via Pasteur
Reggio Emilia (RE)
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Giardino storico
Il parco (3,6 ettari) è racchiuso tra il torrente Rodano e il suo affluente cavo Ariolo, che si incontrano proprio all’estremità nord-occidentale dell’area verde. L’ingresso principale si apre con un arco monumentale sulla Via Emilia, dal quale inizia un ampio viale di pioppi cipressini, lungo oltre 250 m, che conduce sino al portone della quattrocentesca Villa del Mauriziano, situata all’estremità meridionale del parco in prossimità del Palazzo Vecchio, ristrutturato in anni recenti, e di una casa colonica acquisita nel 2010 dall’amministrazione comunale. Intorno alla villa si innalzano alcuni platani monumentali, che con le ampie chiome formano una quinta a chiusura del parco. Gran parte dell’area verde è di realizzazione recente (progetto arch. Giorgio A. Bertani 1991-1992), con grandi spazi aperti segnati dal geometrico susseguirsi di filari di acero campestre e pioppo cipressino che richiamano il paesaggio agricolo tipico della piantata. In prossimità dei margini del parco e, soprattutto, lungo le sponde dei corsi d’acqua sono stati inseriti gruppi di latifoglie e dense macchie arbustive.
Tutta l’area, incluso il parco e gli edifici, è sottoposto a un decreto di vincolo ministeriale dal 1991.

Il Rodano segna con il suo corso il limite orientale dell’abitato di Reggio Emilia, separando le zone residenziali e gli insediamenti artigianali dalle vicine aree agricole. In prossimità del punto in cui il Rodano incontra la Via Emilia, spicca il grande arco che segnala l’ingresso al Parco del Mauriziano, quasi quattro ettari di superficie in gran parte prativa, in cui è possibile individuare due zone molto diverse per dimensioni e caratteristiche.
La porzione settentrionale, di gran lunga più ampia, ha la forma di un quadrilatero racchiuso su tre lati da corsi d’acqua: il Rodano a est e il suo affluente Ariolo a ovest e nord. La si attraversa percorrendo il viale che dall’arco di ingresso conduce sino al portone della Villa del Mauriziano: un’ampia carraia rettilinea accompagnata da due filari di pioppi cipressini e, all’esterno, da due alte siepi miste formate da olmi, biancospini, bagolari, rusticani, sambuchi, rovi, qualche ailanto; l’ultimo tratto, procedendo verso sud, è più omogeneo e dominato dai sanguinelli. Le siepi impediscono la vista e solo al termine del viale è possibile cogliere l’aspetto e le dimensioni del parco, anche se lo sguardo è ancora in parte chiuso dalle quinte di tasso che sul lato orientale schermano il corso dell’Ariolo, a sud corrono parallele agli edifici e a ovest definiscono un’area giochi ombreggiata da ciliegi. La parte centrale e più ampia del parco è comunque aperta, con vasti prati disegnati da una trama di filari: quattro di aceri campestri, paralleli al viale centrale, e due, ortogonali, di pioppi cipressini. Solo spostandosi verso i margini del parco, alberi e arbusti prendono il sopravvento, disegnando un paesaggio più movimentato e naturale, nel quale si incontrano esemplari o piccoli gruppi di acero campestre, farnia, pioppo bianco, carpino bianco, olmo, robinia e dense macchie arbustive di tasso, acero opalo, scotano, lantana, nocciolo, sambuco e biancospino. Non manca, in particolare lungo le sponde dei due corsi d’acqua, la vegetazione infestante, che si mescola a quella naturale che colonizza le sponde dei corsi d’acqua, con rovo, fitolacca e ailanto che si alternano a salici e cannucce. La gestione del prato con zone a sfalcio differenziato porta ad avere l’erba bassa nella parte centrale e lungo i camminamenti e più alta nelle aree periferiche, dove il prato si colora variamente per il susseguirsi delle fioriture. Lo spazio più settentrionale, tra l’Ariolo e la Via Emilia, non è al momento fruibile: si scorgono i ruderi del fabbricato della Tintoria e tutt’intorno un incolto a tratti arbustivo dominato dai rovi e dagli olmi.
Nella porzione meridionale dell’area, oltre una quinta di tassi, si trovano la Villa del Mauriziano, il Palazzo Vecchio e la casa colonica (per ora separata da una recinzione). Intorno al Mauriziano si estende la parte più formale e antica del giardino, dove trovano posto la conserva, due pergole a tunnel coperte da gelsomino d’inverno, una vasca rettangolare ampia e poco profonda bordata da lastre di pietra e due filari di maestosi platani.

La storia del parco è legata a quella della villa omonima, per molti secoli proprietà della famiglia Malaguzzi, alla quale appartenne Daria Malaguzzi Valeri, madre di Ludovico Ariosto. Il poeta vi nacque nel 1474 e vi soggiornò in gioventù per lunghi periodi estivi. Il nucleo originario, tardo quattrocentesco, è identificabile nella parte più orientale dell’edificio, con alcune piccole stanze (“Camerino dei Poeti”, “Camerino degli Orazi e Curiazi”, “Camerino dell’Ariosto”) decorate con affreschi cinquecenteschi che riproducono episodi di caccia, paesaggi e scene amorose, in piena sintonia con il gusto cortese e letterario dell’epoca. La parte centrale, con quattro grandi finestre rettangolari nella facciata, è frutto di un rifacimento della metà del ’700, mentre la parte occidentale è stata completamente trasformata dai restauri del 1933, quando la villa era già di proprietà del comune di Reggio (che nel 1864 l’acquistò dai Malaguzzi). Nonostante i rimaneggiamenti il palazzo mantiene l’impianto volumetrico cinquecentesco, con il grande salone centrale passante sul quale si fonda l’asse di simmetria dell’edificio, che prosegue nel parco sino all’ingresso monumentale che si affaccia sulla Via Emilia: un grande arco trionfale in cotto, fatto erigere secondo la tradizione da Orazio Malaguzzi, morto nel 1583, al quale si attribuiscono il restauro e l’arricchimento dell’intero complesso, che solo di recente sta recuperando la sua unitarietà. Solo degli ultimi anni, infatti, è l’acquisizione, da parte dell’amministrazione comunale, della casa colonica e della sua area cortiliva, Di proprietà privata e in attesa di ristrutturazione è l’edificio ormai ridotto a rudere della Tintoria e dello spazio circostante (alcune migliaia di metri quadri tra l’Ariolo e la Via Emilia). Con l’approvazione nel 2010 del Documento di indirizzo del Programma di rigenerazione urbana “Parco del Rodano, il paesaggio tra le Acque Chiare e il Mauriziano”, il Parco del Mauriziano è divenuto il nucleo centrale del Parco Fluviale del Rodano, un’ampia fascia verde che racchiude luoghi di grande interesse naturalistico, storico e culturale come la zona delle Acque Chiare, i fontanili di Fogliano e dell’Ariolo, il complesso del San Lazzaro e il Parco del Campovolo, e sulla quale oggi si stanno attuando significativi interventi per la fruizione e l’animazione territoriale.