esterna, la realizzazione di un doppio portico nel cortile interno, che venne decorato con raffinati effetti prospettici attribuiti a Ferdinando Bibbiena, la costruzione dello scalone, la decorazione a fresco della piccola cappella e delle sale al primo piano dotate di soffitti a vela e a lunettoni, e infine la costruzione di un ninfeo addossato alla cortina muraria meridionale completato da una statua di Ercole.

Il Novecento: una storia partigiana
I Leoni tennero per oltre due secoli l’edificio, vendendolo nel 1912 alla famiglia Maestri.
La notte di San Silvestro del 1944 un piccolo distaccamento di partigiani di ‘Giustizia e Libertà’, dotato di armamenti pesanti e in fuga dalle truppe tedesche, si rifugiò presso il castello, ottenendo la protezione della famiglia; tra questi era il futuro storico Angelo del Boca, che sposò poi la figlia dei proprietari e raccontò la vicenda in alcuni suoi libri.
Ancor oggi di proprietà privata, il castello è visitabile all'estero ed è aperto alle visite su richiesta o in occasioni particolari.

VISITA
In un contesto ambientale particolarmente preservato, su uno spazio pianeggiante nei pressi della riva destra del torrente, il castello conserva l’impianto ‘piacentino’ a pianta quadrangolare con quattro torri cilindriche agli angoli e un cortile centrale.
Circonda l’edificio la ‘peschiera’, un ampio fossato alimentato da sorgenti interne e dalle acque del Luretta, che vengono qui portate attraverso un condotto a sezione ogivale in grossi conci di pietra. Sotto al torrente corre un cunicolo sotterraneo, oggi diroccato, che secondo tradizione collegava Lisignano al castello di Agazzano.
Un ponte levatoio dotato di un sistema di sollevamento a contrappesi consente l’accesso all’edificio insieme a un piccolo ponte laterale in muratura. L’accesso originario era collocato sul fronte settentrionale, in asse con la strada proveniente da Gazzola, dove oggi si trova un ampio giardino quadrato, delimitato da un muro di cinta in pietra, dalle ex scuderie e da un antico granaio; al centro del fossato si erge il basamento dell’antico mastio di ingresso quadrangolare.
Nonostante la pianta regolare l’edificio non presenta un preciso asse di simmetria per la presenza di due edifici - una torre quadrangolare e una struttura a capanno con pietre d'angolo squadrate - antecedenti alla sua costruzione, e forse risalenti all’VIII o IX secolo.
La muratura esterna merlata è caratterizzata da un alto basamento a scarpa con cordonatura in pietra e da beccatelli in laterizio, presenti solo in alcuni tratti; rimangono tracce della finitura ad intonaco predisposta nel Sei-Settecento sull’intero edificio.
Allo stesso periodo risalgono l'ampio portico a due arcate con colonna in arenaria nel cortile, affrescato con effetti prospettici e illusori e trofei militari, lo scalone e il loggiato a due ordini, le decorazioni delle sale al piano superiore, il ninfeo che chiude il lato interno del muro meridionale con la statua di Ercole vincitore sul leone Nemeo, sullo sfondo della campagna.
Fra i torrioni meridionali e l’edificio, un'ampia area aperta, collegata al cortile centrale da un portico, ospita una serie di giardini pensili. All'esterno degli spazi cintati, una torre di vedetta in pietra, oggi priva di coronamento, richiama le caratteristiche tipologiche e stilistiche del castello.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Luretta
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Arcelli,
Leoni
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Barocco e Rococò
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Fascismo Guerra Resistenza
Bibliografia
via Lisignano, 7
loc. Lisignano
Gazzola (PC)
tel 0523 861210 (Iat Val Tidone e Val Luretta)
Sui primi rilievi del piacentino occidentale a sud di Gazzola, tra val Trebbia e val Tidone, Lisignano occupa la riva destra del fiume Luretta, sulla sponda opposta ad Agazzano.

.
Un presidio di Piacenza
Situato all’intersezione delle tre strade che da Gazzola portano ad Agazzano, a Rezzanello e a Momeliano, forse fundus della tabula alimentaria traianea, Lisignano fu dato dopo il secolo XI al monastero piacentino di San Savino.
Parte della rete di presidi collinari che circondava Piacenza e citato dal 1203, il castello venne devastato nel 1244 con Agazzano nel corso della scorreria lanciata dalle truppe imperiali di Federico II contro i presidi guelfi nelle valli del Luretta e del Tidone.
A metà del Trecento – all'epoca del contrastato consolidamento dell’egemonia milanese sul Piacentino - il castello, già dei Pagani e in precarie condizioni, passò per breve tempo in custodia a un Anguissola, che nel 1387 lo vendette ai guelfi Figliaggadi.

Il castello degli Arcelli
Nel 1408 la val Luretta con Lisignano venne infeudata dai Visconti agli Arcelli, famiglia di tradizioni guelfe un tempo avversa ai signori di Milano, titolare di ampi beni in val Tidone incentrati su Borgonuovo e Castel San Giovanni.
Nel 1412 queste terre entrarono a far parte della contea di Valtidone creata dal nuovo duca Filippo Maria per il suo alleato Filippo Arcelli, che lo aveva sostenuto nelle lotte contro gli Scotti e i Dal Verme. Solo tre anni dopo però l’Arcelli si insignorì di Piacenza che aveva sottratto all’imperatore per conto di Milano, e perso il favore ducale subì il bando e la confisca dei beni passando al servizio di Venezia, mentre figlio e fratello venivano condannati a morte.
Ceduto nel 1438 dalla camera ducale al condottiero Niccolò Piccinino e poi ai suoi figli, dopo la morte del Visconti il castello venne restituito a un altro figlio di Filippo, Lazzaro, che nel 1450 ottenne da Francesco Sforza anche la conferma del feudo di Lisignano.
Al periodo visconteo e all’opera degli Arcelli viene fatta risalire la ricostruzione del castello nell’impianto che conserva ancora oggi, a pianta quadrangolare con torri angolari rotonde, dotato di muratura merlata con basamento a scarpa e beccatelli in laterizio. Circondato da un ampio fossato, che veniva alimentato dalle acque del Luretta grazie a un diritto di derivazione risalente al XIII secolo, il castello sarebbe stato collegato a quello di Agazzano da un cunicolo sotterraneo scavato sotto il torrente.

Una residenza barocca per i Leoni
Passato nel 1630, forse in eredità, all'Ospedale Grande piacentino, il castello venne acquistato quattro anni dopo da Giuseppe Rizzalotti, e da questi venne poi trasmesso alla famiglia catalana Leoni, che nel 1680 ottenne il titolo comitale dopo aver acquistato il territorio di Lisignano dalla camera ducale di Parma e Piacenza.
Tra la fine del Seicento e i primi decenni del Settecento l’edificio venne sottoposto dai nuovi signori ad ampi interventi in stile barocco che ne valorizzarono le caratteristiche di residenza signorile. I lavori comportarono la finitura a intonaco della muratura esterna, la realizzazione di un doppio portico nel cortile interno, che venne decorato con raffinati effetti prospettici attribuiti a Ferdinando Bibbiena, la costruzione dello scalone, la decorazione a fresco della piccola cappella e delle sale al primo piano dotate di soffitti a vela e a lunettoni, e infine la costruzione di un ninfeo addossato alla cortina muraria meridionale completato da una statua di Ercole.

Il Novecento: una storia partigiana
I Leoni tennero per oltre due secoli l’edificio, vendendolo nel 1912 alla famiglia Maestri.
La notte di San Silvestro del 1944 un piccolo distaccamento di partigiani di ‘Giustizia e Libertà’, dotato di armamenti pesanti e in fuga dalle truppe tedesche, si rifugiò presso il castello, ottenendo la protezione della famiglia; tra questi era il futuro storico Angelo del Boca, che sposò poi la figlia dei proprietari e raccontò la vicenda in alcuni suoi libri.
Ancor oggi di proprietà privata, il castello è visitabile all'estero ed è aperto alle visite su richiesta o in occasioni particolari.

VISITA
In un contesto ambientale particolarmente preservato, su uno spazio pianeggiante nei pressi della riva destra del torrente, il castello conserva l’impianto ‘piacentino’ a pianta quadrangolare con quattro torri cilindriche agli angoli e un cortile centrale.
Circonda l’edificio la ‘peschiera’, un ampio fossato alimentato da sorgenti interne e dalle acque del Luretta, che vengono qui portate attraverso un condotto a sezione ogivale in grossi conci di pietra. Sotto al torrente corre un cunicolo sotterraneo, oggi diroccato, che secondo tradizione collegava Lisignano al castello di Agazzano.
Un ponte levatoio dotato di un sistema di sollevamento a contrappesi consente l’accesso all’edificio insieme a un piccolo ponte laterale in muratura. L’accesso originario era collocato sul fronte settentrionale, in asse con la strada proveniente da Gazzola, dove oggi si trova un ampio giardino quadrato, delimitato da un muro di cinta in pietra, dalle ex scuderie e da un antico granaio; al centro del fossato si erge il basamento dell’antico mastio di ingresso quadrangolare.
Nonostante la pianta regolare l’edificio non presenta un preciso asse di simmetria per la presenza di due edifici - una torre quadrangolare e una struttura a capanno con pietre d'angolo squadrate - antecedenti alla sua costruzione, e forse risalenti all’VIII o IX secolo.
La muratura esterna merlata è caratterizzata da un alto basamento a scarpa con cordonatura in pietra e da beccatelli in laterizio, presenti solo in alcuni tratti; rimangono tracce della finitura ad intonaco predisposta nel Sei-Settecento sull’intero edificio.
Allo stesso periodo risalgono l'ampio portico a due arcate con colonna in arenaria nel cortile, affrescato con effetti prospettici e illusori e trofei militari, lo scalone e il loggiato a due ordini, le decorazioni delle sale al piano superiore, il ninfeo che chiude il lato interno del muro meridionale con la statua di Ercole vincitore sul leone Nemeo, sullo sfondo della campagna.
Fra i torrioni meridionali e l’edificio, un'ampia area aperta, collegata al cortile centrale da un portico, ospita una serie di giardini pensili. All'esterno degli spazi cintati, una torre di vedetta in pietra, oggi priva di coronamento, richiama le caratteristiche tipologiche e stilistiche del castello.


Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione, propri e di terze parti.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookie.