via Giuseppe Verdi 22
Villanova sull'Arda (PC)
Tel: 0523 830000 - info@villaverdi.org
Giardino storico
Villa Verdi è la bella residenza che il grande maestro e compositore Giuseppe Verdi (1813-1901) si fece costruire in un tranquillo angolo di campagna a pochi chilometri dalla casa natale. Egli stesso ne curò la realizzazione, circondando il sobrio edificio con un bel parco romantico. In questo luogo raccolto e solitario Verdi visse a lungo, traendo ispirazione per le sue composizioni e seguendo personalmente la gestione dei poderi. La villa conserva immutato il fascino di quel periodo e nel parco, ancora fedele al disegno originario, risaltano molte delle alberature scelte e messe a dimora dal celebre musicista.

La villa è immersa in una folta compagine arborea, a tratti densa e ben sviluppata in altezza, che si staglia nel paesaggio coltivato circostante come una sorta di boschetto naturale, un’oasi tranquilla e raccolta che richiama scoiattoli, picchi, ghiandaie e molti piccoli uccelli. Una fitta siepe di acero campestre, olmo e biancospino, sormontata dalle chiome di querce e altre alberature del parco, delimita la tenuta verso la stretta via che collega la villa a Sant’Agata e fiancheggia la sponda sinistra del torrente Ongina (che in questo tratto segna il confine tra le province di Piacenza e Parma). Un maestoso platano segnala l’ingresso principale della villa, sottolineato internamente sui due lati da giovani esemplari di salice piangente. Oltre il cancello, il piazzale che fronteggia la facciata orientale della villa è dominato da un’aiuola a forma di cuore (realizzata riunendo due aiuole precedenti), bordata da un cordolo verde scuro di Convallaria japonica e arricchita da colorate fioriture stagionali. Fasce di rose decorano altre aiuole laterali, sempre delimitate da Convallaria japonica, una specie utilizzata spesso nei giardini ottocenteschi, come pure bosso e Danae racemosa, che in altri settori del parco formano basse siepi lungo i vialetti. A fianco dello spigolo sud-orientale dell’edificio, al vertice di un’altra aiuola prativa arredata con statue, campeggia un’alta magnolia sempreverde (diametro 97 cm), uno gli esemplari maggiori di questa specie della quale si incontrano intorno alla villa vari individui isolati o in gruppo. Grandi ippocastani e aceri di monte (il maggiore con un diametro di 64 cm) ombreggiano uno slargo laterale con alcune panchine, dal quale partono alcuni vialetti che conducono nel settore più meridionale del parco, addentrandosi nella folta vegetazione composta da carpini bianchi, carpini neri, olmi, tigli, platani, frassini, ippocastani e altre specie, anche particolari, come il noce del Caucaso. Sui tronchi di alcune alberature risaltano i corpi fruttiferi di specie fungine lignicole: un’interessante flora fungina, del resto, caratterizza larga parte del parco, favorita dall’umidità derivata da laghetto e canalette, dall’ombra prodotta dalla copertura arborea e dalla presenza di molte piante mature. Sul fianco meridionale della villa, ai margini dello spiazzo inghiaiato, è disposta una collezione di vasi con agrumi, oleandri, piante di yucca e altre specie ornamentali e, dietro a un gruppo di banani, siepi formali di sempreverdi fanno da contorno alla tomba del cane: una colonnina in marmo con la scritta “In memoria di un amico vero”, fatta realizzare da Verdi per Lulù, un cane di razza maltese al quale era molto affezionato.
Il percorso di visita prosegue per stretti vialetti che conducono in direzione dell’elemento paesaggistico di maggiore rilievo del giardino: un laghetto di forma allungata che occupa un’ampia porzione dell’area a ovest della villa e sulle cui sponde sinuose vegetano molti vecchi e slanciati cipressi calvi. Di fronte all’estremità meridionale dello specchio d’acqua si trova una grotta artificiale, formata da blocchi di roccia rivestiti da felci (soprattutto falso capelvenere), con alla base gruppi di ortensie e intorno cespugli di nocciolo e tasso, una specie che compare in maniera abbastanza diffusa nel parco, di solito a formare macchie basse e compatte. Sul bordo del laghetto, a lato di ciuffi di carici e di falso bambù, emergono le curiose radici respiratorie del cipresso calvo, mentre nell’acqua galleggia una romantica barchetta a remi.
Aggirando questo ramo del laghetto si raggiunge un’uscita secondaria del parco che si apre verso la campagna. Alcune grandi farnie spiccano ai lati del cancello e altri esemplari maturi della medesima specie punteggiano la folta fascia verde che segue tutto il confine occidentale del parco, mentre all’esterno uno scenografico doppio filare di platani fiancheggia un lungo viale sterrato che Verdi utilizzava abitualmente per le sue passeggiate. Un vialetto rettilineo collega questo accesso con il piazzale a sud della villa, passando per un ponticello dal quale si scorge nel laghetto una piccola isola: accanto a un cipresso calvo si nota una statua in pietra realizzata, come le altre che arredano le rive dello specchio d’acqua e vari angoli del giardino, dallo scultore veneziano Giuseppe Torretti per Villa Pallavicino di Busseto e in seguito acquistate da Verdi. Ai lati del vialetto si incontrano esemplari di albero dei tulipani, ginkgo (con il tronco biforcato dalla base in due grandi branche) e maclura, insieme a qualche ulteriore grande quercia e a varie altre specie. Il vialetto incrocia un altro percorso rettilineo, fiancheggiato da una lunga sequenza di alti pioppi cipressini (i maggiori raggiungono i 90 cm di diametro), che verso nord conduce alla vecchia ghiacciaia dove, per conservare le provviste, veniva ammassato il ghiaccio ricavato in inverno dal laghetto. Il piccolo rilievo è rivestito di edera terrestre e ombreggiato da una folta macchia di tassi e noccioli, con un ippocastano e un acero riccio vicino all’ingresso. Nei prati intorno risaltano una grande farnia a base costoluta (diametro 115 cm) e un alto platano circondato da ippocastani. Poco oltre si incontrano alcuni spazi prativi abbelliti con rose, erba della pampas, arbusti di lagerstroemia e tamerice e un tasso forgiato a cono; un vecchio olmo campestre fiancheggia una statua, mentre verso nord l’area è chiusa da un boschetto di grandi magnolie. Oltre le magnolie si aprono radure più ampie, con ai margini notevoli esemplari di noce del Caucaso e platano insieme a noci, sofore, ippocastani, frassini e altre specie. Nelle aiuole più vicine al fianco settentrionale della villa spiccano, invece, una serie di vecchi agrifogli che fiancheggiano il vialetto in ghiaia (uno dei maggiori ha due fusti di 30 e 12 cm di diametro) e una grande ginkgo; quest’ultima (un individuo femminile con diametro di 66 cm) domina lo spazio prospiciente l’ala dell’edificio che ospita le carrozze originali di Verdi ed è affiancata da un esemplare più giovane impiantato negli anni ’30 del secolo scorso.


I terreni su cui sorge la villa furono acquistati da Giuseppe Verdi nel 1848. Il podere, di circa tre ettari, apparteneva in precedenza alla famiglia Merli e comprendeva solo campi e un semplice edificio padronale. Verdi diede personalmente istruzioni per la costruzione della nuova villa e ne seguì i lavori, che durarono circa tre anni. Nel 1851 Verdi lasciò Busseto, dove aveva risieduto a Palazzo Orlandi in attesa della sistemazione della villa, e si trasferì a Sant’Agata insieme a Giuseppina Strepponi, la soprano interprete di alcune tra le sue prime opere, con la quale si sposò in seconde nozze nel 1859 (la prima moglie Margherita, figlia del suo mecenate Antonio Barezzi, era morta nel 1840). Il giardino prese forma sempre sotto la guida di Verdi, che si ispirò alla stile romantico in voga in quel periodo. Il “giardino della Peppina”, come venne inizialmente chiamato lo spazio dove la compagna di Verdi scelse di coltivare bulbose e altre piante da fiore, venne in seguito ampliato e arricchito degli scenografici ambienti tipici del parco all’inglese, come il laghetto, con una piccola isola raggiungibile in barca e un romantico ponticello, e la grotta artificiale. Le piante vennero disposte a formare macchie arboree di aspetto naturale, attraversate da vialetti sinuosi, impiegando specie di spiccato valore ornamentale come il cipresso calvo e il noce del Caucaso (Pterocarya fraxinifolia). All’elenco si aggiunsero in seguito anche diversi alberi da frutto, tra i quali un gruppo di kaki (in Italia era da poco iniziata la coltivazione della specie). Per rifornire di acqua il laghetto e irrigare il giardino venne creata una rete di canalette collegate al vicino torrente Ongina; dopo il 1866 le acque furono prelevate anche grazie a una macchina a vapore fatta costruire appositamente da Verdi.
Villa Verdi fu la residenza prediletta del maestro, dove amava riposarsi di ritorno dai suoi viaggi e dove compose le opere della maturità artistica (La forza del destino, Don Carlos, Aida, Otello, Falstaff e altre). All’attività artistica Verdi affiancò sempre uno spiccato interesse per la campagna, dedicandosi con sempre maggiore passione alla conduzione delle sue terre e all’allevamento del bestiame. Nato all’epoca in cui Roncole di Busseto era sotto il dominio francese, Verdi fu come è noto molto attivo nella vita politica nazionale: patriota e sostenitore dei moti risorgimentali, venne chiamato a far parte del primo parlamento italiano e poi nominato senatore. A Sant’Agata e nel territorio circostante, che considerava le sue terre, Verdi possedette vari poderi, e si impegnò in iniziative sociali. Nel 1879, dopo il matrimonio della figlia adottiva Filomena Maria, rivestì anche la carica di consigliere a Villanova sull’Arda, dove contribuì alla costruzione dell’ospedale. Giuseppina Strepponi morì a Villa Verdi nel 1897, mentre il compositore si spense quattro anni dopo a Milano in una camera da lui utilizzata abitualmente sin dal 1872, del Grand Hotel et de Milan, dove aveva scelto di passare l’inverno.
La villa è tuttora di proprietà della famiglia Carrara Verdi, eredi del maestro. Le stanze di Giuseppe Verdi e Giuseppina Strepponi, ricche di mobili pregiati, effetti personali e documenti legati alla loro vita e alle opere del maestro, sono ancora oggi accuratamente conservate e sono comprese nel percorso di visita, che comprende anche una la ricostruzione, con i mobili originali, della camera del Grand Hotel et de Milan frequentata a lungo da Verdi.