impasto semidepurato
ceramica di impasto
cultura villanoviana
sec. VIII a.C. (800 a.C. - 750 a.C.)
cm 35,5 (a) 31 (d)
n. 14483
Vaso biconico con collo troncoconico a profilo leggermente concavo, ampia spalla arrotondata e rilevata, ventre a profilo appena concavo, fondo piatto. Ansa a maniglia a bastoncello impostata obliquamente nel punto di massima espansione. Sul collo decorazione a fasce oblique, alternate a triangoli, entrambi campiti a cordicella. Al centro motivi a meandro continuo incisi con pettine a tre punte, tra linee orizzontali a cordicella; subito al di sotto una fascia analoga a quella del collo ma di maggiori dimensioni. Sulla spalla motivi a meandro composito incisi con pettine a tre punte e compresi tra due linee orizzontali sempre a tre solchi.

Il biconico si presentava, al momento del rinvenimento, in associazione con la scodella con n° inv. 14484.
ll vaso biconico è forse l'oggetto più caratteristico della cultura villanoviana. In ambito funerario, dove il rito prevalente era costituito dall'incinerazione, esso era utilizzato come contenitore delle ceneri del defunto - accuratamente raccolte e deposte al suo interno - ed era poi coperto da una scodella rovesciata. All'interno del vaso potevano essere deposti oggetti personali del defunto, frequentemente in bronzo e spesso in grande quantità; talvolta il rinvenimento di fibule in aderenza alle pareti o alla spalla del biconico ha fatto ritenere che esso fosse avvolto da un panno o un drappo.
Tale cinerario era solitamente in terracotta ma in alcuni, eccezionali, casi poteva essere realizzato in bronzo o sostituito da un vaso di altra forma. Prima della sepoltura il vaso biconico veniva privato di una delle anse, per sottolinearne la fine nell'uso quotidiano (dove era utilizzato come contenitore per liquidi) e segnarne il definitivo passaggio nell'aldilà; ciò porterà progressivamente alla produzione di biconici con un'ansa sola, destinati fin dall'origine al mondo funerario.
A causa dell’estrema varietà delle forme, tipica di produzioni manuali poco standardizzate, risulta difficile la definizione di tipologie precise, almeno fino al VII secolo a.C., quando l’introduzione di nuove tecniche di fabbricazione permetterà di ottenere vasi di grandi dimensioni con forme omogenee, consentendo una maggiore precisione nella definizione dei tipi.