Piazza Bonifacio Meli Lupi, 5
Soragna (PR)
Tel: 0524 597978 - diofebo.melilupi@libero.it
Giardino storico
La solida rocca domina le terre di Soragna da oltre sei secoli, nel corso dei quali il primitivo fortilizio a difesa del feudo si è trasformato nella sontuosa residenza dei principi Meli Lupi. Gli interni riccamente decorati conservano esempi tra i migliori del barocco italiano di fine ’600, affreschi di importanti artisti come i fratelli Ferdinando e Francesco Galli Bibiena, mobili e altri arredi di pregevole fattura. A fianco dell’edificio si estende un tipico parco all’inglese, racchiuso da mura, abbellito da statue e raccolto intorno a un romantico laghetto, che è dotato di alberature secolari tra le quali spicca un noce americano davvero maestoso, uno degli esemplari arborei più imponenti di tutto il territorio regionale.

Due leoni in pietra sorvegliano il ponte in muratura che supera il fossato ancora presente su due lati dell’edificio e conduce all’ingresso della rocca. Un voltone, a lato del quale si trova la biglietteria, introduce al bel cortile interno quadrangolare da cui inizia il percorso di visita agli ambienti interni. L’accesso guidato al giardino prende avvio, invece, da un salone al pianterreno (Sala del Bocchirale) posto di fronte all’ingresso. Scendendo alcuni gradini di una scalinata a doppia rampa, si entra nel settore del parco un tempo occupato dal giardino all’italiana, dove una folta fascia di verde oggi circonda uno spazio prativo nel quale spiccano alcuni faggi della varietà asplenifolia, simili nella corteccia al faggio selvatico ma distinguibili per le foglie profondamente incise, un secolare spino di Giuda (Gleditsia triacanthos), dai caratteristici legumi lunghi sino a 40 cm, e in posizione più arretrata un imponente noce americano. Il percorso guidato, con sviluppo ad anello, segue i vialetti inghiaiati che si muovono nella porzione di parco a nord della rocca, avvicinandosi a molte delle alberature di maggiore interesse. Si costeggia dapprima il lato orientale del parco, dove a ridosso delle mura crescono secolari esemplari di tasso (il primo ha due fusti di 49 e 83 cm di diametro riuniti alla base, che salgono appaiati formando un’ampia chioma), sino all’elegante “Café haus” in stile neoclassico, costruita nel 1831 e utilizzata come sala per accogliere gli ospiti. Alla base della fascia di vegetazione che accompagna le mura, macchie di aucuba e altri arbusti sempreverdi fiancheggiano il vialetto scandito da grandi vasi di terracotta con palme nane e piante di Aspidistra spp., Agapanthus spp. e altre specie ornamentali che, insieme alle statue settecentesche un tempo poste nelle nicchie del muro di cinta, arredano differenti angoli del parco. Oltre la “Café haus”, un gruppo di ippocastani (il maggiore con 70 cm di diametro) e macchie di noccioli anticipano l’angolo nord-orientale dell’area verde, dove è presente un ingresso dotato di un grande portale merlato. Il confine settentrionale del parco, con via Verdi, è caratterizzato da una fitta fascia mista che comprende vecchi esemplari di ippocastano, acero campestre, acero di monte, bagolaro, tasso, robinia e ailanto, le cui chiome svettano oltre il muro di cinta e danno ospitalità a scoiattoli, ghiandaie, picchi e altri uccelli. Verso l’interno, insieme a esemplari di magnolia e a varie latifoglie, spicca un notevole esemplare maschile di ginkgo (diametro 84 cm), con portamento piramidale. Oltrepassato un vialetto che ritorna verso la rocca, fiancheggiato da vasi di limoni, si incontra l’edificio delle serre, sempre in stile neoclassico, risalente anch’esso ai primi decenni dell’Ottocento e ancora utilizzato in inverno per riparare i vasi di agrumi e altre piante delicate (due secoli fa ospitava anche ananas e altre specie esotiche). Di fronte alle serre si allarga un piazzale con collezioni di rose, vasi con giovani palme e altre piante ornamentali e antiche statue. Più all’interno chiudono la prospettiva un paio di collinette, modellate con la terra ricavata dallo scavo del laghetto, sulle quali emergono dalla vegetazione a sinistra un grande ippocastano e a destra una monumentale farnia. Al margine occidentale del piazzale risalta un altro esemplare di ginkgo (diametro 57 cm), in questo caso un individuo femminile distinguibile per la chioma più allargata e i frutti carnosi color ocra, che una volta a terra emanano un odore decisamente sgradevole. Poco oltre le serre crescono una bella magnolia (diametro 70 cm) e un grande tiglio (diametro 78 cm), mentre lungo il confine esterno prosegue la fitta fascia di ippocastani, giovani carpini bianchi e altre specie che si prolunga verso un archetto in mattoni nelle cui vicinanze crescono alcuni grandi platani. Verso l’interno, invece, un’altra collinetta rivestita di folta vegetazione, nella quale si notano alcune grandi farnie, nasconde gli ingressi alla ghiacciaia, dove veniva accumulato il ghiaccio ricavato in inverno dal vicino laghetto. Rientrando verso la rocca, si raggiungono le sponde del laghetto che si estende nel settore occidentale del parco. Intorno allo specchio d’acqua risaltano grandi esemplari di farnia e platano, che spiccano al di sopra di una fascia di vegetazione più bassa e discontinua che comprende aceri campestri, bagolari, carpini bianchi e altre specie. Sullo sfondo si intravede la romantica “isola dell’amore”, con alcune colonne classiche circondate da giovani querce e ippocastani (un tempo la si raggiungeva con la piccola barca che staziona al riparo nell’ala della rocca protesa verso le acque). Oltre il laghetto la visuale è chiusa dalla fascia verde, sempre abbastanza fitta, che segue il confine occidentale, nella quale compaiono grandi farnie, olmi e aceri campestri e, un poco più all’interno, un gruppo di bagolari (il maggiore con diametro di 89 cm). Dall’approdo coperto, invece, in direzione sud si sviluppa un vialetto a margine di un’ampia zona prativa, bordato ai lati da una bassa siepe formale e da arbusti di rosa. A lato del vialetto, verso la rocca, spicca un notevole esemplare femminile di ginkgo (diametro 95 cm), mentre sullo sfondo si intravede una piazzola con sedute ombreggiata da un gruppo di alberature secolari: un gruppo di ippocastani (il maggiore con diametro di 94 cm), un tiglio (diametro 95 cm) e un grande platano (diametro 139 cm). Dal laghetto si rientra alla scalinata di partenza fiancheggiando la rocca e un altro bell’esemplare di tiglio (diametro 84 cm).

Già nel ’200 la famiglia Lupi, alla cui casata appartenevano personaggi di spicco come Guido I Lupi, che rivestì l’incarico di podestà a Parma nel 1202 e in seguito anche a Reggio e Brescia, ebbe il possesso, seppure con alterne vicende, di vari beni nel territorio di Soragna. Nel 1347 i Lupi ottennero l’investitura feudale dall’imperatore Carlo IV di Boemia e nel 1385 i marchesi Bonifacio e Antonio Lupi, ricevuta l’autorizzazione dal duca di Milano Gian Galezzo Visconti, decisero di erigere una massiccia rocca a pianta quadrata, con quattro solide torri agli angoli e una quinta minore inserita nella facciata principale, rivolta a sud, a presidiare il ponte levatoio che serviva a superare il fossato scavato intorno all’edificio. Venute meno le esigenze difensive, la rocca cominciò ad assumere un aspetto meno austero, trasformandosi col tempo in palazzo nobiliare. Nel ’500 la rocca passò in eredità a Giampaolo Meli, che diede origine all’odierna casata Meli Lupi, ricevendo nel 1530 conferma dell’investitura feudale da Carlo V. Nel medesimo secolo furono compiuti importanti interventi sia all’esterno, come la sostituzione del ponte levatoio con il ponte in muratura, sia all’interno, con la sistemazione della sala “delle grottesche”, affrescata in stile pompeiano dal pittore cremonese Cesare Baglione; nel 1542 venne anche realizzato un primo giardino, recintando uno spazio di dimensioni ridotte a nord della rocca. Nel secolo successivo fu aggiunto l’oratorio di Santa Croce, per due secoli utilizzato come tomba di famiglia, e vennero compiuti molti dei lavori ai quali si deve l’aspetto odierno della rocca; varie sale furono affrescate e arredate in stile barocco per volere di Giampaolo Maria Meli Lupi, che nel 1709 ricevette dall’imperatore Giuseppe I il titolo di principe del Sacro Romano Impero. Nel corso del ’700 ulteriori modifiche alla rocca furono apportate dall’architetto Giulio Bolla e gli spazi interni si arricchirono delle opere dei Bibiena, che affrescarono con altri pittori la Sala degli Stucchi e la prima parte della lunga Galleria dei Poeti , mentre di Giovanni Motta è la decorazione pittorica della restante parte della Galleria. Nello spazio verde a nord della rocca prese forma, sotto la guida dell’architetto parmense Giovanbattista Bettoli, un tipico giardino all’italiana, con aiuole formali, grandi vasi di agrumi e statue di divinità classiche inserite lungo il muro di cinta; nel 1781 il giardino fu ampliato di ben quattro ettari, espandendosi anche a lato della rocca. Nell’Ottocento la Rocca Meli Lupi continuò a impreziosirsi di nuove realizzazioni, curate dall’architetto piacentino Antonio Tomba, mentre all’architetto cremonese Luigi Voghera furono affidati, dal principe Casimiro Meli Lupi, i lavori di restauro del verde intorno alla rocca, che si conclusero nel 1833 con la creazione, secondo la moda del periodo, di un parco all’inglese movimentato da collinette, boschetti e sentieri sinuosi disposti intorno a un laghetto con una piccola isola e un approdo coperto. Varie migliorie all’edificio furono apportate anche nel ’900, con l’aggiunta del portico nel cortile quadrangolare e di affreschi lungo la scalone d’onore con balaustre in marmo che sale al secondo piano. Nella seconda metà del secolo scorso la rocca venne parzialmente aperta al pubblico e, grazie alla disponibilità rinnovata dal principe Diofebo VI, ultimo discendente della casata, è tuttora possibile ammirare molte delle pregevoli opere in essa conservate lungo un percorso di visita che comprende la Sala Baglione (o “delle grottesche”), la Sala Gialla (con pitture attribuite a Nicolò dell’Abate), la Sala rossa (con paesaggi del Brescianino), la Sala degli Stucchi (affrescata dai Bibiena), la Galleria dei Poeti (lunga oltre 60 m), la Sala del Trono (con statue in legno intarsiate da Lorenzo Aili), la Camera Nuziale (con specchi e ornamenti in legno dorato), la Sala delle Armi e altre stanze riccamente arredate.