Nelle aiuole più a nord vegetano altri due dei cinque cedri di impianto ottocentesco, dal portamento simile al primo e dall’aspetto, se possibile, ancora più scenografico; uno possiede un fusto con diametro di 125 cm, mentre l’altro più a ovest, nei pressi del busto raffigurante Antonio Allegri (il Correggio), ha un’enorme base allargata sotto una grande branca laterale (sotto alla branca il diametro arriva a misurare quasi 150 cm).
Tra i platani che disegnano l’anello esterno del vecchio galoppatoio compaiono esemplari decisamente imponenti; nei pressi dell’area giochi se ne incontrano alcuni tra i maggiori (uno raggiunge i 180 cm di diametro, un altro poco distante i 131 cm); altri esemplari simili crescono lungo il limite settentrionale dell’anello, a fianco della scalinata (diametro 114 cm) e di un vialetto più a ovest (diametro 111).
Dei 17 bagolari che compongono il cerchio al centro del parco, una decina risalgono all’impianto originario: estesi cuscinetti di muschi ne rivestono i tronchi e le ramificazioni primarie, mentre le ferite e le cavità anche ampie legate all’attacco di organismi fungini ne evidenziano l’età ormai avanzata.
Cavità dovute a organismi fungini caratterizzano anche parte delle grandi sofore che formano i filari del settore meridionale del parco; l’esemplare più prossimo a viale Allegri, con un tronco cavo di 130 cm di diametro, è forse il più sviluppato, ma sullo stesso fronte tutte mostrano dimensioni rilevanti (112 cm di diametro la prima sofora a destra del monumento, molte altre intorno ai 90 cm).
A nord dei filari di tigli (diametri intorno ai 70 cm) paralleli a viale Nobili, a ridosso del confine nei pressi di un hotel, si trova una grande farnia con una chioma ampia, anche se un poco rada, sostenuta da un poderoso fusto (diametro 118 cm).
Di fronte a questo esemplare si erge un altro testimone del giardino storico, un liquidambar (diametro 96 cm) ancora di bell’effetto anche se un po’ segnato dall’età.
Di rilievo sono anche un cedro del Libano con quattro tronchi colonnari riuniti alla base (il maggiore con diametro di 92 cm) che domina l’area giochi, un cedro dell’Himalaya (diametro 108 cm) posto in un’aiuola prossima a viale Allegri e, seppure di dimensioni inferiori, gli abeti del Caucaso e un altro liquidambar presenti a breve distanza.
Nel settore settentrionale del parco spiccano gli esemplari di tasso (diametri intorno ai 60 cm), cedro dell’Atlante (diametri intorno agli 80 cm) e pioppo bianco (sei esemplari con diametri tra gli 87 e i 96 cm).
Tante sono, infine, le alberature di introduzione più recente, che con le loro belle fioriture contribuiscono, insieme alle bordure di arbusti da fiore e alle aiuole di bulbose perenni ed erbe annuali, a rendere suggestivi molti angoli del parco.
Particolarità:
Circondato su tre lati dal parco, il Teatro Municipale, oggi intitolato all’attore reggiano Romolo Valli (1925-1980), venne terminato nel 1857 su progetto dell’architetto Cesare Costa riutilizzando anche materiale proveniente dalla demolizione delle mura e degli edifici della Cittadella. Riccamente adornato di statue e altri elementi decorativi, conserva molti dei materiali teatrali originari (scenografie, macchine, ecc.) e, oltre a offrire un calendario di rilevanza internazionale che spazia dall’opera all’operetta, dal musical alla prosa e alla danza, ospita nel ridotto mostre, conferenze, convegni e altri eventi culturali ed è sede di un archivio e una discoteca storica visitabili (per informazioni: tel. 0522 458811).
Tipo:
teatro
Particolarità:
All’altro capo del fronte meridionale del parco si trova il Teatro Ariosto (prima del 1927 detto Teatro della Cittadella), che fu edificato in origine nel 1740 su progetto dell’architetto reggiano Antonio Cugini (allievo di Francesco Galli Bibbiena). Devastato da un incendio nel 1851, venne abbandonato e poi ricostruito nel 1878 per adibirlo a rappresentazioni teatrali e spettacoli equestri. Arricchito di decorazioni nel 1927 e restaurato nel 1981, è dedicato in prevalenza alla prosa e al balletto (per informazioni: tel. 0522 458845).
Tipo:
museo
Particolarità:
Sul lato opposto della piazza un imponente cedro fronteggia l’ingresso del Palazzo dei Musei, un antico convento francescano che dal 1830 è sede dei Musei Civici di Reggio Emilia (tel. 0522 456816); vi sono esposte importanti collezioni riguardanti la storia naturale, l’archeologia, l’etnografia, la storia dell’arte e la storia della città.
Tipo:
caserma
Particolarità:
Lungo viale Allegri, infine, si trova il massiccio edificio in stile neoclassico dell’ex Caserma Zucchi: progettato in origine dall’architetto Pietro Marchelli come Foro Boario, fu completato nel 1853 e l’anno seguente vi furono temporaneamente trasferite le milizie della Cittadella. Nel 1877 diventò una caserma effettiva e lo è rimasta sino al 1975. Nel complesso, una volta passato al Comune di Reggio, hanno trovato posto varie associazioni e, dopo la ristrutturazione conclusa nel 2005 l’edificio è sede dell’Università di Modena e Reggio. Una parte dello stabile ospita il Teatro della Cavallerizza (per informazioni: tel. 0522 458811) specializzato in teatro musicale e danza contemporanea.
Reggio Emilia (RE)
Poco più a nord, il settore centrale del parco è caratterizzato da un disegno ad anelli concentrici collegati da vialetti che definiscono aiuole di prati alberati di forme differenti, in alcuni tratti arricchite da bordure di rose di diverse varietà e altri arbusti ornamentali. L’anello esterno, incompleto sul lato occidentale, riprende il tracciato della vecchia pista per le corse dei cavalli ed è fiancheggiato da filari di imponenti platani. Una larga aiuola subito all’interno è stata destinata ad area giochi per bambini, mentre un altro settore sul lato opposto, circondato da una fitta siepe di carpino bianco, ospita la scuola comunale dell’infanzia “Diana” (che occupa lo spazio dove un tempo si trovava lo chalet Diana). Poco all’interno, all’ombra di un secolare cedro del Libano che cresce in un’aiuola circolare sostenuta da un muretto, si trova la “fontana dell’elefantino”, donata dalla famiglia Parmiggiani nel 1933 (la statua odierna è però una copia di quella originale, rubata nel 1983). Nelle aiuole vicine si trovano leoncini in terracotta donati, insieme ad altre opere, sempre dai Parmiggiani (anche in questo caso si tratta di copie, perché gli originali restaurati sono conservati presso i Civici Musei reggiani) e posti in corrispondenza della zona di ingresso alla porzione di area verde in quegli anni recintata.
Al centro del disegno si trovano quattro aiuole arcuate con un folto corredo di arbusti e specie erbacee tappezzanti e di vecchi bagolari con le chiome che si fondono tra loro a formare un unico anello verde. Nelle aiuole più a nord campeggiano due maestosi cedri isolati e spiccano gruppi di sempreverdi (tasso, agrifoglio, libocedro, abete rosso, abete del Caucaso, abete del Colorado, magnolia), insieme a esemplari più giovani di latifoglie. Qua e là sono dislocate altre statue: quelle di maggiore rilievo, raffiguranti le quattro stagioni, provengono dalla Villa Ducale di Rivalta e furono donate alla città da Ercole III d’Este alla fine del ’700 e collocate ai capi del ponte sul Crostolo (furono poi restaurate e ricollocate nei Giardini nel 1932). Di particolare interesse è anche il monumento ai Concordi, posto in una delle aiuole esterne verso est, realizzato nel 1930 con i resti di una tomba di famiglia romana rinvenuta nel 1929 nella pianura reggiana nei pressi di Boretto. Altre statue sono dedicate a illustri personaggi locali, tra i quali Ludovico Ariosto (nel punto dove sorgeva la sua casa natale).
Il settore più settentrionale del parco, raccordato all’anello centrale tramite una scalinata, discende gradualmente verso i viali di circonvallazione, che seguono il tracciato dell’antica cinta muraria. In posizione centrale si fronteggiano un paio di aiuole a mezzaluna arredate con quattro grandi esemplari di tasso coetanei disposti in maniera simmetrica e accompagnati da tre cedri, una magnolia e un paio di libocedri. Nelle altre aiuole prative prevalgono gruppi di cedri dell’Atlante (sia maturi che di impianto più recente), mentre le nuove introduzioni comprendono, tra gli altri, esemplari di sorbo, ginkgo, albero dei tulipani, liquidambar, acero dell’Amur (Acer ginnala ) e faggio (nella varietà a foglie rosse). Nell’angolo occidentale spiccano un paio di gruppi di alti pioppi bianchi, mentre sul lato opposto risalta un filare di cedri del Libano a fianco di un vialetto. Sul lato orientale del parco, infine, un doppio filare di secolari tigli, che inizia all’altezza della facciata del teatro municipale (a ridosso del quale si trova un breve filare di platani) e si sviluppa per un lungo tratto parallelo a viale Nobili.
La trasformazione della Cittadella fu avviata nel 1820, quando dagli architetti Giuseppe e Domenico Marchelli venne elaborato un primo progetto che prevedeva la realizzazione di un più sontuoso Palazzo Ducale e la destinazione a giardino aperto al pubblico di parte degli spazi sul lato prossimo al centro storico. Nei decenni successivi, tuttavia, le vicende dell’area si intrecciarono con i moti popolari che si susseguirono in Italia e successivamente furono demolite le mura rivolte verso la città e molti edifici della Cittadella. Terminato il dominio estense, nel 1861, intorno alle scuderie e alla porzione rimasta del palazzo, venne realizzata per volontà popolare una pista circolare per la corsa dei cavalli (era lunga 580 m e affiancata da filari di platani). Nel 1871 il Comune di Reggio Emilia decise di destinare tutta l’area a verde pubblico e nel 1876 diede il via libera al progetto dell’ingegnere milanese Giuseppe Balzaretto, che aveva già realizzato giardini pubblici e privati a Milano, Genova e in altre città dell’Italia settentrionale. Il nuovo giardino, esteso per circa 7 ettari, conservò la pista circolare e i platani preesistenti. All’interno, al posto degli edifici residui, furono ricavate cinque larghe aiuole arcuate e, verso il centro, altrettante aiuole più piccole, ognuna dominata da un cedro del Libano, disposte intorno a un cerchio centrale a formare le punte di una grande stella. Altre aiuole circondate da filari di sofore occuparono il settore più prossimo ai teatri, con l’ampio piazzale antistante che fungeva da zona di partenza per le corse che venivano svolte annualmente. Tra le alberature presenti prevalevano gli esemplari a foglia caduca (662) rispetto ai sempreverdi (248), secondo l’accurato censimento del 1889 che stabilì la presenza di 1302 piante tra alberi e arbusti. Tra la fine del secolo e l’inizio del ’900 il parco fu interessato da alcune parziali modifiche, come l’aggiunta di una grande fontana e la demolizione delle mura e del bastione ancora presenti sul fronte settentrionale. Interventi di maggiore rilevanza furono compiuti a partire dal 1929, quando vennero sospese le corse dei cavalli (alle quali dopo il 1910 si erano aggiunte gare di velocipedi) e il parco fu sistemato con l’aggiunta di nuove alberature (in prevalenza conifere), aiuole e arredi. Gli eventi bellici e il trascorrere degli anni determinarono purtroppo un progressivo decadimento del giardino e a partire dal 1984 l’amministrazione comunale decise di avviare un programma di interventi per il recupero del disegno originario, che sono stati attuati in fasi successive e si sono conclusi nel 2009. I lavori hanno riguardato sia il ripristino dei vialetti, il restauro dei monumenti e l’ammodernamento degli arredi sia la sistemazione del corredo verde del parco: sono stati eseguiti nuovi censimenti del patrimonio arboreo (914 le alberature rilevate nel 1998, in maggioranza sempreverdi, e 578 quelle censite nel 2003, con prevalenza invece di caducifoglie), sono state rimosse le piante in condizioni troppo precarie e sono stati effettuati nuovi impianti, anche per rimediare agli ingenti danni prodotti da una forte temporale del luglio 1998 (un evento eccezionale che provocò molte stroncature di grandi rami e lo sradicamento di uno dei cinque cedri storici).