Museo Storico "Dante Foschi"
Via Piero Maroncelli, 3 (c/o Palazzo del Mutilato)
Forlì (FC)
produzione italiana (?)
fotografia

carta/ applicazione su cartoncino/ gelatina ai sali d'argento,
legno,
carta,
vetro
mm 181 (la) 132 (a)
con cornice: altezza 262//larghezza 325//profondità 15
sec. XX (1917 - 1917)
Fotografia in bianco e nero, collocata in passepartout marrone chiaro, che ritrae Fulcieri Paulucci de Calboli steso nel letto di ospedale. La fotografia sembra ritoccata: la parte inferiore appare sfumata e striature bianche compaiono sui cuscini e le lenzuola.

Fotografia che ritrae il marchese Fulcieri Paulucci de Calboli (1893- 1919), tenente di complemento del Reggimento Savoia Cavalleria, scattata tra il gennaio e il febbraio del 1917 all'ospedale di San Giorgio di Nogaro (provincia di Udine), dove fu ricoverato in seguito alla ferita alla schiena che lo paralizzò. Laureato a Genova nel 1914, il marchese Fulcieri era intenzionato a seguire le orme paterne intraprendendo la carriera diplomatica, quando l'imminenza della guerra lo spinse ad arruolarsi nell’ottobre del 1914 nel plotone allievi ufficiali del reggimento Saluzzo a Milano. Ne uscì ufficiale nel 1915 e fu tra i primi soldati italiani a varcare i confini nel maggio dello stesso anno. Dimostrò coraggio non comune, quando, sebbene ferito due volte nelle battaglie dell'Isonzo tra il 1915 e il 1916 e ormai inabile alla guerra in quanto zoppo, volle comunque rimanere al fronte e ottenne di poter servire come ufficiale osservatore di controbatteria. Il 18 gennaio 1917, presso Dosso Faiti (Carso sloveno), durante un turno di riposo si recò volontariamente ad un osservatorio di prima linea mentre si svolgeva un attacco nemico, in cui riportò la ferita alla schiena per una scheggia di shrapnel che lo ridusse sulla sedia a rotelle (per la paralisi degli arti inferiori). Fu per questo decorato con la medaglia d’oro al valor militare, che gli fu consegnata in ospedale dal Duca di Savoia, Emanuele Filiberto, il 27 gennaio 1917. Tornato in patria, seppur costretto alla sedia a rotelle, divenne uno degli animatori del "fronte interno", occupandosi di mobilitare i civili per il soccorso ai combattenti dopo la disfatta di Caporetto. Venne infine ricoverato in una clinica di montagna a Saanen, vicino Berna, dove morì il 28 febbraio del 1919.