Museo Storico "Dante Foschi"
Via Piero Maroncelli, 3 (c/o Palazzo del Mutilato)
Forlì (FC)
Casadei Maceo
1899/ 1992
disegno

carta/ pastello
mm 145 (la) 218 (a)
con cornice: larghezza 37//altezza 44,4//profondità 1,7
sec. XX (1943 - 1943)
n. Maceo Casadei, n. 2
Disegno a pastello rossiccio su carta che rappresenta una donna anziana, con fazzoletto in testa, seduta mestamente con una valigia e un fagotto al fianco. L'opera è firmata e datata in corrispondenza dell'angolo inferiore sinistro, mentre il titolo è leggibile sull'angolo superiore destro.

Disegno realizzato nel 1943 dal pittore forlivese Maceo Casadei. L'opera appartiene alla serie delle "Scene di Guerra", realizzata dall'artista romagnolo in giro per l'Italia durante la seconda guerra mondiale, ma risulta priva del numero identificativo che è invece presente su altri esemplari della stessa serie.
Dopo la formazione artistica avvenuta tra Forlì (seguendo gli insegnamenti del pittore concittadino Giovanni Marchini) e Lione (dove la famiglia era emigrata nel 1912), Maceo Casadei prese parte, appena diciottenne, alla prima guerra mondiale, in cui combatté in Trentino all’interno della 211 compagnia mitraglieri Fiat. Dopo aver vissuto dal dopoguerra in poi a Forlì, nel 1934 si trasferì a Roma per lavorare presso l’Istituto Nazionale LUCE, in principio con i compiti di scenografo e disegnatore, in seguito come operatore fotografico. L’ingresso dell’artista, che da anni si occupava di ritocco fotografico in Romagna, nel prestigioso ente cinematografico romano fu veicolato dal rapporto di stima e fiducia reciproca che lo legava al neo direttore dell’Istituto, Giacomo Paulucci di Calboli Barone: capo di gabinetto di Mussolini, egli era infatti imparentato con una delle più antiche famiglie della nobiltà forlivese e già in passato si era rivelato un entusiasta acquirente e committente delle opere del pittore. Lo stesso Casadei ricorda nelle proprie memorie come la protezione di Giacomo Paulucci di Calboli Barone fu fondamentale per la conservazione del proprio posto di lavoro: il pittore infatti riuscì a lavorare per dieci anni presso l’Istituto LUCE senza essere iscritto al partito nazionale fascista, non esitando anzi più volte a esprimere pubblicamente il proprio dissenso verso la politica di Mussolini. Nel 1940 Casadei chiese e ottenne di entrare a far parte del “Reparto guerra” dell’Istituto in qualità di fotografo e pittore al fronte. Ufficialmente il suo compito consisteva nel documentare, ai fini della propaganda di regime, lo svolgimento delle operazioni belliche e di tutto ciò che era connesso con la macchina militare italiana: le alte gerarchie fasciste si aspettavano infatti che dalla campagna fotografica dell’Istituto LUCE emergesse un’immagine dell’esercito italiano che esaltasse la combattività e il coraggio eroico dei soldati, il morale alto delle truppe e la convinzione diffusa di combattere per un destino glorioso. In realtà Casadei, che considerava l’entrata in guerra dell’Italia di fianco alla Germania come una scelta “disgraziata” e che non condivideva di certo l’entusiasmo verso la dittatura fascista, scelse tale compito non a fini propagandistici, ma mosso dalla volontà di seguire da vicino l’intensità drammatica della guerra, probabilmente sostenuto anche dal forte ricordo dell’esperienza militare vissuta in prima persona durante il primo conflitto mondiale. Casadei venne quindi inviato dapprincipio sul fronte alpino, per documentare le prime operazioni belliche contro la Francia, compito che visse con particolare sofferenza data la sua giovanile permanenza a Lione. Proseguì quindi in giro per l’Italia, ispezionando le basi militari e i luoghi della produzione bellica: probabilmente fu sfuttando tale occasione che l'artista iniziò la serie "Scene di Guerra", che venne poi continuata dopo il suo rientro in Italia nel 1942 (l'oggetto di questa scheda appartiene alla seconda fase). Dopo aver partecipato all’occupazione della Grecia, Casadei chiese infatti di essere inviato in Africa Settentrionale, per seguire i soldati italiani delle prime linee nel deserto libico, dove rimarrà fra l’autunno del 1941 e la primavera del 1942. Quella nordafricana fu una guerra durissima, con ingente spiegamento di forze e mezzi, che il pittore documentò, oltre che con 6000 foto, con moltissime “impressioni”, 400 tra dipinti, acquerelli e disegni. Parte di esse, insieme ad altre realizzate in Italia durante la seconda guerra mondiale (come il disegno oggetto della scheda) e altre nate dall'esperienza del fronte durante la Grande Guerra, costituiscono un nucleo di 42 opere che è stato donato dall’artista alla sezione forlivese dell’Associazione Nazionale fra Mutilati e Invalidi di Guerra. Si tratta di una sorta di diario di guerra per immagini, con notazioni che recano la data, il luogo, il soggetto e spesso una personale notazione documentaria. Nel caso della seconda guerra mondiale il corpus di opere di Casadei è inoltre arricchito dalle memorie scritte dallo stesso pittore e conservate nell’archivio di famiglia: da esse emerge la costante critica del pittore verso il potere politico, che aveva trascinato la nazione in una guerra non voluta dal popolo e senza una preparazione adeguata; la solidarietà e lo spirito di fratellanza che nutriva per i militari, compresi i nemici; il rispetto per il coraggio e il valore militare dimostrato dai soldati italiani nonostante i disagi del deserto libico (dove non erano garantiti neanche i rifornimenti di acqua).