Museo Storico "Dante Foschi"
Via Piero Maroncelli, 3 (c/o Palazzo del Mutilato)
Forlì (FC)
produzione italiana
baionetta

acciaio/ brunitura
mm 530 (lu)
lunghezza lama 460,
manicotto: lunghezza 66//diametro 23
secc. XIX/ XX (1870 - 1918)
Baionetta a spiedo in acciaio brunito dotata di lunga lama cruciforme; il sistema di incastro alla volata del fucile è costituito da un manicotto tubolare con ghiera e spacco laterale a forma di "L". Su un lato dell'incastro è presente il numero di matricola dell'arma.

Baionetta per moschetto "Vetterli mod. 1870", identificata dal numero di matricola "A 1075". Il moschetto "Vetterli mod. 1870" derivava dall’omonimo modello di fucile e venne realizzato in quattro versioni: da Cavalleria, da Carabinieri e da Carabinieri Guardie del re, che utilizzavano la medesima tipologia di baionetta a spiedo (come quella in esame) e da Truppe Speciali, che era dotata invece di un modello a sciabola analogo a quello del fucile Vetterli. La baionetta a spiedo, di ispirazione ancora settecentesca, si infilava sulla volata del fucile attraverso il manicotto che poteva essere inserito in entrambi i sensi: in questo modo era possibile portare la baionetta inastata al diritto o, quando non era in uso, al rovescio con la lama rivolta verso il moschetto, in modo da alloggiarla in un'apposita scanalatura ricavata sotto al fusto della cassa.
Il fucile e il moschetto Vetterli dovevano il loro nome all’ esemplare a ripetizione manuale progettato, tra il 1860 e il 1870, dallo svizzero Friedrich Vetterli, responsabile della fabbrica d'armi di Neuhausen. Tale modello, dotato di un serbatoio tubolare posto lungo il fusto dove alloggiavano 12 proiettili, venne preso in considerazione da parte degli Alti Comandi Italiani come valida alternativa all'ormai obsoleto Carcano modello 1860, ma risultò troppo costoso per essere adottato come arma universale per i soldati del Regno d’Italia. Venne quindi modificato in un esemplare di fucile monocolpo, con cartucce da 10,4 mm, denominato "Vetterli italiano modello 1870". Tuttavia nel giro di pochi anni ci si accorse che questa tipologia di fucile monocolpo risultava poco pratica e non più adatta alle esigenze belliche dell’epoca, si decise quindi di dotare il “Vetterli” di un meccanismo a ripetizione per aumentare la velocità di tiro, lasciando però inalterato il calibro (10,4 mm). Si aggiunse quindi un caricatore lineare che fu disegnato dal Capitano di Artiglieria Giuseppe Vitali e che permetteva di ricaricare l'arma più velocemente: il fucile così modificato assunse la nuova denominazione "Vetterli-Vitali 1870/87". Durante la Prima Guerra Mondiale l’esercito italiano fu armato principalmente del fucile “modello 1891” sistema Mannlicher-Carcano, alimentato con caricatori da cartucce calibro 6,5 mm; inizialmente però, vista la difficoltà di far fronte da subito alle numerose richieste di fucili “modello 1891”, le retrovie continuarono a essere armate di fucili "Vetterli-Vitali mod. 1870/ 87" (che giacevano del resto inutilizzati a migliaia negli arsenali militari italiani), riconvertiti tuttavia in modo da poter utilizzare il calibro italiano standard dell'epoca, ossia il 6,5 Carcano (e quindi definiti "Vetterli-Vitali 1870/87/16"). I Vetterli così modificati finirono ad armare la Milizia Territoriale, le Truppe Coloniali ed altri Corpi non di prima linea.