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Il parco dell’odierno Ospedale “Morgagni - Pierantoni” venne realizzato alla fine degli anni ’30 del secolo scorso per fare da cornice al nuovo sanatorio per malati di tubercolosi e dare modo agli utenti della struttura, che avevano tempi di degenza molto lunghi, di trascorrere buona parte della giornata all’aperto in un contesto gradevole e ricco di vegetazione. Larga parte del corredo arboreo originario è ancora presente nell’area verde, che si estende per circa 14 ettari intorno ai padiglioni ospedalieri e comprende oltre 700 esemplari arborei, nella maggioranza cedri (oltre 200 esemplari) e altri sempreverdi, con piante di notevole imponenza e dimensioni.

Un lungo viale di lecci parte dall’ingresso principale del complesso ospedaliero e ne fiancheggia quasi tutto il confine sud-orientale. Dal viale si staccano, verso ovest, una serie di vialetti che conducono ai padiglioni principali e agli altri edifici di servizio (e li aggirano per raggiungere accessi secondari sul retro), disegnando una trama di aiuole più o meno estese tutte allestite a prato alberato, con una presenza più limitata di siepi lineari e macchie di arbusti ornamentali. Gli spazi intorno al Padiglione Vallisneri, il primo che si incontra provenendo dall’ingresso principale, sono dominati da gruppi di grandi cedri (Cedrus atlantica, C. atlantica ‘glauca’, C. deodara), le cui belle chiome sempreverdi contrastano con i toni bruno-rossicci della soffice coltre di aghi caduti che ricopre parte del terreno. Tra questi si inseriscono esemplari di minori dimensioni di magnolia, acero riccio, frassino, faggio rosso, albizzia, liquidambar e albero di Giuda e un corollario di arbusti ornamentali (forsizia, Cotoneaster spp. e altri). Di fronte all’ingresso del padiglione si allungano due fasce di ampie aiuole prative, bordate all’interno da filari di lagerstroemia e all’esterno da grandi tigli e abbellite con macchie di rose e grandi vasi con specie erbacee annuali dalle colorate fioriture. Poco oltre una folta compagine di grandi cedri, pini neri, aceri americani e una coppia di alti cipressi dell’Arizona ombreggiano un chiosco, mentre verso il viale di lecci si aggiungono altri pini (domestici e di Aleppo) ed esemplari di bagolaro e ginkgo. Un fitto corredo arboreo misto (cedri, ippocastani, cipressi dell’Arizona e di Lawson, pini, lecci, aceri ricci, sofore e altre specie) prosegue a fianco e sul retro del padiglione, dove spicca un lungo vialetto, fiancheggiato da un fitto doppio filare di vecchi tigli, che scende gradualmente per passare sotto a un ponticello arcuato. La formazione, che termina contro un fianco del Padiglione Morgagni, nel disegno originario del parco era collegata a un altro doppio filare simile che partiva all’incirca a metà del viale dei lecci e di cui si riconosce oggi solo il tratto iniziale. All’avvio della costruzione della nuova struttura, che ha inevitabilmente ridotto la superficie complessiva dell’area verde, gli altri tigli che ne facevano parte sono stati rimossi e trapiantati davanti al Padiglione Vallisneri, andando a formare i due filari già citati che chiudono lateralmente le aiuole centrali.
Una fascia di verde formata, invece, da alti pini domestici e bagolari segue tutto il confine meridionale e si prolunga sul lato occidentale, sino a oltrepassare anche lo slargo ribassato che fronteggia l’ingresso posteriore del Padiglione Allende. Lo spiazzo, bordato da scalinate, cespugli di lagerstroemia e ibisco, è caratterizzato da due aiuole rialzate simmetriche che ospitano quattro maestosi cedri. Negli altri spazi verdi che circondano questo lato dell’edificio, attraversati da una trama di vialetti e piazzole, si impongono ancora cedri (dell’Atlante e dell’Himalaya) e pini (domestici, neri e di Aleppo), inframmezzati a gruppi di abeti rossi, faggi, ippocastani, aceri ricci o sofore. L’arredo verde del Padiglione Valsalva è distribuito, invece, soprattutto davanti alla facciata principale dell’edificio e in parte ai suoi lati, mentre il retro è oggi occupato da palazzine e altre strutture di servizio del nosocomio. Grandi aiuole con alberi e arbusti sempreverdi (magnolia, pino dell’Himalaya, cedri dell’Atlante e dell’Himalaya, bosso, alloro e altre specie) e gruppi di palme sono disposte in maniera simmetrica ai lati dell’ingresso. Nelle tre aiuole più centrali risaltano un grande cedro dell’Atlante e due gruppi di abeti argentati o del Colorado (Abies picea ‘Kosteriana glauca’ o anche Picea pungens ‘Kosteriana glauca’) che spiccano per il loro caratteristico fogliame molto decorativo. Nelle fasce laterali compaiono anche esemplari di albero dei tulipani (Liriodendron tulipifera), sofora, acero riccio, acero americano e gruppi di pini domestici e di frassini accompagnati da macchie di arbusti ornamentali di uso frequente, come weigelia, filadelfo, Kerria japonica, magnolia di Soulange, Cydonia japonica e altri, che ravvivano con le loro belle fioriture molti spazi verdi del complesso ospedaliero.

Nel 1931 Benito Mussolini, come è noto originario della vicina Predappio, decise di far costruire a Forlì un nuovo sanatorio per malati di tubercolosi e ne affidò la progettazione all’ingegnere romano Cesare Valle. Il nuovo complesso venne articolato in tre padiglioni, per le cui forme architettoniche il progettista prese ispirazione dalle tre armi dell’esercito (di cielo, di terra, di mare). L’edificio principale, destinato a ospitare i pazienti adulti, prese le sembianze di un grande aereo e fu denominato “XXIII Marzo”, data di fondazione dei fasci di combattimento (23 marzo 1919). Un secondo padiglione, destinato ai bambini, venne disegnato a forma di nave e chiamato “XXI Aprile”, data della leggendaria fondazione di Roma (21 aprile del 753 a.C., secondo Varrone). La terza struttura, dislocata tra le altre due e denominata “XXVIII Ottobre”, in ricordo della marcia su Roma (28 ottobre 1921), assunse la forma di un carro armato e ospitò una colonia post-sanatoriale che aveva lo scopo di riavvicinare le persone alla vita quotidiana attraverso lo svolgimento di attività agricole e artigianali. Un tunnel seminterrato collegava i tre padiglioni per consentire il trasposto di persone e cose in ogni momento. Il complesso era completato dall’alta torre in cemento armato sulla quale era posizionato il serbatoio dell’acqua, mentre nei pressi del cancello d’ingresso facevano bella mostra due dei MAS (Motoscafo Anti Sommergibile) utilizzati nella nota “beffa di Buccari”, alla quale prese parte anche Gabriele D’Annunzio, compiuta nella notte tra il 10 e l’11 febbraio 1918 ai danni degli austriaci). I padiglioni, che in totale potevano accogliere circa 350 persone, erano predisposti con ampie vetrate e lunghe terrazze che permettevano di restare all’aria aperta e camminare quando non era possibile scendere nel parco. La struttura disponeva di sale operatorie, cucine e, nel padiglione infantile, aule scolastiche. L’area verde intorno ai padiglioni, ritenuta importante per la cura e il benessere dei pazienti, venne progettata secondo linee geometriche in prevalenza ortogonali, con l’inserimento di percorsi pedonali e aree per la sosta. La scelta delle alberature cadde soprattutto su specie sempreverdi, come era consueto in quel periodo. Il nuovo sanatorio venne inaugurato nel 1937 e due anni dopo furono completati gli ultimi lavori.
Dopo la seconda guerra mondiale, in conseguenza delle nuove e più efficaci cure contro la tubercolosi, la struttura iniziò a cambiare destinazione, assumendo gradualmente la funzione di complesso ospedaliero. Per soddisfare le esigenze della città nel 1973 fu deciso il trasferimento di alcuni reparti dell’ospedale di Forlì, intitolato al celebre medico e patologo forlivese Giovan Battista Morgagni (1682-1771), dal centro cittadino ai padiglioni dell’ex sanatorio, dando forma al nuovo ospedale che venne intitolato anche a Luigi Pierantoni, medico e patriota antifascista, una delle vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944, a cui è dedicato anche un cippo presente nel giardino. Con la nuova destinazione anche i tre padiglioni cambiarono intitolazione: il padiglione infantile (la nave) fu dedicato al medico, biologo e naturalista Antonio Vallisneri (1661-1730), il padiglione adulti (l’aereo) ad Antonio Maria Valsalva (1666-1723), allievo di Marcello Malpighi e maestro di Giovan Battista Morgagni, mentre la colonia post-sanatoriale (il carro armato) fu intitolata alla memoria del presidente cileno Salvador Allende (1908-1973), laureato in medicina.
Alla fine del secolo scorso l’USL di Forlì, per poter disporre di spazi più adeguati e di strutture e tecnologie più moderne ed efficienti, ha deliberato la costruzione tra i tre padiglioni originari, in posizione centrale rispetto all’area dell’ex sanatorio, di un nuovo imponente edificio destinato a ospitare tutto l’Ospedale “G.B Morgagni”. Nel 2004 è stato inaugurato il nuovo Presidio Ospedaliero “G.B. Morgagni - L. Pierantoni, nel quale hanno trovato posto tutte le unità operative del vecchio ospedale e che oggi rappresenta una struttura d’avanguardia nel panorama ospedaliero nazionale e internazionale.