Strada comunale di Montanaro
San Giorgio Piacentino (PC)
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Giardino storico
Il massiccio edificio, di origine medievale ma profondamente trasformato nel corso dei secoli, è uno dei tanti che compongono il ricco patrimonio storico e architettonico intorno a Piacenza. Sorto come fortilizio, divenne in seguito una delle principali residenze nobiliari della campagna piacentina, circondata da una vasta proprietà terriera. Dell’illustre passato permangono i resti del fossato, l’elegante corte interna, alcuni preziosi saloni affrescati e un paio di grandi platani nel piazzale di fronte all’ingresso principale.

Il castello si presenta oggi come un solido edificio rettangolare, con agli angoli quattro torri quadrate di differenti dimensioni. La torre maggiore, il mastio, si trova al centro della facciata e in essa si apre il portale che dà accesso al cortile interno. Tutto il palazzo è circondato da un fossato asciutto, con sponde rinverdite e qualche alberello cresciuto spontaneamente. Una serie di edifici di servizio, un tempo scuderie e depositi di carrozze, delimitano l’ampio piazzale prativo che fronteggia la facciata, su un lato del quale si ergono due grandi platani. Dal portale di ingresso del palazzo si diparte verso nord una strada rettilinea che si connette alla via pubblica e nell’Ottocento proseguiva sempre dritta tra i campi sino a raggiungere la via Emilia (il tracciato è ancora riconoscibile). Il cosiddetto stradone Marazzani, lungo cinque chilometri, venne fatto costruire dalla famiglia omonima e si sviluppava tutto all’interno della loro proprietà; sulla via Emilia, in corrispondenza del punto di arrivo, erano collocate quattro colonne con catene e la scritta V M (Marazzani Visconti). La strada era accompagnata su entrambi i lati da una lunga siepe alberata formata di robinie, con esemplari a fiori bianchi (Robinia pseudoacacia) e a fiori rosa (R. hispida), e da olmi mantenuti ad arbusto. Il viale centrale per le carrozze era affiancato da due sterrate laterali utilizzate come galoppatoio.
Attraverso il portale si entra nel cortile interno del palazzo, circondato da un elegante loggiato con colonne e capitelli (quelli sul lato orientale hanno fattezze di tipo rinascimentale). In linea con il portale di ingresso, sul fronte opposto si apre un secondo accesso che conduce sul retro del palazzo dove in passato si sviluppava il giardino ottocentesco. Oggi è presente solo un doppio filare irregolare, con ciliegi in parte spontanei e resti di vite, ai lati del vialetto che attraversa lo spazio in posizione centrale e porta a un ingresso secondario collegato alla stretta via che corre a sud del palazzo. Nei campi coltivati, oltre questa strada, c’era in passato il frutteto del palazzo che arrivava sino alle sponde del torrente Riglio, la cui vegetazione ripariale chiude oggi la visuale verso sud.


Il castello è citato per la prima volta in un documento del 1180 che sancisce l’accordo tra il monastero di San Savino di Piacenza e i consoli cittadini per l’utilizzo delle acque della zona; nel documento, oltre al vicino e più importante castello di Paderna viene menzionato quello di Montanaro. Nel 1385 il fortilizio risulta essere un bene della famiglia Cossadoca e nei secoli successivi passa ai da Rizzolo e in seguito ai Dal Pozzo Farnese e ai Portapuglia, tutte nobili casate piacentine. Nel 1648 la proprietà fu acquisita dai Marazzani Visconti, che già possedevano il castello di Paderna. Ottenuta nel 1653 l’investitura feudale da Ranuccio II Farnese, duca di Parma e Piacenza, il conte Gianfrancesco Marazzani avviò la trasformazione dell’austero castello in residenza signorile. I lavori, che portarono alla creazione di uno scalone d’onore per salire al piano nobile, alla realizzazione di un salone per le feste e di altre sale e all’inserimento di vari elementi decorativi, furono proseguiti dai figli Corrado e Claudio, vescovo di Senigallia, e poi dal nipote Gian Franco e si conclusero a metà del ’700. In molte sale vennero aggiunti stucchi e affreschi con raffigurazioni di carattere religioso commissionate da Camillo Marazzani, vescovo di Parma dal 1711 al 1760, e realizzate in parte dal piacentino Antonio Peracchi, che nel 1759 dipinse anche la tela conservata nella chiesa di Paderna.
I lavori interessarono anche il fossato intorno al castello, che in realtà venne regolarmente allagato soltanto in epoca medievale con acque derivate dalla Fontana del Giudeo, un fontanile presente più a sud che è menzionato nei primi documenti riguardanti Montanaro e tuttora serve il castello di Paderna. Tra le carte d’archivio della famiglia Marazzani Visconti Terzi, donate nel secolo scorso al Comune di Piacenza e oggi conservate presso l’Archivio di Stato, figurano alcuni disegni di progetti successivi, che comprendevano interventi sulla facciata principale e sugli spazi a verde, con la creazione di un esteso giardino all’italiana (di cui non rimangono tuttavia testimonianze della effettiva realizzazione). Lavori di arricchimento del giardino annesso al palazzo signorile furono, invece, sicuramente realizzati nella prima metà dell’Ottocento, curati personalmente da Amalia Marazzani, con l’inserimento di vasi di limoni, aranci e altre piante ornamentali, pergole, macchie arboree e filari (i resoconti dell’epoca descrivevano la villa come una delle residenze di villeggiatura più affascinanti della campagna piacentina). Nella prima metà del ’900 il complesso, divenuto di proprietà statale, ebbe varie destinazioni: per un periodo fu assegnata alla Gioventù Italiana del Littorio, poi ospitò il brefotrofio provinciale (la grande scritta Educatorio Provinciale F. Pallastrelli è ancora visibile sulla facciata del palazzo sopra l’ingresso). Alla chiusura del brefotrofio sono seguiti molti anni di abbandono e di progressivo degrado dell’edificio e del suo patrimonio architettonico, al quale stanno ponendo rimedio i lavori di recupero avviati dalla nuova proprietà.