Museo Storico "Dante Foschi"
Via Piero Maroncelli, 3 (c/o Palazzo del Mutilato)
Forlì (FC)
produzione francese
scaldaletto

alluminio (?)
mm 260 (la) 75 (a) 124 (p)
sec. XX (1900 - 1924)
Pesante scaldaletto in alluminio (?), completamente sigillato, di forma cilindrica schiacciata; sul davanti è presente un manico rettangolare tubolare infilato in una targa ovale saldata allo scaldaletto. Sul lato sinistro è visibile il marchio del produttore che riporta, oltre al nome, anche le istruzioni d'uso dell'oggetto.

Scaldaletto appartenuto a Fulcieri Paulucci de Calboli (1893- 1919), tenente di complemento del Reggimento Savoia Cavalleria; l'oggetto fu forse utilizzato da Fulcieri durante le sua degenza a letto in seguito alla ferita alla schiena, riportata in guerra nel 1917, che lo paralizzò e lo portò alla morte dopo due anni di tormento. Lo scaldaletto, privo di acqua o carbone, fu prodotto dal francese J. Gauquelin e si utilizzava dopo averlo immerso per 30 minuti in acqua bollente; ne esistevano diverse taglie, fra cui l'oggetto in esame rappresenta la maggiore fra quelle rintracciate.
Laureato a Genova nel 1914, il marchese Fulcieri era intenzionato a seguire le orme paterne intraprendendo la carriera diplomatica, quando l'imminenza della guerra lo spinse ad arruolarsi nell’ottobre del 1914 nel plotone allievi ufficiali del reggimento Saluzzo a Milano. Ne uscì ufficiale nel 1915 e fu tra i primi soldati italiani a varcare i confini nel maggio dello stesso anno. Dimostrò coraggio non comune, quando, sebbene ferito due volte nelle battaglie dell'Isonzo tra il 1915 e il 1916 e ormai inabile alla guerra in quanto zoppo, volle comunque rimanere al fronte e ottenne di poter servire come ufficiale osservatore di controbatteria. Il 18 gennaio 1917, presso Dosso Faiti (Carso sloveno), durante un turno di riposo si recò volontariamente ad un osservatorio di prima linea mentre si svolgeva un attacco nemico, in cui riportò la ferita alla schiena per la scheggia di shrapnel (oggetto della scheda) che lo ridusse sulla sedia a rotelle (per la paralisi degli arti inferiori). Fu per questo decorato con la medaglia d’oro al valor militare, che gli fu consegnata in ospedale dal Duca di Savoia, Emanuele Filiberto, il 27 gennaio 1917. Tornato in patria, seppur costretto alla sedia a rotelle, divenne uno degli animatori del "fronte interno", occupandosi di mobilitare i civili per il soccorso ai combattenti dopo la disfatta di Caporetto. Venne infine ricoverato in una clinica di montagna a Saanen, vicino Berna, dove morì il 28 febbraio del 1919.