Museo Storico "Dante Foschi"
Via Piero Maroncelli, 3 (c/o Palazzo del Mutilato)
Forlì (FC)
produzione europea
sciabola

acciaio/ nichelatura,
bachelite,
feltro
mm 970 (lu)
lunghezza lama 825,
larghezza al tallone 20,
larghezza elsa 130
secc. XIX/ XX (1888 - 1919)
Sciabola in acciaio nichelato, con lama diritta, a due fili e a una punta; l'impugnatura, in bachelite nera a quattro denti di presa, presenta una cappetta parzialmente zigrinata sul dorso e il bottone piatto; la guardia, sormontata da rosetta in feltro, è a tre rami con conchiglia per il pollice, ricciolo posteriore e apertura ovale per l'attacco della dragona. La lama è incisa ad acquaforte su entrambi i lati, dal tallone fin quasi a metà della sua lunghezza, con motivi a trofei e fiorami comprendenti lo scudo sabaudo e l'aquila coronata con lo stemma crociato sul petto.

Sciabola da ufficiali modello 1888, appartenuta al tenente di complemento del Reggimento Savoia Cavalleria marchese Fulcieri Paulucci de Calboli (1893- 1919). Laureato a Genova nel 1914, Fulcieri era intenzionato a seguire le orme paterne intraprendendo la carriera diplomatica, quando l'imminenza della guerra lo spinse ad arruolarsi nell’ottobre del 1914 nel plotone allievi ufficiali del reggimento Saluzzo a Milano. Ne uscì ufficiale nel 1915 e fu tra i primi soldati italiani a varcare i confini nel maggio dello stesso anno. Dimostrò coraggio non comune, quando, sebbene ferito due volte nelle battaglie dell'Isonzo tra il 1915 e il 1916 e ormai inabile alla guerra, volle comunque rimanere al fronte e chiese di essere assegnato al reparto di artiglieria da campagna. Il 18 gennaio 1917, presso Dosso Faiti, durante un turno di riposo si recò volontariamente ad un osservatorio di prima linea mentre si svolgeva un attacco nemico, in cui riportò la ferita che lo ridusse sulla sedia a rotelle e nel 1919 alla morte. Fu per questo decorato con la medaglia d’oro al valor militare, che gli fu consegnata in ospedale dal Duca di Savoia, Emanuele Filiberto, il 27 gennaio 1917. Per Fulcieri la sciabola in esame ebbe un particolare valore, tanto che predispose già nel 1915 nel proprio testamento di lasciarla ai propri genitori, definendola "il simbolo della mia fede nazionale, di quanto ciò mi è stato caro e mi è in questo momento più caro".
Le sciabole in uso presso la Forze Armate italiane allo scoppio del conflitto 1915-18 erano quasi tutte di origine ottocentesca ed non venivano impegnate in combattimento, ma fungevano soprattutto quale insegna di grado. La sciabola in esame è infatti quella modello 1888, che venne spesso riutilizzata durante la Prima Guerra Mondiale: in questo caso l'arma risulta leggermente modificata, dal momento che l'originaria lama curva e a un filo è stata sostituita da una diritta e a due fili.