via Manfredi
Piacenza (PC)
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Giardino storico
È uno dei più ampi parchi pubblici della città (15 ettari), nato dal recupero di un’area militare (in precedenza sede di un deposito di munizioni) divenuta di proprietà comunale nel 1997. Fortemente voluto dalla cittadinanza e animato da residenti e associazioni culturali e sportive, il parco è ancora in fase di trasformazione. La fisionomia prevalente è quella naturale, con ampi spazi prativi che si alternano a folte macchie arboree e arbustive di specie spontanee, con qualche quercia di maggiori dimensioni nei pressi degli antichi canali e delle parti murarie rimaste a testimonianza di uno storico forte degli Austriaci.

L’estesa area verde, bordata lungo quasi tutto il perimetro da una sottile fascia di vegetazione spontanea, comprende una zona settentrionale nella quale prevalgono le superfici prative, che nel complesso caratterizzano più della metà del parco, e un settore più meridionale di aspetto più naturale, dove arbusteti in evoluzione si alternano a macchie boscate più o meno folte e radure.
Un filare di ciliegi e farnie di recente impianto segue la larga carrareccia che separa il prato più a nord, dove a breve distanza dall’ingresso spicca una bella coppia isolata di bagolari, da quelli molto ampi che si estendono nella zona centrale del parco, nei quali si notano ancora le leggere depressioni che rivelano le posizioni dei depositi sotterranei di un tempo, oggi colmati di terreno. Un’altra sterrata scende dall'ingresso verso il margine dei prati, dove si trovano l'area giochi per bambini e l’edificio di un centro sociale circondato da maraschi, rusticani e gelsi.
Il settore occidentale, oltre a lembi di giovane bosco misto che avvolgono ancora alcune vecchie strutture, è caratterizzato soprattutto da siepi e macchie arbustive composte da prugnolo, biancospino, rosa selvatica e rovo, con belle fioriture primaverili e abbondanti frutti appetiti dall’avifauna; qua e là compaiono esemplari di olmo campestre, bagolaro, rusticano, gelso e noce di discrete dimensioni. Più a sud, nascosti da fitte fasce di vegetazione spontanea, si incontrano i solchi ancora ben riconoscibili di due antichi canali, le cui acque, dopo la costruzione recente del canale Diversivo ovest, oggi scorrono in prevalenza all’esterno dell’area verde. Oltre questi, verso via Manfredi, si trova il rudere della cosiddetta “Casa del Generale”, una abitazione rurale intorno alla quale, mescolati alla vegetazione, compaiono vecchi esemplari di rusticano, pero, ciliegio e altri alberi da frutto residui di un piccolo frutteto. Nella restante porzione meridionale del parco piccole radure frequentate da lepri e fagiani si alternano a fitte macchie di bosco, nelle qualio compaiono robinie, aceri di monte, olmi campestre, farnie, carpini bianchio, bagolari, sambuchi, biancospini, sanguinelli, rovi e nel sottobosco tappeti di edera e viole. Nascosti dal bosco, emergono i suggestivi resti del forte, del quale si riconoscono ancora i bastioni e diversi tratti delle mura con archi e feritoie.


L’odierna superficie del parco è stata a lungo utilizzata a scopi militari. Nel ’700, infatti, le mappe già riportavano la presenza, alla cosiddetta “Galiana” o “Galleana”, di una postazione militare esterna alle mura cinquecentesche che proteggevano la città. Nel giugno del 1746, durante la guerra di successione austriaca (1741-1748), l’area fu al centro di un cruento scontro tra l’esercito di Maria Teresa d’Austria, che aveva stretto alleanza con i piemontesi, e le truppe franco-spagnole uscite vittoriose l’anno prima da una battaglia nei pressi di Bassignana sul Tanaro. Migliaia di soldati franco-spagnoli caddero sul campo e le truppe superstiti dovettero arrendersi agli Austriaci, che le costrinsero ad abbandonare i territori conquistati nel Norditalia. Nell’Ottocento gli Austriaci consolidarono la postazione per rinforzare e ammodernare il sistema difensivo piacentino. Il forte della “Galleana”, dotato di baluardi e di spesse mura con feritoie, era rifornito di acqua da due antichi canali, il Rivo comune e il Colatore rifiuto, le cui acque erano derivate dal fiume Trebbia in località Cà Buschi. Ancora agli inizi del secolo scorso la fortificazione serviva per la preparazione dei proiettili e come deposito di munizioni. Nell’area erano presenti vari fabbricati, in prevalenza interrati e in parte collegati da percorsi sotterranei. Durante la seconda guerra mondiale il deposito fu coinvolto in un incendio, con conseguenti esplosioni fortunatamente non devastanti, e nel dopoguerra l’area venne progressivamente abbandonata. Acquisito dal Comune di Piacenza nel 1997 e destinato a verde pubblico, il parco è stato attrezzato con percorsi e arredi e intitolato nel 2006 a papa Giovanni Paolo II, testimone di pace. Negli anni seguenti sono stati realizzati vari arricchimenti vegetali e un “Giardino delle farfalle”, con l’introduzione di un certo numero di specie arbustive e una gestione dei prati tesa a favorire la presenza della fauna selvatica.