MEB - Museo Ebraico di Bologna
Via Valdonica, 1/5
Bologna (BO)
Böhm Ariela
notizie secc. XX/ XXI
scultura

terracotta/ cottura a raku
cm, cm, cm, cm, cm 29, (la) 30, (la) 30, (la) 20, (la) 21 (la) 38, (a) 37,5, (a) 32,5, (a) 27, (a) 24 (a)
sec. XX (1993 - 1993)
n. 90
Si tratta di cinque terracotte che riproducono cinque libri chiusi. Sono tutte di grandezze diverse. Nel retro sono tutte cave. Sopra la copertina in rilievo presentano delle lettere scritte in ebraico, il lato destro invece riproduce i fogli a lato di un volume chiuso. Il colore è marrone scuro che grazie alla tecnica raku prende brillantezza e sfumature dorate.

Ariela Böhm nasce a Roma e, dopo la laurea in Scienze Biologiche, lavora per qualche anno, in qualità di borsista, sotto la direzione della professoressa Rita Levi Montalcini all'Istituto di Biologia Cellulare del CNR a Roma. Fin dagli anni del liceo intraprende il suo percorso artistico privilegiando come mezzo espressivo le tecniche della ceramica. Studia in seguito tornitura, tecnica Raku, decorazione, teoria degli smalti, vetrate artistiche, glass fusing e incisione. Frequenta il corso di scultura tenuto dal prof. Mongelli all'Accademia di Belle Arti di Roma. Frequenta la fonderia Anselmi presso la quale realizza un monumento in bronzo. Il suo lavoro predilige materiale e tecnica Raku, ma questo non preclude comunque la continua ricerca e lo studio di nuove tecniche. L'incessante sperimentazione dei materiali più adatti all'opera che vuole realizzare la porta ad utilizzare il silicone per il ciclo di opere sul moto ondoso e, nel 2004, ad ideare, con il collega Rino Regoli, la tecnica delle “Ombre di luce”. La Böhm in occasione della Notte Europea dei Musei 2015 presenta una mostra dal titolo “Materia: memoria e metafore”, in cui narra la storia, l'evoluzione umana nel suo farsi cultura e nella storia del sé, nei percorsi personali, intrecciati e unici. Dal generale al particolare e poi di nuovo all'indietro. La nascita della scrittura, delle scritture, degli alfabeti, viene interpretata come urgenza e discrimine dell'umanità, come perimetro e contatto con il mondo interiore, come distanza dall'indistinto e dal primordiale dell'infanzia della specie e dell'individuo.