viale Martiri della Bettola
Reggio Emilia (RE)
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Giardino storico
Il parco (4,5 ettari) è una delle aree verdi pubbliche più ampie di Reggio Emilia. È stato realizzato in momenti, nel 1977-78 e poi nel 1984, per accompagnare la costruzione di alcune imponenti stecche di condomini che oggi delimitano l’area verde in maniera pressoché continua su tre lati, lasciando libero solo il margine occidentale lungo viale Martiri della Bettola. L’area si caratterizza per gli ampi prati che si alternano a macchie alberate dominate da specie a foglia caduca, la ricca dotazione di arredi e la trama di percorsi, in gran parte in ghiaia, che consentono svariati collegamenti pedonali e ciclabili. Nel settore settentrionale ingloba un’ampia area privata, il settecentesco Villino Tedeschi, circondato da un pregevole parco.

Il Parco Oliver Tambo, più conosciuto come Parco della Pace, è un’area verde di forma regolare, chiusa su tre lati da imponenti condomini con accessi diretti all’area e aperta sul quarto lato verso viale Martiri della Bettola. All’interno è attraversata da numerosi percorsi pedonali e ciclabili che mettono in comunicazione diversi le varie porzioni del parco e i luoghi di interesse situati nelle immediate vicinanze, come la scuola, la chiesa, gli uffici comunali della IV circoscrizione, il supermercato. La prima denominazione dell’area verde deriva dalla presenza di alcuni begli esemplari di bagolaro disposti sia isolati sia in un breve filari; i più grandi hanno un tronco che raggiunge gli 80 cm di diametro e sono preesistenti alla realizzazione del parco (forse era stati in precedenza utilizzati come tutori di piantate), mentre gli altri alberi presenti hanno dimensioni più contenute. Si tratta nella quasi totalità di specie caducifoglie in gran parte autoctone, disposte in gruppi monospecifici di forma irregolare o in filari più o meno lunghi che accompagnano la viabilità. Nel complesso il parco mostra un disegno aperto, con ampi spazi prativi movimentati da macchie alberate, delimitati verso il perimetro dagli stessi edifici e da tratti di siepe. Per quanto riguarda le specie impiegate, oltre ai bagolari, sono presenti ippocastani, sofore, olmi, carpini bianchi, mirabolani rossi, gelsi, noci neri, tigli, farnie, pioppi bianchi, loti (Diospyros lotus), ciliegi, liriodendri, gleditsie, faggi, frassini e qualche sempreverde come il cedro dell’Atlante o quello dell’Himalaya. Una fitta siepe di carpino bianco e acero campestre cresce a parziale schermo di viale Martiri della Bettola e un viale di farnie, ancora piuttosto giovani, segna parte del principale percorso interno al parco, che collega viale Martiri della Bettola a via Gandhi. Attraversando la zona centrale dell’area il sentiero passa accanto a un grande monumento in ferro e marmo del Mozambico (la pietra è stata donata dalla città di Pemba), realizzato nel 1997 dallo scultore e poeta pesarese Gabriele Giorgi. L’opera è dedicata alla memoria di Giuseppe Soncini (1926-1991), amministratore reggiano particolarmente sensibile alla lotta per la libertà e l’emancipazione dei popoli dell’Africa, e presso il monumento nel 2012 si è svolta la cerimonia che ha sancito il gemellaggio tra i comuni di Reggio Emilia e di Pemba, ultimo atto di un rapporto di collaborazione che dura da più di quarant’anni e che ha avuto proprio in Soncini uno dei principali artefici. La cerimonia, alla quale ha partecipato una delegazione composta dall'ambasciatrice sudafricana e dagli ex ambasciatori Antony Mongalo e Thenjiwe Mtintso, suoi predecessori assieme alle autorità delle città di Reggio Emilia, ha sancito l’intitolazione del parco ad Oliver Tambo, presidente dell'African National Congress dal 1967 al 1993, nonchè leader della campagna internazionale che portò alla scarcerazione di Nelson Mandela nel 1990 ed alla fine del regime dell'apartheid in Sudafrica. Il nome di Tambo evoca profondi legami con la città: nel 1977 fu la prima al mondo a firmare un patto di solidarietà con l'Anc, nelle persone del sindaco di allora Ugo Benassi e dal leader sudafricano, che in seguito vi tornò più volte. Durante la cerimonia non poteva mancare un riferimento al monumento che il parco ospita, costituito da due blocchi di marmo donati dalla città di Pemba (Sudafrica) a Reggio e dedicati a Giuseppe Soncini, fautore di molti gemellaggi della nostra città con l'Africa australe, accanto a Oliver Tambo.
Spostandosi nella parte settentrionale del parco, una rete coperta di edera segna il perimetro di una proprietà privata completamente circondata dall’area verde pubblica, il Villino Tedeschi, nel cui parco svettano diverse grandi farnie con fronde che si spingono oltre la recinzione a ombreggiare i prati dell’area pubblica.

La cartografia storica di metà Ottocento relativa al territorio dove è inserito l’odierno parco restituisce l’immagine di una zona agricola piuttosto varia, segnata dalla presenza di due importanti elementi lineari che si sviluppano più o meno affiancati in direzione sud-est: il corso meandreggiante del torrente Crostolo e la strada per il valico del Cerreto, una delle più importanti dell’epoca, dalla quale si staccano i viali di accesso di diverse ville, in gran parte ancora esistenti. Tra queste spiccano il Villino Tedeschi, un elegante abitazione privata di aspetto settecentesco che oggi si ritrova inclusa all’interno nella porzione più settentrionale del parco pubblico, e poco più a sud il Casino Rossi, sempre settecentesco, che segna il limite meridionale dell’area verde. Ancora più a sud, lungo la statale per il passo del Cerreto, nel tratto denominato viale Martiri della Bettola, si incontra una cappella dedicata alla Madonna della Ghiara, più conosciuta come Madonnina di Nebbiara perché ritenuta artefice del salvataggio della città di Reggio dall’invasione dei barbari grazie alla miracolosa comparsa di una nebbia fittissima; il piccolo edificio, risalente forse al ’600, venne ristrutturato nel 1885, più tardi demolito e infine riedificato in forma di edicola nel 1933. La cappella, che fu un tradizionale luogo di sosta e di preghiera per chi percorreva la strada del Cerreto, un tempo segnava il punto di accesso al lungo viale che conduceva a Villa Magawli, di cui rimane traccia nelle monumentali farnie che accompagnano l’odierna via Donizone da Canossa. I terreni agricoli tra il Villino Tedeschi e il Casino Rossi, entrambi circondati da parchi ricchi di alberature di pregio, rimasero tali sino alla seconda metà degli anni ’70 del ’900, quando iniziarono i lavori per la realizzazione del parco, concepito al servizio di una zona che, a partire dal decennio precedente, era stata soggetta a un rapido processo di urbanizzazione. Proprio in quegli anni lungo via Donizone da Canossa, ai limiti meridionali del futuro parco, venne realizzato Villaggio Nebbiara, su progetto della Cooperativa Ingegneri e Architetti di Reggio Emilia, pregevole esempio di architettura residenziale caratterizzata da costi contenuti e ampia dotazione di verde e spazi di uso collettivo.