piazzale della Vittoria
Forlì (FC)
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Il parco (poco meno di 5 ettari) si sviluppa in lunghezza per circa mezzo chilometro, subito all’esterno del perimetro della città storica, da piazzale della Vittoria sino a piazzale Giovanni XXIII e viale Spazzoli. L’area verde si prolunga verso sud-ovest, a partire dalla Via Emilia, con la medesima inclinazione di tutta la viabilità perpendicolare alla strada romana, che come è noto tuttora esercita la funzione di decumano massimo in molte città emiliane tra cui Forlì, dove tuttavia attraversa il centro con un andamento un poco più irregolare. Nel vasto parco si distinguono nettamente la porzione di impianto storico vicina alla via Emilia, realizzata nella prima metà dell’Ottocento, e l’ampliamento compiuto negli anni ’70 del Novecento, in una curiosa e non sgradevole contrapposizione tra l’ispirazione geometrica e formale della prima e quella più paesaggistica e moderna della seconda.

Entrando dallo storico ingresso di piazzale della Vittoria, in asse con viale della Libertà, si supera un cancello a quattro colonne, che ha sostituito la storica cancellata di Missirini, e subito si incontra, circondato da quattro tassi potati in forma obbligata, il busto marmoreo di Giuseppe Gaudenzi (1872-1936), tra i fondatori del Partito Repubblicano Italiano e sino all’avvento del fascismo a lungo deputato, assessore e poi sindaco di Forlì (prosindaco, in realtà, per non dover giurare fedeltà al re). In questa parte più antica il disegno del giardino assume una forma ellittica, sottolineata da un viale alberato di platani verso l’esterno e di tigli verso l’interno, che racchiude grandi aiuole definite dal doppio viale centrale e dai vialetti laterali: le più esterne sono punteggiate di libocedri e cedri, mentre le due più interne, che convergono verso una più piccola un’aiuola rotonda al centro, creano una grande striscia prativa orlata da due filari di lecci e marcata in modo simmetrico da grandi cespugli di palme nane e arbusti potati in forma. L’ultima porzione del giardino, che si trova a contatto con l’ampliamento della seconda metà del Novecento, si presenta rialzata rispetto alla parte precedente e ha nel tempo assunto l’aspetto di una collinetta, sostenuta da muri di mattoni, sulla cui sommità crescono lecci e giovani cedri e tigli; in cima si notano una vasca rotonda, contornata da aiuole con arbusti e alberelli ornamentali (lagerstroemia, mirabolano, ecc.), e poco oltre un piazzale terrazzato con panche e tavoli di inserimento recente poco coerenti con gli arredi in pietra che caratterizzano il resto della porzione storica del giardino. La terrazza, dalla cui balaustra ci si affaccia verso l’ampliamento novecentesco, ricopre un piccolo edificio dove sono collocati bagni e spazi di servizio e custodia. Lungo i vialetti che scendono ai lati della terrazza verso la parte nuova del giardino, nelle aiuole sono subito evidenti le differenze nelle specie impiegate. Nei pressi di un ingresso laterale spicca, ad esempio, una vistosa macchia di bambù e, al di sotto della terrazza, una piccola ma interessante collezione di conifere (in prevalenza cedri e pecci). Qui inizia la parte di realizzazione più recente del giardino, di impronta più paesaggistica, che con viali sinuosi si sviluppa intorno a un laghetto e si prolunga verso sud; l’area è ombreggiata da una discreta varietà di specie arboree, sia autoctone che esotiche, tra le quali compaiono anche alberi da frutto come mirabolani e gelsi ed esemplari arborei ornamentali tradizionali come i platani e i tigli che caratterizzano la porzione storica. Il laghetto, di forma ricurva e allungata, racchiude al suo interno una grande penisola, e offre ospitalità ad anatre di varie specie, cigni, tartarughe e pesci. La penisola, su cui si trovano molti nidi artificiali per le anatre del laghetto, è ombreggiata in prevalenza da mirabolani rossi, aceri americani, bambù e salici piangenti; dietro al laghetto sono presenti tre voliere con pappagalli e canarini. A breve distanza si trovano un’area giochi per bambini, un circuito per tricicli e una pista di pattinaggio. Nei prati si notano un giovane olivo, una catalpa, una quercia rossa, una sofora della varietà pendula, molti platani e siepi di lauroceraso. Vicino all’ingresso di viale Spazzoli, dove crescono alcune giovani farnie, si trovano un monumento dedicato alle vittime dei lager nazisti e di tutte le prigionie e una statua in bronzo raffigurante il pugile Primo Carnera.

I giardini pubblici furono progettati nel 1816 dal forlivese Luigi Mirri (1747-1823), ebanista e architetto neoclassico molto attivo in città, nell’ambito di un complesso di opere che tendevano a riqualificare l’area intorno a Porta Cotogni in segno di riconoscenza verso papa Pio VII, che aveva assegnato a Forlì una delle 17 delegazioni nelle quali era stato suddiviso in quello stesso anno lo Stato Pontificio. Il giardino pubblico stava in quel periodo prendendo piede in tutta Europa e nel nostro paese, nonostante il rapido diffondersi della moda dei parchi all’inglese, prevalse in genere un modello di ispirazione maggiormente tradizionale, più ordinato e dunque più adatto al passeggio e al transito delle carrozze. Fu così anche nel caso del nuovo parco di Forlì. Mirri tracciò, infatti, un complesso disegno di aiuole simmetriche convergenti su di un vasto spazio centrale esaltato da un obelisco e contornato da una fontana a quattro vasche, da statue raffiguranti le stagioni e da altri elementi minori. Lo sfondo del giardino era contraddistinto da tre elementi architettonici in rapporto prospettico con l’ingresso principale: un tempietto e, agli angoli, la casa del custode e la kaffeehaus. Nel 1820 Giuseppe Missirini disegnò la cancellata di ingresso con pilastri sormontati da teste femminili con vasi di fiori (purtroppo distrutte nel secondo dopoguerra). Nel 1828, in seguito al cattivo andamento di gran parte delle piantagioni, la municipalità decise di procedere al completo rifacimento del giardino. L’intervento dell’ingegnere comunale Giacomo Santarelli (1786-1859), che ha legato il suo nome a diversi significativi interventi nella Forlì della prima metà dell’Ottocento, portò a un notevole cambiamento dell’assetto originario: l’area verde, infatti, fu ridotta e innalzata allo scopo di ottenere un migliore drenaggio delle acque piovane; i percorsi pedonali furono separati da quelli destinati alle carrozze secondo itinerari rimasti sino ad oggi inalterati; le strutture di servizio esistenti furono sostituite da un unico edificio collocato su un ulteriore innalzamento a gradoni nella parte finale del giardino, a fare da fondale al viale centrale. Nel Novecento, in epoca fascista, furono elaborate ipotesi di trasformazione e ampliamento del giardino che non trovarono tuttavia applicazione, mentre negli anni ’70 un importante intervento ha prolungato l’area verde sino a viale Spazzoli, lasciando pressoché intatta la parte storica.