loc. Canossa Castello
Canossa (RE)
Un piccolo museo si trova sul sito del palazzo comitale. Conserva un fonte battesimale scolpito in arenaria risalente all’inizio del XII secolo, e reca i simboli degli Evangelisti; inoltre vario materiale frammentario proveniente da scavi archeologici avviati sin dall’Ottocento, dal paletnologo reggiano Gaetano Chierici. Un plastico consente di leggere la forma del castello, ora di difficile comprensione dato l’assottigliamento della rupe di circa un terzo.
Il fortilizio fu eretto nel 940 dal longobardo Atto Adalberto figlio di Sigifredo da Lucca, a rafforzamento di un sistema difensivo di controllo delle valli convergenti su Reggio Emilia. Il nome Canuxia forse deriva dal latino canus, bianco, indotto dall’arenaria biancastra della rupe. Nel 950 il castello fu assediato da Berengario II marchese d’Ivrea, che voleva prendere come moglie al figlio Adalberto la vedova di re Lotario, Adelaide rifugiata a Canossa. Ottone I re di Germania, che sposò Adelaide, creò marchese Adalberto. Tedaldo figlio di Adalberto contrastò Arduino d’Ivrea nella sua pretesa alla corona d’Italia e rafforzò e incrementò i possedimenti della famiglia, poi ancora accresciuti in Toscana da suo figlio Bonifacio, padre di Matilde. Di Matilde, sostenitrice del papato nella contrapposizione con l’impero, si ricorda la sua mediazione fra l’imperatore Enrico IV, scomunicato, e il papa Gregorio VII, nel famoso incontro nell’inverno del 1077, quando proprio a Canossa il monarca chiese perdono al pontefice. Il castello rimase in possesso di un ramo dei da Canossa sino al 1449, quando fu acquisito da Lionello d’Este marchese di Ferrara. La fortezza però non era più la stessa dei tempi di Matilde essendo stato distrutta dai Reggiani nel 1255. Fu risistemata dagli Estensi nel 1452. Si sa che fra il 1502 e il 1503 comandante del presidio era Ludovico Ariosto. Subì gravi danni da parte dei Farnese nel 1557 e poi negli anni seguenti subì la trasformazione in residenza e fu dei conti Rondinelli e poi dal 1642 della famiglia Valentini di Modena dai quali nel 1878 lo acquistò il governo che lo dichiarò monumento nazionale.
Canossa si raggiunge dall’autostrada A1 dal casello Terre di Canossa (km 31,5). Scendendo verso valle si perviene in breve (km 3,5) a Rossena (vedi scheda); proseguendo si raggiunge (km 7,8) il piccolo centro storico di S. Polo del cui perimetro fortificato rimane il torrione della porta e avanzi del castello; nella chiesa c’è un dipinto di Niccolò dell’Abate. Proseguendo verso est (km 7) si arriva al castello di Bianello (vedi scheda). Risalendo le pendici appenniniche verso sud si possono vedere i castelli di Sarzano (km 7) di origine matildica, ma rifatto nel Quattrocento, e di Leguigno (km 11), d’impianto cinquecentesco e rimaneggiato nel Seicento. Risalendo la valle dell’Enza, presso Cerezzola (km 6,5), si trova la Riserva naturale orientata Rupe di Campotrera, estesa su 42 ettari, dove emerge un importante affioramento ofiolitico, in un contesto paesaggistico singolare e selvaggio.