Centro Culturale "Carlo Venturini"
Viale Zaganelli, 2
Massa Lombarda

Sito web
Nella collezione Venturini sono presenti un certo numero di manufatti appartenenti alla sezione “design-arti applicate all'industria”.

La ceramica

Nelle vetrine del museo è documentato il gusto per il bric à brac e per la nascente arte industriale da una serie di manufatti che per la loro natura non offrono particolari qualità estetiche , ma si configurano semplicemente come oggetti d’uso appartenenti alla suppellettile domestica consueta soprattutto nella seconda metà del XIX secolo: vasi da fiori, tazzine,brocche, scaldini, piatti e piattini.
Molti degli esemplari presenti appartengono alla Manifattura Miliani di Fabriano (zuccheriere, brocche, taglieri, servizi da camera).
Altri oggetti ancora provengono da manifatture inglesi, come la famosa Wedgwood, alla quale appartiene il piatto da parata a smalto verde con rappresentazione della maternità.

I vetri

A partire dall’Ottocento, grazie a nuovi processi tecnici che ne consentivano la produzione a prezzi relativamente bassi, il vetro trova nuovi campi di impiego nell’arredamento della casa borghese.
L’aumento delle richieste comporta però anche un deterioramento del gusto e un abbassamento della qualità tecnica della produzione, tanto che, sempre più spesso nel corso del secolo, al vetro incolore, ricoperto di patine e poi molato o finemente decorato in oro, si sostituisce il vetro stampato, la colorazione all’acido e la semplificazione dei processi di molatura.
Nell’ambito di questa produzione industriale che si afferma pienamente dalla metà dell’ottocento sono da inserire anche molti dei pezzi raccolti da Carlo Venturini.
Figurano infatti nella collezione svariati semplici oggetti d’uso:oliere decorate con motivi floreali di derivazione classicista, bottiglie, candelieri, vasi da fiori che costituivano l’arredo vero e proprio della abitazione del medico – collezionista.
Numerosi anche i bicchieri di varie forme e con varie iscrizioni che testimoniavano un atteggiamento romantico e un gusto che rendeva il manufatto un oggetto ricordo.


Originale figura di collezionista, Carlo Venturini costruisce il suo museo su un costume assai diffuso nella società borghese dell'ottocento, quello dello scambio di “cortesie”.
La professione di medico e l'attività diplomatica svolta per il governo tunisino fino al 1881 gli consentono di di intrattenere rapporti personali con studiosi, viaggiatori e diplomatici.
Egli costruisce una fitta rete di relazioni che si concretizzano in scambi dei gentilezze con l'invio di omaggi, oggetti e curiosità i più disparati. Anche i contatti e l'adesione a istituzioni storiche, scientifiche, artistiche contribuiscono a orientare i suoi interessi di collezionista.
La raccolta pertanto si viene formando grazie a questi apporti e solo di rado il suo accrescimento è legato ad una preordinata politica di acquisti, effettuati personalmente e limitatamente a certe classi di materiali.

Per il Venturini non è estraneo alla preferenza per il manufatto lo sviluppo della produzione di oggetti e l'aumento della loro diffusione verificatasi nel corso dell'ottocento grazie al progresso industriale.
Converge dunque su di essi un interesse che prima era stato in gran parte riservato all'opera d'arte.
Le esposizioni universali, a partire da quella di Parigi del 1851, non fanno che additare agli occhi degli spettatori le meraviglie della produzione industriale in una cornice sorprendente. Quindi acanto ai prodotti della moderna industria (porcellane, vetri, oggetti metallici) acquistano nuovo valore, agli occhi di un collezionista non specialista, la produzione dell' “industria antica”.
Maioliche, porcellane e vetri sono tra i pochi materiali raccolti per lopiù mediante acquisto o per sua richiesta esplicta, insieme ad un piccolo insieme di bronzetti antichi. Il resto della collezione si deve invece ai doni.