Altri due esemplari notevoli della stessa specie si trovano poco distante: uno con fusto di dimensioni di poco superiori in virtù di una base particolarmente ingrossata, e un secondo a lato (diametro 92 cm) che mostra una vistosissima escrescenza tumorale su una delle branche primarie.
Decisamente imponenti sono anche i due platani cresciuti all’interno del fossato, che superano in altezza i torrioni agli angoli del castello; tra gli esemplari che compongono il doppio filare del Viale dei Platani, infine, i più sviluppati si avvicinano ai 90 cm di diametro.
Nei pressi della Fontana di Nettuno svetta un gruppo di cinque cedri dell’Himalaya, i cui massicci fusti misurano tra i 128 e i 138 cm di diametro(a eccezione di un esemplare meno sviluppato).
Un altro bel gruppo di sei cedri, in questo caso cedri dell’Atlante della varieta glauca, sono disposti a semicerchio a fianco del labirinto di tassi, dove risaltano per il portamento slanciato e il caratteristico fogliame argentato (il maggiore raggiunge i 120 cm di diametro, gli altri variano dai 70 ai 90 cm).
Il libocedro che spicca a lato della casetta delle bambine è tra i maggiori del parco (diametro 73 cm); nella stessa area si trova un faggio ben sviluppato (diametro 61 cm), ma di maggiore effetto è l’esemplare della varietà purpurea che cresce a margine del prato a sud del castello (diametro 87 cm), in passato affiancato da un secondo faggio ora sostituito con un nuovo impianto.
Due tigli ormai secolari si trovano a lato del Viale del Belvedere (92 e 95 cm di diametro), altri di grandi dimensioni fanno parte delle macchie arboree più folte.
L’esemplare più particolare di tiglio si trova però a nord-ovest, nei pressi dell’accesso carrabile al parco: l’ampia chioma è sorretta da sei grandi tronchi che si dipartono da un’enorme base comune che a un metro da terra ha una circonferenza di oltre cinque metri e mezzo.
Di fronte al tiglio, nella folta macchia verde sull’altro lato del vialetto, vegetano uno dei tassi maggiori del parco (diametro 69 cm) e un notevole esemplare di albero del caffè (Gymnocladus dioica) dalla chioma molta alta, ma riconoscibile dagli inconfondibili grandi frutti che si possono rinvenire a terra sotto alla pianta (i semi tostati del Kentucky coffeetree venivano un tempo usati in America per produrre il caffè Kentucky).
Poco distante, di fronte a uno degli edifici di servizio del castello, dove vengono ricoverate le caprette e il pony che si possono incontrare anche mentre pascolano nel fossato del castello, si trova isolato un altro monumentale cedro dell’Himalaya (diametro 106 cm).
Sempre lungo il viale del grande tiglio policormico vegetano un paio degli ippocastani (entrambi con diametro di 97 cm) che sono tra quelli di maggiore rilievo del parco, mentre a lato del viale principale, prima del giardino all’italiana, si staglia la farnia dall’aspetto più solenne (diametro 111 cm). Farnie con diametri che si avvicinano ai 90 cm si incontrano in diversi settori del parco (una sostiene, insieme a un vecchio ciliegio, i resti un’altalena) e qua e là si notano anche esemplari di un qualche rilievo di pioppo cipressino e di altre specie.
Non sono però le grandi alberature l’unico motivo di interesse botanico del parco, che è ricco anche di piante arbustive ed erbacee, sia ornamentali che spontanee, dalle belle fioriture e dai frutti a volte singolari. Tra le tante, ad esempio, risalta in giugno nei pressi della fontana mistilinea l’abbondante fioritura di Aesculus parviflora, un ippocastano di origine americana dalle dimensioni ridotte e dalle grandi infiorescenze a pannocchia di colore bianco.
Particolarità:
Il singolare borgo in stile neomedievale di Grazzano Visconti, sorto ai primi del ’900, è una meta turistica tra le più conosciute e frequentate del Piacentino, collegato alla Via Francigena e compreso nell’itinerario storico locale Via di Genova di Val Nure. La località di Grazzano è documentata già nel ’300, ma ancora alla fine dell’Ottocento intorno al castello esistevano solo poche case di contadini. Giuseppe Visconti di Modrone, mosso da spirito imprenditoriale e dalla volontà di valorizzare il territorio e offrire nuove opportunità di lavoro ai residenti, decise di circondare il suo castello con un villaggio comprendente laboratori e botteghe per la produzione di mobili e altro artigianato artistico e anche un albergo, per sottolinearne la possibile valenza turistica. Come per il restauro del castello, il progetto del borgo e l’esecuzione dei lavori furono direttamente seguiti dal conte Giuseppe, con l’aiuto dell’architetto Alfredo Campanini, sulla base dei canoni allora in voga rivisitati secondo il gusto e l’estro personali. Una cura meticolosa venne riservata agli aspetti decorativi, sia negli edifici che nell’arredo urbano, con l’introduzione di vari elementi caratteristici particolarmente scenografici e “fotogenici” (camini, balconi, finestre, colonnine, stemmi, iscrizioni, fontanelle, ecc.). La realizzazione del borgo, che nel 1915 con Regio Decreto assunse la denominazione attuale, proseguì con continue migliorie e l’aggiunta di un asilo e di una scuola di avviamento all’artigianato sino al 1939 (il conte Giuseppe morì nel 1941 e nel 1945 Vittorio Emanuele III gli conferì il titolo di duca per meriti filantropici). Ancora oggi nelle botteghe del borgo vengono proposte produzioni artistiche in ferro battuto, legno, ceramica e vetro e numerose sono le iniziative e manifestazioni di richiamo che vi si svolgono nel corso dell’anno (per informazioni: www.grazzano.it).
Tipo:
borgo
Particolarità:
Passeggiando per vie e piazzette si incontrano, in ogni caso, altre alberature interessanti e, in qualche caso, di notevoli dimensioni. Un paio di imponenti platani si trovano già all’esterno del villaggio, nei pressi di un’area di servizio e della fermata dei mezzi pubblici, nell’ambito di un bel filare che affianca la strada provinciale per un buon tratto. Un altro bell’esemplare (diametro 78 cm) si trova subito all’interno del borgo di fronte all’edificio che dopo il 1916 fungeva da stazione del tranway a vapore per Piacenza attivo dalla fine dell’Ottocento (oggi ospita un esercizio pubblico). Alla sinistra del cancello dell’ingresso principale del castello vegeta, invece, un altro esemplare di albero del caffè, di dimensioni inferiori rispetto a quello presente nel parco, ma sul quale si possono osservare bene i tipici frutti che permangono a lungo sulla pianta (legumi grandi e tozzi, che sono verdi in estate e diventano marroni in autunno). A margine dell’ampio spiazzo della Cortevecchia, sul lato opposto rispetto al bel fabbricato che ospita un’interessante collezione di mezzi e attrezzi agricoli, svetta, infine, un maestoso pioppo isolato dalla bella chioma espansa.
DLgs n. 42/2004, art.10
Vigolzone (PC)
Sul retro del castello, verso est, si sviluppa la parte più estesa dell’area verde, che mantiene anch’essa quell’aspetto molto ricercato che pervade tutto il parco, con prospettive ed elementi accuratamente scelti e disposti ad effetto. Due ampi viali, il Viale del Belvedere, la principale direttrice di accesso in asse con il castello, e il Viale dei Platani, che parte più a sud nei pressi di uno spigolo del fossato, attraversano tutta l’area sino al confine orientale e rappresentano le linee fondamentali del disegno architettonico. Dai due viali si dipartono lateralmente una serie di sentieri sinuosi che portano alle differenti ambientazioni create per arricchire il giardino e, nelle porzioni più distanti, si inoltrano in ombrose macchie arboree dove le specie ornamentali sono oggi mescolate a farnie, aceri campestri, ciliegi, robinie e altre specie.
Lo zampillìo delle fontane, lo scorrere delle acque dei tanti rivoli utilizzati per l’irrigazione, gli innumerevoli versi e canti di uccelli e, a intervalli regolari, il rintocco delle campane della torre della vicina Piazza del Biscione creano un suggestivo sottofondo sonoro per i visitatori della scenografica area verde. All’inizio del Viale del Belvedere si erge una bella fontana con vasca dal bordo mistilineo, ninfee sulla superficie dell’acqua e bordure di rose tutt’intorno, mentre ai margini risaltano grandi vasi, in qualche caso ravvivati da sgargianti fioriture, e statue in parte ricoperte dall’edera. A sinistra della fontana si trova l’angolo che Giuseppe Visconti di Modrone riservò al gioco delle figlie, con la casetta in mattoni a due piani completa di balconcini e caminetti circondata da fioriture annuali, alberi di Giuda, tassi, faggi e uno svettante libocedro. Poco oltre, sotto a un imponente gruppo di cedri, si trova un piccolo labirinto verde con siepi di tasso e alcune statue collocate all’ingresso oppure nascoste all’interno.
Sull’altro lato del viale si trova un’angolo per la sosta in stile classico dedicato a Bacco alle cui spalle, in una zona prativa più ampia compresa tra i due viali, spiccano grandi farnie e tigli insieme a cedri, abeti e giovani frassini. Il viale, fiancheggiato da siepi di carpino, ligustro e bosso, è arredato con vasi e panchine e segnato nella prima parte da una bella aiuola centrale con tassi in forma obbligata e ciuffi di graminacee ornamentali; termina con una scalinata che conduce a un belvedere in muratura dominato da una statua di Apollo e ombreggiato da tigli e ippocastani. A sud del Viale dei Platani, infine, un’altra folta macchia di bambù, affiancata da cedri, cipressi di Lawson e altre specie ornamentali, si intreccia agli arbusti e agli alberi spontanei che mascherano il confine sud-orientale del parco.