via Giacobazzi
Sassuolo (MO)
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Giardino storico
Il parco (8 ettari), che si estende intorno alla settecentesca Villa Giacobazzi, è caratterizzato dalle ampie superfici prative, dalla viabilità regolare e dalle tante tracce dell’articolato sistema idraulico di un tempo, tutti aspetti in qualche modo legati alla funzione produttiva che l’area ha mantenuto sino alla metà del secolo scorso. Nel parco prevalgono gli spazi aperti e le alberature sono distribuite soprattutto lungo la viabilità, dove sono stati di recente eseguiti numerosi nuovi impianti, lungo il perimetro esterno, in prossimità della villa e sulle sponde del fosso delle Ottant’once, dove sono presenti alcuni esemplari di discrete dimensioni.

La maggior parte della superficie del parco è oggi prativa e le alberature sono disposte in prevalenza lungo il perimetro o accompagnano la viabilità interna, costituita soprattutto da lunghi viali rettilinei che percorrono il periplo dell’area o la attraversano ortogonalmente. Tra questi, una particolare attenzione merita lo storico viale che incornicia il fronte della villa, tra le svettanti chiome dei pioppi cipressini e due lunghe siepi di rose. Il viale, che dalla fine del ’700 rappresenta il principale accesso alla residenza, suddivide il parco in due zone piuttosto diverse: mentre a sud prevalgono i prati, nella porzione settentrionale gli alberi sono più numerosi e di maggiori dimensioni. Un filare di grandi platani e la sottostante alta siepe di laurocerasi chiudono il parco su viale Giacobazzi, gruppi di abeti rossi e ippocastani ne punteggiano le zone aperte, mentre alcune grandi farnie seguono il tracciato del fosso delle Ottant’once sino in prossimità della villa. Un altro aspetto interessante del parco, più evidente nella parte retrostante l’edificio, è il permanere della presenza dell’acqua: dal canale di Modena, che segna il limite occidentale dell’area, proprio all’altezza di una grande macchia di bambù che scherma il retro della villa, si diparte il fosso delle Ottant’once, una canaletta in laterizio, oggi protetta da staccionate e attraversata da un ponticello, che in passato permetteva di far fronte alle esigenze idriche legate all’uso produttivo dell’area. Del passato assetto agricolo rimane un’altra traccia evidente nella parte sud-orientale del parco, dove il prato è segnato da un filare di vecchi alberi da frutto (meli, fichi, mirabolani), dal portamento particolarmente espanso e disordinato.

Le prime notizie sull’edificio, denominato “casino dei Cappuccini” per la vicinanza a un convento dell’ordine, risalgono alla metà del ’600 (all’epoca la tenuta era di proprietà della famiglia Moriali). Nel 1728 la casa e i terreni furono comprati dal nobile modenese Domenico Maria Giacobazzi (1690-1770), i cui discendenti hanno mantenuto la proprietà della tenuta sino al 1991, quando venne acquisita dal Comune di Sassuolo (che nei due decenni precedenti aveva già ottenuto in concessione parte dell’area). Giacobazzi ampliò la proprietà e, intorno alla metà del ’700, divenuto governatore di Sassuolo e poi consigliere di Stato di Francesco III d’Este, mise mano all’edificio per renderlo più confacente alla sua nuova posizione: il corpo preesistente si arricchì delle ali laterali, dell’altana, dei timpani sulle facciate occidentale e orientale e di cornici alle finestre. Alla sua morte, la tenuta passò al figlio, il conte Onorio, anch’egli governatore di Sassuolo; poi la famiglia si ritirò a Modena e non abitò più stabilmente la villa, utilizzata solo nella stagione estiva. Negli anni precedenti l’apertura della via Circondaria (l’odierno viale Giacobazzi) aveva determinato una netta separazione all’interno della proprietà e nel 1786 all’antico ingresso su via Montanara, segnato dal monumentale portale tuttora esistente, si aggiunse un accesso sulla nuova arteria: un lungo viale di pioppi bordato di rose e ornato di statue, che divenne l’entrata principale alla residenza. In questo periodo e per tutto il secolo successivo la tenuta ebbe una funzione essenzialmente agricola, con piantate, frutteti e campi in parte attraversati da condotti idrici che partivano dalla “bocchetta delle ottanta once”, un manufatto seicentesco ancora visibile lungo il canale di Modena al confine occidentale dell’area verde. Il figlio di Onorio, Luigi (1806-1893), nominato podestà di Sassuolo dal 1828 al 1832, fu poi ministro dell’ultimo duca di Modena, Francesco V; alla sua morte le diverse proprietà della famiglia furono smembrate e vendute, ma la villa venne ricomprata da Antonietta d’Evans, moglie di Antonio Giacobazzi (il figlio di Luigi). La loro figlia Leontine, sposò il conte Ippolito Giorgi di Vistarino, dalla cui famiglia deriva l’attuale denominazione del parco, e visse tutta la vita nella villa, poi ereditata dalla figlia Rosanna. A Leontine si devono i lavori di ammodernamento che nel 1909 portarono alla costruzione di una sinuosa scala esterna in stile liberty; nel 1939, sul retro dell’edificio, fu inserita un’appendice rettangolare in cemento e vetro poggiata su colonne. Dagli anni ’30 del secolo scorso la villa e la tenuta conobbero un progressivo declino: la proprietà si ridusse in superficie e le aree a vigneto e frutteto cedettero il posto ai seminativi. Nel 1991 l’intera proprietà è stata acquisita dal Comune di Sassuolo, che negli anni scorsi ha avviato un impegnativo intervento di restauro, sulla base di un progetto selezionato mediante un concorso di idee, che prevede di ospitare nell’edificio la sezione dedicata ai ragazzi della biblioteca comunale, una caffetteria e spazi dedicati all’arte e alla musica, e di trasformare il parco in un luogo pensato principalmente ai bambini, con attività, incontri e spettacoli all’aperto.