via il Cardello 15
Casola Valsenio (RA)
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Giardino storico
Il Cardello è una vasta tenuta (70 ettari), situata sulla riva sinistra del Senio alle pendici della bella collina di Casola Valsenio, che si sviluppa anche oltre il crinale e al di là della strada verso il torrente. Oltre all’imponente edificio padronale comprende un parco ornamentale (2 ettari) e sette poderi, con i relativi nuclei colonici, che dalla metà dell’Ottocento sono appartenuti alla famiglia Oriani. Al Cardello lo scrittore Alfredo Oriani (1852-1909) trascorse gran parte della vita e scrisse tutte le sue opere. L’impressione severa suscitata dalla casa-museo, con il suo intreccio di parti autentiche e neomedievali, dall’austero mausoleo e dalla suggestiva casa del custode (costruita nel 1937), è stemperata dalla stupenda cornice del parco, ricco di quasi 30.000 piante. La proprietà è oggi della Fondazione Casa di Oriani, che cura anche il mantenimento del parco (dichiarato nel 1975 “zona di notevole interesse pubblico” dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali).

Il complesso del Cardello, oltre all’interesse storico, riveste un notevole valore paesaggistico e ambientale, non soltanto per il parco che circonda l’edificio e le aree boscate che rivestono i dolci pendii collinari, dove sui crinali si alternano filari di cipressi e pini domestici, ma anche per le vedute panoramiche assai ampie sulla valle del Senio, i terrazzi fluviali disseminati di vigneti e frutteti e l’inizio della Vena del Gesso Romagnola (oggi tutelata dall’omonimo parco regionale). L’impianto del parco, di cui mancano testimonianze del progetto, è frutto di rimboschimenti e altri interventi compiuti verso la fine degli anni ’20 e proseguiti negli anni ’30 del secolo scorso, tenendo conto del ruolo simbolico attribuito dal fascismo all’edificio padronale, dopo il restauro trasformato in una vera e propria villa signorile. Nel tempo, soprattutto verso il confine nord-orientale, il parco ha finito per assumere i connotati di un bosco naturale e nella pendice che risale il versante destro del rio Prata, un affluente del Senio, si è sviluppato un bosco fresco dominato dal carpino nero, con sottobosco ricco di felci, viole e ciclamini, nel quale vegetano, ormai molto stentatamente, anche abeti greci e altre conifere risalenti ai vecchi rimboschimenti. Verso il crinale si notano anche diverse roverelle, in qualche caso di discrete dimensioni. Lungo il rio, che grazie a uno sbarramento forma un laghetto, si notano ancora i segni della sistemazione artificiale della vegetazione: un viale di alti tigli, un filare di noci neri e, a monte dell’invaso, un viale di ippocastani accompagnano i percorsi sinuosi nel bosco. Nel folto della vegetazione che dal viale di tigli scende verso il rio sino a un gruppo di pioppi bianchi di notevoli dimensioni, si notano tratti di siepi di bosso, un tempo sagomate e disposte secondo tipici disegni geometrici. Nella parte più alta della tenuta, verso sud-ovest, nei pressi del nucleo colonico Casinello, la migliore esposizione ha favorito la crescita di specie maggiormente xerofile come la roverella e facilitato l’impianto di sempreverdi come cipressi, pini domestici e olivi (sino agli anni ’70 ne erano presenti poco meno di tremila esemplari). Scendendo verso la statale, oltre un’ampia area di antichi coltivi, oggi mantenuta a pascolo, e un bellissimo vigneto, si sviluppa la porzione più ornamentale e densamente alberata della tenuta, che circonda su tre lati l’edificio del Cardello ed è costituita soprattutto da sempreverdi, sia conifere che latifoglie, con varie specie di cedri, abeti, pini e cipressi. Entrando dal parcheggio, dopo aver attraversato un bel vigneto che produce trebbiano, albana e sangiovese, si oltrepassa una siepe di Poncirus trifoliata che corre lungo l’intero perimetro dell’area boscata vicina all’edificio e si incontra un bel filare di lecci, con diametri oltre i 60 cm, e nell’area verde verso la statale si notano grandi cedri, due notevoli cipressi dell’Arizona di fianco al prato che sovrasta la tomba monumentale e un breve filare di cipressi che fa da sfondo al mausoleo dello scrittore.

La casa padronale, nella quale spicca una massiccia torre, è stata in tempi remoti la foresteria della vicina abbazia benedettina di Valsenio, documentata a partire dal 1126, e un primo edificio è plausibile che sia di poco posteriore alla fondazione del monastero. Il Cardello, tuttavia, è menzionato per la prima volta in un documento del 1419, nel quale la famiglia bolognese Calderini lo concedeva in affitto. Nel ’700 fu il casino di villeggiatura dei Compadretti di Imola, passò in seguito a un monsignore di Casola Valsenio e nel 1855 venne acquistato da Luigi Oriani, padre di Alfredo. Nel 1866 la famiglia Oriani si trasferì stabilmente nella tenuta, della quale ha mantenuto la proprietà sino al 1978, quando Luigia Pifferi Oriani, vedova di Ugo, unico figlio di Alfredo, ha lasciato in eredità all’ente “Casa di Oriani” la villa e i terreni circostanti, conservando in questo modo l’unitarietà del complesso. L’aspetto attuale dell’edificio padronale risale al restauro del 1926, che si ispirò al gusto neomedievale allora in voga, tenendo poco conto delle architetture originarie. L’interno è, invece, un interessante esempio di abitazione signorile romagnola della fine dell’Ottocento, che ben documenta la vita e i gusti dell’epoca (in particolare la cucina e lo studiolo dello scrittore); in una piccola sezione rurale nel sottotetto è esposta la bicicletta da corsa con cui lo scrittore compì nel 1897 un leggendario viaggio solitario attraverso la Romagna, la Toscana e il Bolognese (oltre che un pioniere del cicloturismo, Oriani è stato il maggior scrittore di bicicletta e ciclismo dell’inizio del ’900). Sul retro dell’edificio padronale, nel 1923-24 venne costruito, addossato alla collina, il monumentale mausoleo con sarcofago di granito (opera dell’architetto Giulio Ulisse Arata) nel quale furono traslati i resti dello scrittore; i 125 stemmi che ornano il sepolcro risalgono invece al 1934 e sono un omaggio delle città italiane alla memoria dello scrittore. Nel periodo fascista gli scritti politici di Oriani furono letti in chiave nazionalistica e antidemocratica e nel 1924 Benito Mussolini si recò al Cardello con una vera e propria “marcia”, definendo Oriani “anticipatore del fascismo”; il Cardello finì così per diventare uno luogo simbolo del fascismo al potere e in questo clima nacque nel 1927 l’ente preposto al mantenimento della casa-museo e dei suoi cimeli. Oggi, tuttavia, lo studio dell’opera di Oriani è ripreso su basi più rigorose, liberando lo scrittore dalle interpretazioni apologetiche e dalle indebite appropriazioni del passato, per restituirlo alla sua dimensione di protagonista originale della vita culturale del suo tempo.