via della Fiera
Rimini (RN)
Tel: 0541 704704 - urp@comune.rimini.it
Il parco (14 ettari) è la estesa propaggine meridionale di un unico sistema di spazi verdi pubblici, che comprende anche i parchi Renzi, Callas, Cervi, Bondi e Fabbri, avviato negli anni ’70 e completato nei decenni successivi lungo il vecchio tracciato del torrente Ausa, dopo le modifiche al suo percorso urbano avviate nel decennio precedente (il canale deviatore Ausa fa confluire nel Marecchia la maggior parte delle acque del torrente, che in precedenza sfociavano direttamente in mare). Il parco circonda un ampio specchio d’acqua artificiale, noto come lago Mariotti, realizzato su terreni in precedenza occupati da una cava di argilla e da una grande fabbrica di laterizi (la Fornace Fabbri). L’aspetto dell’area verde è decisamente scenografico, grazie all’armonioso insieme formato dallo specchio d’acqua e da spazi aperti, quinte di verde e macchie boschive; l’accostamento cromatico di specie arboree e arbustive sia sempreverdi che caducifoglie, con esemplari già ben sviluppati, lo rendono particolarmente suggestivo in primavera e autunno.

Di fronte a piazzale Kennedy ha inizio la frequentatissima pista ciclabile che risale il vecchio tratto terminale, oggi non più visibile, del torrente. Il percorso, ciclabile ma anche pedonale, asfaltato e abbastanza largo, entra dapprima nel parco intitolato a madre Elisabetta Renzi (1786-1859), fondatrice delle Maestre Pie della Vergine Addolorata beatificata nel 1989, una fascia verde con un’ampia varietà di specie arboree e arbustive che ombreggiano giochi per bambini e aree per la sosta (pini domestici, lecci, platani, aceri americani, aceri saccarini, tuie, palme, mirabolani rossi, bagolari, tigli, tamerici e altre specie). Superato un sottopasso, si accede al Parco Maria Callas, dedicato alla celebre soprano, che si sviluppa a lato dello scalo ferroviario; al suo interno spiccano alcuni bagolari di discrete dimensioni e un filare di vecchie tamerici dai fusti contorti, oltre a robinie, aceri ricci, pini, lecci, betulle e alberi di Giuda. Attraversata via Roma, si prosegue nel Parco Alcide Cervi, intitolato al padre dei sette fratelli uccisi dai fascisti a Reggio Emilia alla fine del 1943, che si allunga accanto a un tratto delle antiche mura della città storica (a breve distanza, lungo via Roma, si trovano anche i resti dell’Anfiteatro romano). A ridosso delle mura risalta un grande bagolaro (diametro 67 cm) e più avanti compaiono pini domestici (il maggiore con diametro di 60 cm), cipressi e tamerici, mentre ai lati del vialetto ciclo-pedonale si succedono un gruppo scultoreo dedicato alla resistenza partigiana e ai caduti della città (opera del riminese Elio Morri), filari di tigli, gruppi di cipressi, aree giochi per bambini e una moderna fontana. L’area verde è arricchita in molti punti da macchie arbustive di rose appartenenti a diverse varietà, osmanto, ligustro, calicanto, oleandro, Cornus florida e altre specie ornamentali. Poco oltre si raggiunge l’arco di Augusto e tramite un primo sottopasso si accede al Parco Olga Bondi, una diciannovenne riminese uccisa per sbaglio dai fascisti nel 1922, per raggiungere poi, dopo un successivo sottopasso, il più ampio Parco Fabbri, che si estende nella zona dove un tempo si trovavano la storica fornace e alcuni edifici rurali. Nell’area verde, insieme a gruppi di carpini bianchi, frassini, robinie, aceri americani, tamerici e altre specie, spiccano alcuni grandi pioppi ibridi legati ai vecchi poderi; il maggiore (diametro 117 cm), con quattro grosse branche che si dipartono da una base comune e una chioma imponente, vegeta a fianco del centro sociale anziani “Ausa”, ospitato in una casa colonica ristrutturata. In questa zona, nel luglio 2013, è stata inaugurata la nuova pista di skateboard, una double bowl square, una doppia vasca in calcestruzzo, utilizzata per effettuare evoluzioni spettacolari e capriole con la tavola sotto i piedi. Oltre che per gli appassionati di skateboard la nuova pista potrà essere utilizzata anche dagli amanti di Bmx e freestyle. L'impianto sportivo è oggi delimitato da una recinzione che misura 9 metri per 17,75, con profondità variabile da un metro e mezzo a 2 il Double bowl, 18 metri per 37 l’intera pista . Nei pressi si notano vecchi esemplari di fico e ciliegio, mentre vicino a un’area giochi per bambini cresce un bell’ippocastano isolato (diametro 70 cm). In alcuni angoli del parco risaltano gruppi di olivagno (Elaeagnus angustifolia), con piante ben sviluppate che in autunno si caricano di frutti giallastri simili a olive.
Oltre il Parco Fabbri il percorso ciclabile raggiunge “I Poderi della Ghirlandetta”, una nuova area verde realizzata nel 2011, che ha recuperato una denominazione storica risalente all’epoca dei Malatesta; un tempo nota come “Raggio Verde”, affianca il Palacongressi, inaugurato anch’esso nel 2011, che è opera dell’architetto Volkwin Marg, dello Studio GMP di Amburgo, ideatore anche del nuovo Quartiere Fieristico. Il parco, disegnato dall’architetto paesaggista Andreas Otto Kipar, si estende intorno al moderno ponte di via della Fiera, costruito sul luogo di un antico ponte, e comprende un laghetto artificiale che intende ricordare la passata presenza del torrente Ausa; verso monte è articolato su più livelli tra loro collegati. Sulle sponde dello specchio d’acqua, popolato da piante e uccelli acquatici, sono stati impiantati pioppi, salici piangenti, farnie, pini, alberi di Giuda, oltre a siepi e macchie di arbusti ornamentali.
Due gazebo in legno con tavoli e l’inizio di un lungo filare di pioppi cipressini caratterizzano la sponda nord dell’ampio avvallamento occupato dal lago Mariotti e segnano l’ingresso al Parco Giovanni Paolo II. La sponda nord-orientale, più scoscesa, è rivestita da macchie di canne, mentre sulle altre rive vegetano gruppi di salici bianchi, salici piangenti (Salix babylonica), salici contorti (S. matsudana ‘tortuosa’) e cipressi calvi. La viabilità interna del parco si sviluppa tutta intorno al lago e sul lato occidentale scende verso la riva, frequentata da anatre, cigni e altri uccelli acquatici. Nel settore orientale si incontrano gruppi di farnie e roveri e, all’interno di un’area recintata, è allestito il Fruttario, una raccolta didattica di alberi da frutto realizzata nel 1998-99, che è a disposizione delle scuole cittadine per imparare a riconoscere peschi, susini, peri, meli e altri fruttiferi. A sud del lago il parco si allarga e compaiono spazi prativi più ampi, filari di grandi pini domestici, viali di lecci, filari di tigli e mirabolani rossi che affiancano i vialetti interni e le stazioni del percorso vita; il corredo verde comprende anche gruppi di ippocastani, cedri dell’Atlante e dell’Himalaya, magnolie e tamerici, esemplari a portamento arboreo di ligustro e olivagno e macchie sempreverdi di lauroceraso, laurotino e pittosporo. In un prato pianeggiante risalta un doppio semicerchio formato da filari di pini domestici e giovani cipressi alternati, mentre qua e là si incontrano esemplari isolati di catalpa, abete di Spagna (Abies pinsapo), pino domestico e pino d’Aleppo (entrambe le specie di pino con piante anche di discrete dimensioni).

Il territorio in cui si estende il parco era in passato caratterizzato dal corso dell’Ausa e dalla presenza, documentata già in epoca medievale, di cave legate alle fornaci locali, che sfruttavano l’argilla per la realizzazione di mattoni, calce e altri prodotti; tra queste grande rilevanza ha avuto per quasi un secolo la storica Fornace Fabbri, una delle prime grandi industrie manifatturiere del Riminese. Il “Privilegiato Stabilimento di Laterizi” dei fratelli Davide e Luigi Fabbri venne fondato nel 1878, nell’allora piccolo Borgo di Sant’Andrea, e fu particolarmente attivo tra la fine del secolo e i primi decenni del ’900, fornendo materiale per la costruzione di molti villini cittadini. La fornace disponeva di grandi forni Hoffmann, con alte ciminiere e dava lavoro a molti operai (da 80 sino a 300), per i quali furono costruite a lato della fabbrica, in via Monte Titano, residenze a schiera note tuttora come “la fila”. Occupata dai tedeschi e poi dagli alleati durante la seconda guerra mondiale, la fabbrica subì danni pesanti e, terminato il conflitto, rimase inutilizzata per alcuni anni. Dopo il 1949 vennero fatti un paio di tentativi per rilanciare la produzione, ma dopo una decina di anni la fornace venne progressivamente dismessa.
L’attività di escavazione protrattasi negli anni di funzionamento della fornace ha portato alla luce, oltre a interessante materiale legato alle fornaci presenti nel medioevo, anche una cospicua serie di reperti archeologici che hanno permesso di individuare il sito di una importante necropoli romana (molti degli oggetti rinvenuti sono oggi esposti presso il Museo e il Lapidario Romano di Rimini, mentre un ritratto in bronzo di Agrippina Minore, la madre di Nerone, ritrovato nel 1901 è conservato al Metropolitan Museum di New York). La fabbrica, completamente demolita nel 1979, è stata sostituita negli anni successivi da nuove costruzioni come la prima sede della Fiera, poi trasferita più a nord vicino ad autostrada e ferrovia, e i più recenti edifici del Palacongressi e dell’Auditorium. Nello stesso decennio sono stati progettati anche il lago artificiale e l’area verde circostante, nell’ambito della realizzazione di un vicino insediamento di edilizia economica e popolare. Nel 2012 la storia della Fornace Fabbri e del territorio circostante sono stati oggetto di una interessante mostra allestita nel Museo della Città di Rimini.