Antonioni Michelangelo
1912/ 2007
dipinto

carta/ collage/ tecnica mista
mm 237 (la) 180 (a)
sec. XX (- - -)
n. 4427
Durante le lunghe pause tra la lavorazione di un film e l'altro, Michelangelo Antonioni si cimenta anche con il "collage". Questa tecnica, portata a un alto livello espressivo da Braque e Picasso attraverso i celebri "papiers collés", consente al regista ferrarese di sperimentare un'inedita forma di linguaggio, fondata sul “frammento”. In altre parole, "Antonioni mette in evidenza oggetti e frammenti della vita quotidiana, volti, forme geometriche, superfici colorate o disegnate, attraverso la tecnica del collage più classico, eseguito con ritagli di carta, da quella da pacco ai fogli di giornale, alle veline, a fogli colorati con le tempere e poi ritagliati nelle forme desiderate. Completa e congiunge fra loro questi intarsi inserendo anche figure e volti disegnati a matita, colorati a pastello o pennarello, o articoli di giornale incollato e poi strappato" (Vitale, p. 131).
La serie dei “collage” restituisce l’inesauribile necessità di Antonioni di sperimentare e di ‘giocare’ con il colore, con il segno e la materia fino a raggiungere inedite rilevanze concettuali.
Queste composizioni testimoniano, inoltre, l’interesse di Antonioni verso il condizionamento dei media e della pubblicità sulla vita quotidiana. Si tratta di un tema che il regista, spesso in anticipo sui tempi, esprime attraverso una denuncia sottile e profondamente critica. Antonioni analizza le problematiche del moderno in rapporto alla ‘deriva postmoderna’, trovando “una realtà dominata dal bombardamento di immagini e messaggi e snaturata dal consumismo” (ibidem). A tale proposito, non può non venire in mente la visionaria scena finale di “Zabriskie Point” (1970), dove l’esplosione della villa, immaginata dalla protagonista, provoca una deflagrazione degli oggetti e dei beni appartenenti alla civiltà del consumo.
È possibile interpretare i “collage” attraverso “la logica della disgregazione” e la “degenerazione dei valori”, per citare dei temi affrontatati da Herman Broch nella trilogia romanzesca intitolata “I sonnambuli” (1929-1932). Come Joyce, Musil, Kafka, Broch evidenzia la difficoltà della cultura scientifica e della filosofia positivista nel dare risposte alle questioni metafisiche e alla caduta dei valori della società moderna. Citati nel film “La notte”, i “Sonnambuli” offrono ad Antonioni una lucida riflessione sulla fine di un’epoca e sull’individuo che “come un bimbo smarrito, avanza a tentoni, tenendosi al filo di una qualche logica di corto respiro, attraverso un paese chimerico, che chiama realtà sebbene sia per lui che un incubo” (“I sonnambuli. 1888 Pasenow o il romanticismo. 1903 Esch o l’anarchia. 1918 Huguenau o il realismo”, Torino 1997, p. 402).