Museo Storico "Dante Foschi"
Via Piero Maroncelli, 3 (c/o Palazzo del Mutilato)
Forlì (FC)
produzione europea
cimelio
scheggia di proiettile

acciaio,
argento (?),
filo di cotone,
seta,
tela di cotone
mm 32 (a) 25 (d)
misure ciondolo,
diametro scheggia 17,
fiocchetto: larghezza 50//altezza 30,
cuscino: larghezza 240//altezza 60
sec. XX (1917 - 1919)
Piccola sfera in acciaio incastonata in sottile cornice in argento (?) con gancio circolare per la sospensione. Il ciondolo così formato è appeso con del filo di cotone rosso a una spilla da balia appuntata al centro di un cuscino rosso quadrato; al cuscino è fissato, con un'altra spilla da balia, anche un fiocchetto tricolore di seta.

Sfera di shrapnell incastonata in piccolo ciondolo: si tratta della scheggia che il 18 gennaio 1917 colpì alla schiena paralizzandolo Fulcieri Paulucci de Calboli (1893- 1919), tenente di complemento del Reggimento Savoia Cavalleria.
Laureato a Genova nel 1914, il marchese Fulcieri era intenzionato a seguire le orme paterne intraprendendo la carriera diplomatica, quando l'imminenza della guerra lo spinse ad arruolarsi nell’ottobre del 1914 nel plotone allievi ufficiali del reggimento Saluzzo a Milano. Ne uscì ufficiale nel 1915 e fu tra i primi soldati italiani a varcare i confini nel maggio dello stesso anno. Dimostrò coraggio non comune, quando, sebbene ferito due volte nelle battaglie dell'Isonzo tra il 1915 e il 1916 e ormai inabile alla guerra in quanto zoppo, volle comunque rimanere al fronte e ottenne di poter servire come ufficiale osservatore di controbatteria. Il 18 gennaio 1917, presso Dosso Faiti (Carso sloveno), durante un turno di riposo si recò volontariamente ad un osservatorio di prima linea mentre si svolgeva un attacco nemico, in cui riportò la ferita alla schiena per la scheggia di shrapnel (oggetto della scheda) che lo ridusse sulla sedia a rotelle (per la paralisi degli arti inferiori). Fu per questo decorato con la medaglia d’oro al valor militare, che gli fu consegnata in ospedale dal Duca di Savoia, Emanuele Filiberto, il 27 gennaio 1917. Tornato in patria, seppur costretto alla sedia a rotelle, divenne uno degli animatori del "fronte interno", occupandosi di mobilitare i civili per il soccorso ai combattenti dopo la disfatta di Caporetto. Venne infine ricoverato in una clinica di montagna a Saanen, vicino Berna, dove morì il 28 febbraio del 1919.
A quanto si legge dalla didascalia appuntata sul cuscino, fu lo stesso Fulcieri a ricavare dalla scheggia un ciondolo che portò fino alla morte; esso venne poi indossato dalla sorella Camilla che infine dispose che il cimelio fosse donato all'Associazione Nazione fra Mutilati e Invalidi sezione di Forlì, intitolata proprio a Fulcieri.